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09/08/2008

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CARPINO FOLK FESTIVAL 2008: CHIUSURA COL BOTTO!

Clicca per Ingrandire Fin dagli anni Settanta, Teresa de Sio, che faceva, all'epoca parte del gruppo Musicanova insieme a Eugenio Bennato, Carlo d'Angiņ e Robert Fix, si č recato pił volte a Carpino per documentare Andrea Sacco, Rocco Antonio Sacco, Rocco Di Mauro, Antonio Maccarone e Antonio Piccinino e altri depositari della musica tradizionale carpinese. Di recente proprio a Teresa de Sio si deve l'opera teatral-musicale "CRAJ", ideata, diretta e scritta in collaborazione con Giovanni Lindo Ferretti, in cui, oltre a Uccio Aloisi e allo scomparso Matteo Salvatore, sono proprio i Cantori di Carpino e il canto alla carpinese i maggiori protagonisti dell'opera divenuta poi Film.

Proprio a Teresa de Sio il Carpino Folk Festival quest’anno si č rivolta per affidarle il concerto della serata conclusiva dell'edizione 2008 quando insieme ai Cantori di Carpino faranno vibrare l'aria in un modo del tutto particolare quando, celebrando la tarantella alla Carpinese e inebriando pubblico e interpreti con amore e follie, ripercorreranno una dopo l'altra, le fasi dell'idillio amoroso.

TERESA DE SIO E LA SUA ESTATE DI "Sacco e Fuoco" = Un grande fermento di creativitą ha accolto l'uscita del nuovo CD "SACCO E FUOCO", un successo di pubblico e critica per la celebre cantautrice napoletana che č entrata nella cinquina dei 5 migliori dischi dell'anno secondo il prestigioso Club Tenco e ha ricevuto il primo premio degli "Impedibili" di Bielle dell'inverno 2007.

Tutti i festival che nel 2007 hanno ospitato la produzione live di TERESA DE SIO hanno costatato la potenza dello spettacolo assistendo a rinnovati favori del pubblico e sull'onda di quel riscontro parte la nuova produzione estiva che avrą inizio ai primi di luglio fino a metą settembre 2008 con arrangiamenti potenti e graffianti, e con una sorprendente e ritrovata energia vitale. Il progetto č ponte ideale tra la musica tradizionale e le nuove sonoritą acustiche, un passaggio ideale per una maggiore conoscenza delle musiche del mondo, delle diverse culture, della continua commistione di generi e suoni.

Tutto ciņ nel momento di maggiore evoluzione del suono folk, sia quello puro di tradizione che quello di contaminazione, portatori entrambi di un meraviglioso bagaglio fatto di musiche, strumenti, stili e suggestioni ineguagliabili. Come dice la De Sio: "Il folk č il rock del popolo!"

Teresa De Sio, lontana anni luce dal presenzialismo televisivo, presenterą i brani tratti dal nuovo cd, accompagnata da Max Rosati (chitarre), Mario Guarini (basso), Don Peppino De Trizio (mandolino), Her (violino), Upapadia (percussioni e voce), Vito De Lorenzi (batteria e tammorra). Oltre alle canzoni di "Sacco e Fuoco" ci saranno 2 nuovi inediti, una sorprendente versione di "Tammurriata Nera" e la versione di "O Paraviso 'n Terra", scritto dalla De Sio per "Uno", il nuovo album di Raiz.

I CANTORI DI CARPINO, gli unici grandi maestri della tarantella = Grazie alla loro memoria non si sono perse nel tempo quelle tradizioni che hanno reso Carpino il punto di riferimento della musica popolare italiana. Le fortunate collaborazioni con Eugenio Bennato, Teresa de Sio, Giovanni Lindo Ferretti e altri, ha portato loro, e soprattutto la loro musica, alla ribalta, riscoprendone e valorizzandone le portentose caratteristiche. Sicuramente i decani della musica italiana: i "Buena vista social club" garganici, capaci, ultraottantenni, di portare le loro note, la loro arte, la loro inventiva, fatta di ritmi trascinanti e melodie struggenti, in giro per la nostra penisola, di concerto in concerto. Mille anni di musica che risuonano sulle corde della chitarra battente.

Chi ha la fortuna di ascoltare i "Cantori di Carpino", entra in un circuito magico, primordiale. Ti senti proiettato in un mondo scomparso, ma che senti rivivere in te, in una sorta di metempsicosi che ti fa ritornare quello che forse un tempo, in un'altra vita, sei stato. Ritmi mediterranei, sonetti provenzali, suggestive serenate, tenere ninne nanne, lo struggente "planctus Mariae" del giovedģ santo, ti riportano in un mondo agreste, in quel "Gargano segreto" cantato da Pasquale Soccio.

Un mondo sconosciuto, ma vivo nel cuore, se ti ritorna alla mente e ti spinge a quello che non avresti mai pensato di fare nella quotidianitą di un tuo giorno. Accade che inizi a ritmare, e poi a ballare le tarantelle del Gargano, trascinato dal suono della chitarra battente, del tamburello e delle nacchere. I Due "vetusti cantori", Antonio Piccininno e Antonio Maccarone, come i "mistici pastori" descritti dal Tancredi in "Folklore Garganico", ispirano un innato senso di rispetto verso la saggezza antica del tuo popolo, come gli antichi aedi dell'Iliade o dell'Odissea.

Tarantella, danza che inebria i suoi interpreti, nutrendoli d'amore e follia. Ballo che si agita su melodie duende cariche di straordinaria tensione, e ripercorre una ad una le fasi dell'idillio amoroso. L'uomo che corteggia e tenta di sedurre la donna; i due che s'abbandonano al proprio amore; ed infine, la donna che corteggia l'uomo per paura di perderlo. Suoni antichi, viscerali, che traggono origine dai ritmi della vita di paese, legata alla natura, al lavoro dei campi. infatti, nella sua purezza e spontaneitą, incarna con ancestrale sapienza, le forme di poesia e di canto che oggi come ieri, risuonano nelle serenate sussurrate durante le ore pił quiete della sera, in giro per il paese.
"La Tarantella del Gargano" č uno spettacolo prezioso, che contiene un vasto repertorio di sonetti, ossia canzoni d'amore, eseguite su un ritmo di tarantella lenta. Nel live set si ritrovano i vari generi di tarantella tipici della zona del Gargano. Dalla "Montanara", eseguita in tonalitą minore, alla "Rodianella" squillante in tonalitą maggiore, per finire alla "Viestasana". L'esecuzione dei Cantori, s'impone all'attenzione degli ascoltatori per il suo carattere estemporaneo, che lascia trasparire come questi canti sgorghino naturalmente dalla vita di campagna, nutrendosi della sua ritualitą.

Questa musica pur conservando l'essenza delle sue antiche radici, riesce anche a manifestare un incredibile carattere contemporaneo. Allo spettacolo, oltre al duo di ottuagenari, collaborano cinque giovani musicisti Carpinesi, che tutt'ora accompagnano i loro "nonni" in giro per il mondo infatti l'eco e la diffusione internazionale che questa musica antica ed i suoi grandi interpreti, hanno riscosso negli ultimi anni, ha prodotto un effetto di fascinazione sulle giovani generazioni. Come mai, prima d'ora, i ragazzi hanno iniziato a coltivare un profondo interesse per la musica dei loro avi ed a tributare un sincero riconoscimento ai grandi maestri della tradizione.

L'etą dei componenti di questo gruppo č garanzia di originalitą della loro musica, veramente tradizionale. Non Folclorismo, ma testimonianza autentica di un patrimonio di cui sono gli ultimi interpreti. La loro canzone pił celebre: «Garofano d'ammore», che ha dato il titolo ad un lp di Eugenio Bennato, frutto di un lungo lavoro di ricerca sul territorio pugliese, č un esempio della forma del canto tradizionale carpinese: il sonetto, che rientra nel modello dello strambotto meridionale.

La parte centrale dell'intera esecuzione, detta Canzone, rappresenta la serenata vera e propria e si avvale di un'ampia libertą vocale consentita dalle particolari tonalitą della chitarra battente. E' questo uno strumento tipico dell'area meridionale di cui Carpino era uno dei centri di produzione. Andrea Sacco era l'ultimo possessore di una chitarra battente qui costruita nel 1924 da Francesco Paolo Cozzola, detto Fascianeddė, artigiano di Carpino. «Costava venticinque lire - racconta Andrea Sacco - e la pagai con i soldi delle serenate. Il mio strumento č fatto di legno di ciliegio, noce e faggio, con cinque corde e la buca coperta da una pergamena».

I Cantori di Carpino, pur non essendo considerati dei professionisti, all'occorrenza si riuniscono per prestare la loro opera anche per le semplici serenate e le feste di paese. Per l'autenticitą e il valore culturale del loro lavoro sono stati avvicinati, fin dagli anni '50, da studiosi di tradizioni popolari. Che hanno iniziato un lavoro di approfondimento dei contenuti e dello stile di alcune forme musicali Garganiche. "Ma la gente di Milano ancora tutt'oggi crede che si tratti di Gospels americano e non di canti del Gargano".
Oggi il Gruppo dei Cantori di Carpino č costituito da giovani accompagnati ancora dagli anziani Antonio Piccininno e Antonio Maccarone. Nello specifico l'attuale formazione č composta da:
Antonio Piccininno Classe 1916 (Voce e Castagnole) - Antonio Maccarone Classe 1920 (Voce e Chitarra Francese) - Michele Basanisi Classe 1941 (Chitarra Francese) - Giuseppe Draicchio Classe 1951 (Tamburello e Ballo) - Antonio Rignanese (chitarra battente) - Nicola Gentile (Tamburello e chitarra Battente) - Giuseppe Di Mauro (Chitarra Acustica) - Marco Di Mauro (Chitarra Acustica e Chitarra Battente. A cui si aggiungono: Mimma Gallo (Voce solista e ballo) - Antonella Caputo (Voce solista e ballo) - Roberto Mennona (Tamburello e chitarra Battente) - Antonio Manzo (Tamburello).
La palestra strumentale e canora dei cantori carpinesi č stata la serenata: il rito un tempo molto usato e di grande importanza socio-culturale che richiedeva l'omaggio musicale, l'inventiva poetica nella composizione di testi ex novo o nell'adattamento dei canti esistenti e una buona capacitą tecnica strumentale. La serenata di Carpino č una composizione vocale-strumentale, a struttura semplice e carattere popolare, che secondo un'antica usanza veniva eseguita di sera o di notte sotto le finestre della propria bella per corteggiare e per manifestarle i proprī sentimenti e/o per rendere pubblico un rapporto di fidanzamento, che in una comunitą maschile come quella carpinese dei decenni scorsi aveva anche l'ulteriore funzione di consentire il controllo sociale del rapporto da parte della comunitą.

A Carpino la composizione della serenata comprendeva oltre quattro sonetti che talvolta andavano anche oltre i dieci. Il tipico organico strumentale era costituito da chitarra battente, chitarra francese, castagnole e tamburello. Nello specifico il repertorio era frequentemente iniziato dal sunettė con cui si chiedeva licėnzė a cantare e finiva con il sunettė della bonasėrė. «Una volta - racconta Antonio Maccarone - facemmo una serenata "senza permesso" a una ragazza con la quale c'era un amoreggiamento appena accennato e la reazione del padre fu molto vigorosa. Ci insultņ e i suoi familiari a fatica lo trattennero dal venirci a dare lui una suonata a noi…»

Pochi sanno che la parte centrale della serenata di Carpino č costituita dalla Canzonė che nulla ha in comune con lo stile vocale e musicale dei sunettė, ossia con la mundanara, la rodianella e la vestesana. La Canzonė infatti č costituita da un brano lirico come testo e di stile vocale modale, con sillabe che corrispondono anche a parecchie note cantate, molto ornato, ritmicamente molto libero e con una emissione vocale spesso forzata e tesa nel registro dell'acuto. La sua esecuzione veniva musicata dalla sola chitarra battente che nell'occasione non viene battuta ma pizzicata.

L'origine secondo Maccarone Michelantonio de "l'area della canzonė che noi portavamo alle fidanzate di notte deriva dai canti della processione del Venerdi Santo, ma di parole diverse, d'amore, che per noi che eravamo cattolici e credenti in chi c'era una stima era come dire amatevi come fratelli". Proprio la difficoltą dello stile vocale č stata probabilmente la causa della scomparsa di quasi tutte le Canzoni, infatti il salto di una/due generazione nella trasmissione orale ha fatto si che i depositari diventassero sempre pił anziani e sempre meno portati a questo tipo di canto, oggi praticamente non esiste nessun cantore di tradizione che la esegue. Una delle poche Canzonė pervenuta a noi ha come incipit "Di primė amorė ti venė a salutą".

“Di primė amorė ti venė a salutą / di novė ammantė bellė stativ'a sintirė / sė c'ha lu piacerė ti vole sentirė / dalli nu ventė che po' 'ddą jģ a navėgą / questa barchettė dall'portė avev'ascģ / quannė p'nnantė a vui ven'a passą / falli nu segnė d'amorė mittėtė a rirė”.

Antonio Basile

 Uff. Stampa Ass. Culturale Carpino Folk Festival

 

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