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17/08/2008

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DRAGUT E LA "CHIANCA AMARA"

Clicca per Ingrandire Anche se il viceré di Napoli don Pedro di Toledo si era prodigato nel far costruire, nei luoghi più esposti al pericolo, baluardi di avvistamento e di difesa, le minacce dei Saraceni si fecero sentire nella prima metà del millecinquecento su tutte le coste del Gargano con repentini attacchi a sorpresa. Fu così che il 15 luglio 1554 Vieste fu espugnata dal corsaro Dragut, giunto con settanta galee.

Pompeo Sarnelli registrò l’evento: «In sette giorni (Vieste) fu presa, messa a sacco, e privata di settemila abitanti, fra schiavi e morti». Il dato è sicuramente esagerato, comunque il numero dei viestani fatti prigionieri fu molto elevato, se l’eco del saccheggio arrivò persino in Vaticano. Vicino alla Cattedrale di Vieste si trova ancora il masso, denominato «Chianca amara» (pietra amara), dove Dragut avrebbe fatto decapitare tremila viestani.

Quando nel luglio 1554 la sua flotta si presentò all’improvviso di fronte all’isolotto di Sant’Eufemia dove ha sede il Faro, i cittadini si rifugiarono entro le mura fortificate. L’assedio durò sette giorni e, forse, la città non sarebbe mai caduta se il canonico Nerbis non avesse patteggiato la resa. Non appena le porte della città furono aperte, i turchi saccheggiarono case e chiese, torturarono e trucidarono moltissime persone, tra cui donne, bambini e anziani. La Chianca rosseggiò orribilmente di sangue, che fluì nelle vie cittadine. Mentre i giovani validi d’ambo i sessi venivano portati in catene sulle navi per poi essere venduti come schiavi, il feroce Rais ordinò di incendiare la città.

Chi era Dragut? Originario dell’Anatolia (Turchia), fu uno dei pochi pirati d’origine musulmana, poiché gli altri erano cristiani rinnegati. Da giovane aveva cominciato a “correre” i mari come luogotenente del Barbarossa (Kair ad-Din, che abbiamo conosciuto nella puntata precedente; ndr).

Nel 1551 divenne un corsaro alle dipendenze di Solimano II il Magnifico. Gli fu affidata la flotta della Mezzaluna con l’incarico di Rais e meritò l’appellativo di “Spada snudata dell’Islam”. Ogni battaglia era per lui un’opera meritoria per il Paradiso. Successe al Barbarossa, diventando il capo indiscusso della marineria turca.

Teresa Maria Rauzino

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