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10/08/2008

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FOLK BAGNATO, FOLK FORTUNATO

Clicca per Ingrandire Il Festival di Carpino chiude sotto un temporale che ha rovinato un po’ il concerto di Teresa De Sio e la festa. “Rovinato”? E perché rovinato! Quando dopo otto giorni di semina ti arriva una scrosciata d’acqua, quanto hai deposto nel terreno di coltura ha tutte le probabilità di germogliare a tempo debito e fruttificare, meglio e di più. Mettiamola così, senza parlare di delusione, come ha fatto qualcuno, o aspettative finali mancate, come qualche altro avrà pensato. Personalmente siamo sempre della corrente di pensiero del “bicchiere mezzo pieno”, il mezzo vuoto non lo vediamo proprio. Teresa, e con lei il Carpino Folk Festival, avranno tutto il tempo di rifarsi, la De Sio è donna sensibile e per niente “diva”, lo dimostrano le sue sporadiche apparizioni televisive. E’ donna “fattizia”, si dice da queste parti, e non fa sorprese.

E poi, perché rammaricarsi - se qualcuno sia caduto in questo errore - di due ore non andate come tutti si attendevano, quando ce ne sono state tantissime altre che hanno denunciato la vitalità di una manifestazione, l’ESSERE e non solo l’APPARIRE di una organizzazione, la pregnanza di un “raduno” che non ha avuto un attimo di sosta (ne siamo diretti testimoni, avendo piacevolmente dovuto star dietro a una valanga di comunicati-stampa e veline di ogni tipo!), il turgore vitale di una convention che quest’anno, a nostro modesto parere, ha dimostrato ‘in toto’ la capacità di rompere gli argini e tracimare nei cuori e nelle menti non solo degli aficionados.

Altro che bicchiere mezzo pieno… al bicchiere è mancato solamente il colletto!

Dilungarsi sulla distribuzione dei “bravo” a chi ha pensato a costruire un prototipo silenzioso ma già dirompente, sin dall’inizio, diventato col tempo e le edizioni una rombante “formulauno” da competizione, lo riteniamo riduttivo. Non ci sono “bravo” che tengano nei confronti di giovani uomini e anziani ragazzi, di pensatori e produttori d’idee, di geniali animatori e costruttori di formidabili “apripista” che non lasciano nulla al caso e si battono per giuste “battaglie” e campagne promozionali atte a non lasciar morire, anzi a rinverdire, ciò che definiscono patrimonio immateriale. Non ci sono complimenti e congratulazioni che bastino per una “tribù” che ha fatto della tenacia e dell’amore per la propria terra l’arma vincente di una guerra allargata e finalizzata al recupero vitale di “pietre fondanti” a dimostrare che il “futuro” si costruisce soltanto se esiste un “passato” al quale il “presente” faccia da trampolino di lancio.

Inutile pertanto ricordare i Basile, i Trezza, i Castelluccia, i Piccininno, i Maccarone, i loro ospiti e l’intera stratosferica “genìa” che costituisce il Festival. Ormai non sono più pezzi a se stanti, intercambiabili quanto si voglia, di una complessa struttura, ma la “struttura”stessa, non più i cingoli o le ruote dentate o la torretta di un carro armato, ma il carro armato medesimo, che punta avanti deciso, non conoscendo ostacoli, superando pantani di freddezza e paludi d’indifferenza, gattopardesche “macchie” d’insensibilità e impotenti, alla lunga, freni e pseudoastuti quanto inutili dragaggi volti a sminuirne potenza e valore.

Morto un re se ne fa un altro, suol dirsi. Conclusa la 13.ma edizione si pensa già alla 14.ma. E deve essere così, dovrà sempre essere così. Le “cose belle” non hanno termine quando sono “veramente belle”. Altri, non sicuramente noi, parleranno della 140.ma edizione, e - forse - diranno le stesse cose che stiamo scrivendo o - forse - tratteranno del Folk Festival con toni più trionfalistici, perché - ce lo auguriamo - la manifestazione sarà diventata un evento europeo se non addirittura internazionale.

Il latino “ad majora” ci sta bene, a questo punto, ci va a fagiolo, in quanto il CFF non può che migliorare e migliorarsi. L’acqua a catinelle della chiusura solo il contadino sa quanto faccia bene!

Piero Giannini

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 10/08/2008 -- 22:22:13 -- antonio

Questa volta direttore mi permetterai di dirti un sincero grazie. So che adesso seguirà la tua email di protesta per grazie non dovuti ecc.ecc, ma dopo 9 giorni intensi come quelli passati e preceduti da almeno due mesi di tensioni, ricevere questa tua è molto gratificante, significa per la nostra giovane associazione che non si semina solo, ma qualche volta si raccoglie anche. Non ci aspettiamo complimenti ormai ci siamo abituati, ma quando dopo che tutti sentono il bisogno di dirci cosa fare e come farlo, ricevere la tua che ci dice di essere sulla strada giusta è molto affrancante. Un solo rammarico non averti conosciuto di persona la giornata della tavola rotonda, ma sono sicuro che presto capiterà. ciao piero

 
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