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28/07/2008

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“E TU… DOVE VAI A BALLARE?”

Clicca per Ingrandire Infilarsi in una diatriba, anche se dai toni abbastanza soft (all’esterno almeno, bisogna vedere poi dentro ciascuno dei “contendenti” cosa si sia sviluppato!), fa sempre presenzialismo ... Eccolo, guardalo lì, ti pareva non dovesse dire la sua? … Ti sembra già di sentirli, i signorini SOTTUTTO.
Però, ditemi voi, come si fa a restarsene al di fuori quando il lancio di una aperta denuncia va a toccare la suscettibilità (o sensibilità, scegliete come vi pare) di qualcuno che, investito di autorità, sbraita - a denti stretti per non dare a vedere e non sputare il veleno che mastica - che quella denuncia fa male al paese, alla città, alla provincia, alla regione, al sud, all’Italia?

Oltremodo facile l’accostamento all’abusata citazione “tattica dello struzzo”, quanto altrettanto agevole il ricorso ad accomunare il silenzio all’omertà (e da qui all’associazione esterna di stampo mafioso il passo è breve come lo sputo di un bambino). Per cui diventa difficoltoso, in tale situazione di stallo, prendere le distanze dalle due posizioni e trovare “in medio” la “virtus”. Forse dibattendo entrambe le posizioni si potrebbe raggiungere la pace della “mediocrità”, intesa come condizione mediana. E allora, cosa dire dell’una e dell’altra?

Onestamente… è difficile, non avendone in simpatia l’uno a discapito dell’altro, e per una valanga di motivazioni, non ultime quelle affettive (l’ottimo Michele - stiamo parlando di Caparezza, se non l’aveste capito - è nato nel nostro stesso luogo, mentre il buon Nicola - stiamo riferendoci al commissario dauno dell’Apt e neo-assessore alla Provincia, se non l’aveste capito - si dimostra estimatore delle nostre fatiche) o quelle strettamente professionali (apprezziamo entrambi gli impegni, sia del buon Michele sia dell’ottimo Nicola) o quelle puramente genetiche (Michele denuncia nel tentativo di farci vivere meglio, perché il suo dna lo porta a esprimersi così; Nicola smorza nel tentativo di non creare un alone di drammaticità intorno a una malandata regione, nel suo caso provincia, che s’è affidata al turismo abbandonando malauguratamente gli antichi mestieri).

Tutti e tre i generi di motivazione sono validi, con una leggerissima differenza fra le due situazioni comportamentali, tanto leggera da diventare macroscopica: ciascuno dei due “contendenti” fa il suo mestiere, soltanto che il primo (il dissacrante Michele) difende la personale posizione infilandosi nella corazza dell’artista, mentre il secondo (l’esuberante Nicola) veste gli abiti del politico. E se l’artista ha tutto il diritto di sollevare casi e situazioni, anche le più sconcertanti, il politico… bè (visto che piano piano ci siamo arrivati al nodo dolente?) deve saper mediare.

Nella circostanza non ci sembra che l’assessore-commissario Vascello, di cui apprezziamo sin da tempi non sospetti vulcanicità e “voglia” di fare bene e produrre meglio, abbia fatto ricorso a questa strategia. Lo dichiariamo in tutta serenità e debordante trasparenza: s’è gettato, lancia in resta, in dichiarazioni, in parte “rimangiate”, poco - come dire - andreottiane, non ragionando e soffermandosi sulle eventuali conseguenze.

Eppure continuiamo, se non proprio a giustificarlo, almeno a comprenderne le ragioni. Nicola Vascello, esponendosi come si è esposto, era all’oscuro di quanto séguito avesse il “fenomeno Caparezza”, ci metteremmo la mano sul fuoco. E questa è una manchevolezza che a un politico dovrebbe fare difetto: sapere cosa ti accade intorno, a qualunque area appartenga, è un ottimo termometro per misurare il polso del popolo (elettore).

Siamo infatti fermamente convinti che se il commissario-assessore fosse stato informato di quale accettazione gode l’artista fra le ultime generazioni (e non solo, noi di… una certa età ne abbiamo postato subito il video su questo sito, a esempio), non si sarebbe dato la zappa sui piedi, limitandosi a una dichiarazione più soft, che di sicuro avrà rimuginato ma solo quando il putiferio gli è scoppiato intorno, facendo oltretutto il gioco dell’avversario, uno dei cui cd si chiama appunto “Le dimensioni del mio caos”.

Ma il simpatico Vascello è un… giovane che deve farsi ancora le ossa (ce ne vuole prima di arrivare ad Andreotti, che avrà tutti i difetti di questo mondo ma in quanto a diplomazia non lo frega nessuno!) e poi solo chi non agisce non sbaglia. Quindi ora diventa importante che faccia tesoro e la prossima volta, se dovesse capitargli un altro gruppo o un altro autore a lui ignoto, si vada a informare da chi sa guardarsi intorno, anzi cominci a circondarsi di una èquipe in cui ciascun componente sia esperto di un determinato settore dello scibile umano. Oppure, molto più semplicemente… si rivolga a noi!

PS – Poi, alla fin fine, la canzone di Michele “Caparezza” Salvemini, almeno nel titolo, è un autentico invito: “Vieni a ballare in Puglia”. (Mettiamola così!)

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