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22/07/2008

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Prepariamoci diligentemente al Festival folk di Carpino: 8° appuntamento

Clicca per Ingrandire Federica Sacco, responsabile di "Salvalarte" per Legambiente: “Questo Patrimonio Culturale Immateriale, trasmesso di generazione in generazione, è ricreato costantemente dalle comunità e dai gruppi in funzione del loro contesto, della loro interazione con la natura e la loro storia e procura loro un sentimento di identità e di continuità, contribuendo così a promuovere il rispetto della diversità culturale e la creatività umana" (art. 2 della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale).

Il concetto fondamentale su cui soffermare la nostra attenzione è "di generazione in generazione". E’ questo infatti il problema principale che affligge la salvaguardia dei beni culturali immateriali.
Essere inseriti nella lista stilata dall'Unesco dei beni immateriali, infatti, non garantisce automaticamente l'immortalità a quelle tradizioni e a quelle conoscenze, se nessuno si occuperà di mantenerle vive e di trasmetterle nel tempo. Per quale motivo le nuove generazioni non riconoscono il senso di appartenenza a un territorio e non si curano di conservarne le tradizioni, riprodurre e ricreare quello che stiamo attualmente perdendo?

Inoltre questo patrimonio immateriale è custodito in massima parte nelle piccole realtà, proprio in quei piccoli comuni ad alto rischio spopolamento. In Italia infatti ci sono più di 5mila 800 comuni al di sotto dei 5mila abitanti, in cui vivono circa 10 milioni di persone, e che coprono il 55 percento del territorio nazionale. Non si tratta dunque di un'Italia minore ma di una larga parte del nostro paese, una parte importante e ricca di tradizioni, folklore, conoscenze che si stanno via via perdendo.


Chi vive in queste piccole realtà, giustamente, non ci vuole più stare. Quello che manca infatti è la qualità di questi territori, si vive male, mancano spesso i principali servizi che costringono la popolazione a spostarsi quotidianamente verso i centri principali o i paesi più grandi situati nelle vicinanze, per la scuola, gli esercizi commerciali, gli ambulatori medici, le farmacie eccetera. Questi luoghi vengono perciò progressivamente abbandonati, soprattutto dai giovani. Solo poche regioni, per lo più a statuto speciale - ad esempio il Trentino - riescono a intervenire su questi fenomeni di abbandono, soprattutto delle aree montuose, attraverso lo stanziamento di fondi specifici. C'è inoltre un problema di continuità territoriale: i nostri territori, soprattutto montani, si sono frammentati nel passare del tempo attraverso eredità e spartizioni dei terreni che hanno reso molto difficile impiantare grandi coltivazioni e proseguire l'agricoltura nei modi e nei prodotti tradizionali. Solo in alcune aree particolari, come in Alto Adige, questa cosa non è accaduta, grazie a leggi speciali che mantengono i diritti di primogenitura e impediscono la frammentazione dei fondi agricoli. Ciò permette di poter continuare una tradizione agricola che in altre parti d'Italia abbiamo completamente perduto.


L'Italia per secoli è stata leader al mondo per quanto concerne il patrimonio culturale. Con Dante, Petrarca e Boccaccio, Giotto, Leonardo siamo stati il simbolo della cultura e delle arti per tantissimi altri paesi. Nei principali musei internazionali almeno il 20 percento dei quadri sono di autori italiani, e le opere dei nostri ingegni del passato sono conosciute in tutto il mondo. Al giorno d'oggi invece la nostra posizione nel mondo è assolutamente marginale, non siamo più in grado di fare cultura, di trasmettere quelli che sono i valori principali della nostra cultura, delle nostre tradizioni, dei nostri saperi. Dobbiamo iniziare a preoccuparci di garantire una formazione continua su queste tematiche, coinvolgendo soprattutto le scuole e le nuove generazioni, poiché non possiamo permetterci di perdere questo importantissimo patrimonio culturale e di arrenderci alla globalizzazione. Nelle scuole si insegna questo?

In Puglia, in alcune scuole, al posto di fare educazione fisica le bambine studiano la tarantella, integrando l'esercizio con la conoscenza di una importante tradizione del loro territorio che così non andrà perduta. Ma si tratta di un singolo insegnante, in una singola scuola, che ha deciso di farlo.
C'è bisogno quindi di un intervento ad ampio raggio. Se vogliamo riuscire a ridare l'orgoglio, il senso d'appartenenza, a garantire gli strumenti per poter conoscere e tramandare alle generazioni future il nostro patrimonio immateriale, l'unico modo che abbiamo è investire seriamente in cultura, altrimenti non andiamo da nessuna parte.


Evitiamo inoltre di creare quelle che in un certo senso possono essere considerate isole, oasi, poiché il valore di questo tipo di patrimonio culturale è nel territorio, non è possibile decontestualizzare se non snaturandolo completamente. Bisogna dunque coinvolgere i cittadini. L'Italia, insieme alla Slovenia, è l'unico paese in cui le persone tendono ancora a scappare dalla montagna come nei decenni passati. In Francia, Svizzera, Austria e Germania, infatti, la gente sta tornando a vivere in montagna, soprattutto grazie alle politiche che sono state varate in questi paesi per migliorare la qualità della vita e i servizi, e non sopravvivere tra mille difficoltà. Se non si cambia atteggiamento e non s’inizia a pensare a come investire in queste realtà e come affrontare queste problematiche non otterremo nessun risultato. Noi, con Legambiente, cerchiamo di affrontare questi temi, ma restiamo sempre voci isolate.

 Uff. Stampa Ass. Culturale “Carpino Folk Festival”

 

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