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27/07/2008

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IO “AMO” PESCHICI!

Clicca per Ingrandire Peschici, il paese delle arabeggianti cupole bianche ormai enumerabili sulle dita delle mani. Peschici, il paese di Romano Conversano e delle sue tele che fanno conoscere agli intellettuali un luogo incontaminato. Peschici, il paese delle contraddizioni: da un lato la morte lenta causata dallo scempio paesaggistico umano (abusivismo) e naturale (incendio), dall’altro la ferma volontà di non cadere in stato comatoso. Peschici, il paese che quando ti appare all’improvviso dopo la curva di Monte Pucci te ne innamori e non lo abbandoni più. Peschici, il paese che conosce il turismo come uno stupro, dopo secoli di isolamento. Peschici, il paese degli uomini che superano tale violenza gratuita e imparano a “conoscere” il turismo.

Peschici è tutto questo e a esso ti leghi indissolubilmente in un rapporto ondivago di odio-amore. La passione più sfrenata per i suoi “mangiari” e le sue donne, la sua storia millenaria e i suoi misteri, la sua nicchia ecologica e i suoi “amori” (che qui sta per “sapori intensi e afrodisiaci”), la possanza delle sue torri costiere e l’ingegneria artigiana dei suoi trabucchi; e la ripulsa del voler “apparire” a tutti i costi a scapito del più redditizio “essere” per cui abilità e capacità si smarriscono in labirinti di niente. Il trasporto più coinvolgente verso la saggezza dei suoi “vecchi fusti” e il rigetto di politiche che lasciano ai margini i “giovani virgulti”. L’innamoramento immediato per le sue consuetudini e tradizioni, e la negazione della inadeguatezza a perpetuarle. L’entusiasmo infantile di riempirsi le orecchie con vocaboli tipo “skazëkavazzë” (dichiaratamente slavo a individuare la “cavalletta”, innanzitutto, e di conserva le chiare origini etniche) e la mortificante sofferenza di sentirla chiamare, oggi, “cavallettë”.

Agli inizi della sua scoperta da parte di raffinati esteti la definirono “Montecarlo del Sud”. Mai stilema fu più appropriato in quanto a parallelismo strettamente geografico, però… eggià, però! Non molto si fece per imparare a portarla a quel livello, negandosene la potenziale possibilità e accontentandosi del “tutto, maledetto e subito”, atavico retaggio di secoli di fame, miseria ed emigrazione. Poi, la svolta, con l’affacciarsi e l’incedere del Terzo Millennio, anche se occorreranno un paio di generazioni agli attuali ritmi prima di assistere all’autentico e definitivo decollo. Basta poco, secondo noi. Sarà sufficiente affidarsi al suo innegabile fascino; alla magia che sprigionano le sue mura antiche se si entrerà nell’ordine d’idee di rispettarle, prima, esaltarle, poi, magnificarle, infine; all’incantesimo delle sue albe e dei suoi tramonti, entrambi godibili con lo sguardo attonito fisso sul mare, come trovarsi su un’isola; alla seduzione del magma di sentimenti che ancora albergano nei cromosomi della sua gente, solo apparentemente perduti ma tuttora pronti a gemmazioni improvvise quanto attese.

La propedeutica fase del tuo apprendistato è finita, Peschici. Ora ti attende un’autentica, attiva, producente professione di umiltà ed efficienza, essenzialità e funzionalità.

E ti ameremo di più!

P.G.

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 27/07/2008 -- 15:55:04 -- TERESA MARIA

Un "Grazie" a Piero Giannini, per questa stupenda testimonianza d'amore per la nostra terra. Strano destino, quello di Peschici. Tutti i forestieri che la vedono se ne innamorano. Scriveva Riccardo Bacchelli nel 1929: ««La maggior dolcezza della costiera è da Pèschici a Rodi, che si guardano di lontano, candide sulle loro due rupi alte al capo della spiaggia piena d'amenità. Peschici era il paese poverissimo, senz'acqua, affastellato sullo scoglio. La gente viveva in parte in caverne scavate dentro la roccia tenera. Ebbene, Pèschici ha nome d'essere il paese che dà le più belle ragazze del Gargano. E devon esser belle assai, giudicando da quel che ho potuto scorgere passando. Ornate di collane e orecchini maiuscoli di vecchia filigrana, velate col fazzoletto o collo scialle, laboriose e riposate, salde donne sono le garganiche; contente dei loro uomini, contenti questi di loro: gran principio di ordine e di civiltà».

-- 27/07/2008 -- 23:24:38 -- Domenico

Noi tutti dovremmo imparare ad amare la nostra Peschici quanto e più dell'amico P.G. che ne è un figlio adottivo. Grazie Piero per la tua dichiarazione d'amore ad una terra divenuta tua. Insegnaci a riscoprirne gli antichi sapori, le tradizioni e gli idiomi che la "modernità-a-tutti-i-costi" rischia di far scomparire!

 
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