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07/08/2008

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“E adesso… facciamo treppo!”

Clicca per Ingrandire Divulgatore di storie in versi talvolta scritte da lui stesso, erede dell’arte degli antichi menestrelli medievali, il cantastorie è l'animatore di fiere e feste popolari. “Pronto, signori, pronto pronto... venite un po’ avanti ragazzi, venite un po’ avanti che passano le macchine, venite pure avanti. Pronto, signori iniziamo con un valzerino, fisarmonica e clarino, dopo faremo sentire anche l’ocarina, ci sono tanti articoli belli, sapete che per la fiera ci vuol sempre qualche cosa, la fiera è bella quando si porta a casa un ricordo, si porta a casa un regalino, per i bambini, per la casa”.

Per gli studiosi è colui che rappresenta, all'interno delle categorie degli esecutori della musica popolare, il professionista e quindi necessariamente è il più innovativo della categoria impegnato a scambiare materiali fra livelli culturali differenti. Il cantastorie è un artista di strada che racconta, canta, suona, recita e commercia.

Spinto dal caso della vita e non per una scelta deliberata, il cantastorie ha una strada segnata dal destino, non ha scelta. Per fuggire dalle persecuzioni politiche, dalla miseria o dall'amore si mette in strada e si confonde con gli altri artisti ai margini della società: i suonatori ambulanti, i poeti popolare, i circensi e i ciarlatani, ma sempre con l'orgoglio di rappresentare i continuatori di un'antica tradizione artistica.

Gli osservatori sul campo del mondo cantastoriale sono concordi nel riconoscere alcune fasi tipiche dello spettacolo di questi artisti: la creazione del treppo… il treppo… l’imbonimento, la rottura. Il cantastorie, che esercita di norma il suo mestiere di mercato in mercato e di fiera in fiera, deve innanzi tutto trovare il modo di procurarsi un pubblico (nel gergo, «fare treppo»). Le azioni per raggiungere lo scopo possono essere molteplici: a volte basta piazzare lo strumento, e attendere che la gente, incuriosita, vi si fermi attorno; altre volte il cantastorie inizia a raccontare o, ancora meglio, a suonare, magari vestito di un abbigliamento originale.

Ogni cantastoria ha il suo modo di fare il treppo. Una volta radunata la gente, comincia lo spettacolo vero e proprio, che si costituisce di narrazione e canto, ma con un occhio sempre rivolto al pubblico affinchè si trattenga per tutto lo spettacolo. Il repertorio cantastoriale è molto diverso dagli altri repertori riscontrati nel canto monodico d’interesse etnomusicologico proprio perché nasce e si sviluppa permotivi professionali, essendo l’unico esempio della musica di consumo nel mondo popolare.

Per questo l’imbonimento riveste un’importanza strategica fondamentale all’interno dello spettacolo. L’imbonimento è l’arte di sedurre gli spettatori attraverso tecniche accorte (anche se imparate dalla pratica vita di strada e non da una scuola teatrale organizzata) per indurli ad ascoltare e ad acquistare. Il momento clou dello spettacolo del cantastorie è la rottura, quando, verso la fine dell’esibizione, il cerchio di spettatori è invitato a stringersi, grazie a nuovi stratagemmi di piazza elaborati dal cantastorie di modo da attuare la questua finale o la vendita e quindi poi congedarsi.

Tra i cantastorie si autocollocano Otello Profazio e Tunino Zurlo entrambi ospiti del Carpino Folk Festival 2008.

OTELLO PROFAZIO - “Il Sud è ‘nu paese bello assai: il sole è caldo, e non si fredda mai. Il mare è azzurro verde sperlucente qui non si vide mai roba inquinante. Siamo genti felici e stracontente: non abbiamo bisogno mai di niente! Qua si campa d’aria”!!
Otello Profazio, memoria storica ed enciclopedia vivente dell’etnoantropologia musicale del Sud, è considerato, anche dai suoi colleghi, il “Principe dei cantastorie”. Fin da giovane ha sentito prorompente il bisogno, diventato poi necessità, impegno civile, di raccogliere e divulgare il patrimonio etnomusicale del Sud; di tutto il Sud e non solamente della Calabria (dove è nato) o della Sicilia (di cui è considerato, a ragione, degno rappresentante).

In oltre 40 anni di attività e ricerca ha scritto, scovato e riscritto innumerevoli canti e documenti canori che ha catalogato per temi e che costituiscono il suo archivio personale. Moltissime le canzoni pubblicate in numerosissimi dischi dove reinterpreta la storia del Sud, o meglio, ne canta la controstoria!Tutte le sue canzoni, anche quelle che al primo ascolto potrebbero sembrare “allegre”, “leggere”, o "scandalose", sono canti di protesta, di lotta “poetica”, di analisi critica della realtà sociale, espressi con l’uso della satira, arma molto pericolosa nelle sue mani, contro i potenti, quelli “che avrebbero dovuto fare” per il Sud e “non hanno fatto”!

Vale la pena ricordare almeno “Qua si campa d’aria”, il cui omonimo Lp gli ha ottenuto il disco d’oro per aver venduto più di un milione di copie, primato mai raggiunto per un’opera cantastoriale; in questa canzone, i versi, macigni scagliati contro i potenti, costituiscono un alto contributo civile alle “Questioni meridionali”! Otello non vuole cambiare il mondo con le sue opere (non potrebbe!): il suo unico intento è di riuscire a far riflettere chi ascolta; indurre ad una presa di coscienza e quindi ad una scelta di campo, senza ipocrisia o interessi privati.

TONINO ZURLO e i MOTACUNTU - Tonino Zurlo è uno straordinario cantastorie e poeta popolare di Ostuni (Br), città in cui è nato nel gennaio del 1946. Si è sempre occupato di restauro e antiquariato. All’età di 25 anni inizia a suonare la chitarra, improvvisando i brani musicali secondo la sua filosofia: “Non è importante il ritmo del metronomo, ma quello del cuore”.

Oramai in attività da oltre trent'anni, Tonino inventa canzoni per ‘un mondo diverso’, in cui l’anima dell’uomo, la sua coscienza profonda possano tornare a guidare i suoi gesti.
Osannato da artisti importanti (tra cui Moni Ovadia e Giovanna Marini) ha pubblicato nel 2003 con il “Circolo Gianni Bosio” di Roma e le edizioni musicali Il Manifesto il cd “Jata Viende” (Soffia Vento).

Fra la tradizione letteraria dialettale pugliese, la musica popolare orale, e le sue originali intuizioni sull’essenza della natura umana e sull’assurdità del nostro tempo presente, le composizioni di Tonino Zurlo sono uno squarcio di umanità rivolto all’Uomo contemporaneo in cerca delle proprie radici e di un vivere maggiormente autentico. Il nuovo lavoro discografico di Tonino Zurlo “Nuzzole e Pparolu” (Semi e Parole), Anima Mundi Edizioni, (Giugno 2007) si propone di farci riflettere sul potere insito nelle parole che pronunciamo, dalle quali come dei semi può germogliare una forza vitale, a condizione però che esse siano espressione di sincerità e trovino nell’interlocutore un altrettanto ascolto autentico.

”Così come il seme per trasformarsi cerca la terra, allo stesso modo la parola cerca il cuore per cambiare. Affinché questo mondo cambi, e’ necessario che le parole ci escano dal cuore. Quando una parola esce dal cuore molte cose può cambiare e questo mondo allora può trasformarsi.”

Amedeo Trezza

 Uff. Stampa Ass. Culturale “Carpino Folk Festival”

 

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