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30/07/2008

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VICO IN PALCOSCENICO

Clicca per Ingrandire “Torniamo a proporre il Teatro Civile Festival, con la convinzione di compiere un percorso scomodo ma necessario, nel tentativo di ridare senso al contenitore - lo spazio e il tempo extra quotidiano della festa - e al suo contenuto - le opere teatrali che andiamo ad accogliere”.

Così Mariateresa Surianello, direttrice artistica del Teatro Civile Festival, che aggiunge: “Lavoriamo nella consapevolezza di operare in un territorio poco frequentato da artisti legati a processi produttivi indipendenti e non omologati sui criteri del grande evento commerciale. Se a livello nazionale si dibatte sulla crisi del formato festival, noi dal Gargano, dalla Puglia, dal Sud d'Italia proviamo a rilanciarlo, con l'impegno di Legambiente, e a farne zona di aggregazione e di collegamento verso destinazioni non pacificanti, verso quegli approdi che scuotono le coscienze”.

Si è cominciato ieri 29 alle 19 in piazza San Domenico a Vico del gargano con “Cheja celen”, gruppo di danza delle ragazze Rom del campo di via Cesare Lombroso a Roma, un primo momento estremamente suggestivo e con la rappresentazione di uno strumento, la danza, che riesce a far superare le divisione interne al campo tra i vari nuclei familiari e gli attriti tra le famiglie. Alle 20,30 è andata in scena la prima regionale “La turnàta”, a largo del Conte, storie di emigrazione italiana negli anni ’60 e ’70. La serata s’è chiusa alle 22 all'Anfiteatro Hintermann, con il comic noir “Crepa”.

Oggi, 30, alle 20,30, verrà proposto “Gli occhi di Piero”, storia di Piero Bruno, un ragazzo degli anni ’70. Alle 22 la prima nazionale “Angolo somma zero”, il racconto di dure lotte silenziose per le malattie. Brindisi come Taranto come Manfredonia, il triangolo isoscele i cui angoli fanno somma zero: non si vede, non esiste. Si andrà avanti fino al 6 agosto con altre prime nazionali e regionali.

LE SCHEDE ARTISTICHE

Gli occhi di Piero (prima regionale) - Storia di Piero Bruno, un ragazzo degli anni ’70 di Massimiliano Coccia e Fabrizio Giannini, con Fabrizio Giannini, regia Marco Simeoli, musiche Lorenzo Marsili e Luigi Pulcinelli

Lo spettacolo, tratto dal libro omonimo di Massimiliano Coccia, ricorda i fatti del novembre del 1975, quando, durante un corteo per il riconoscimento della Repubblica Popolare dell'Angola, venne ucciso dalle forze dell'ordine Piero Bruno, giovane studente dell'ITIS "G. Armellini" di Roma e militante di Lotta Continua. La vicenda viene narrata da Alfredo, portiere di un palazzo in Via Ludovico Muratori, la strada in cui avvenne l'uccisione. Ma Alfredo è anche la memoria di Gustavo, suo padre, portiere all'epoca dei fatti. L'io narrante dunque si sdoppia nel ricordo e nella trasmissione da padre in figlio, trovando una duplice espressione nell'intensa interpretazione di Fabrizio Giannini. Alla storia di questo ragazzo, vittima di tutti i tempi e di tutti i tiranni, fa da sfondo l'Italia degli anni '70 con la sua cronaca (la strage del Circeo, l'omicidio di Pasolini) e la sua musica. Lo spettacolo si avvale di contributi video dell'epoca, di una colonna sonora originale creata da Lorenzo Marsili e Luigi Pulcinelli (già arrangiatore dei "Tiromancino") e del contributo di molte canzoni degli anni ’70.

Anfiteatro Hintermann, ore 22

Angolo somma zero (prima assoluta) di e con Alessandro Langiu, musiche originali eseguite dal vivo da Peppe Voltarelli

Un fioraio e un musicista specializzati in matrimoni e feste, parlano tra loro. Conoscendosi raccontano il mondo che li circonda. Storie di operai tangheri, che passano da una tangheria all'altoforno. O di bambini, nipoti, che credono che l'omino d'acciaio sia un super eroe, sbarcato da Marte. I viaggi sulla statale Taranto-Brindisi sono per lavoro. A Brindisi c'è Franco che vende vasi di plastica, e apre il negozio in pantaloni e camicia quando deve andare in tribunale. Tre città, tre luoghi, Manfredonia - Brindisi -Taranto. Quest'ultimi due sono i massimi inquinanti italiani e tra più importanti d'Europa. Sotto il cielo delle bonifiche non fatte, l'elenco delle morti dirette e indirette del lavoro sono alle stelle. Un registro fatto di persone isolate dalla comunità e ignorate dai più. Storie dure di lotte silenziose per le malattie. Brindisi come Taranto come Manfredonia, il triangolo isoscele i cui angoli fanno somma zero: non si vede, non esiste.

 ildiariomontanaro.it

 

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