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21/07/2007

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PERCHE SILVIO NON E” VENUTO PIU A PESCHICI?

Clicca per Ingrandire Ebbene sì, il presidente del Consiglio dei ministri, Silvio Berlusconi, a Peschici - per l’anniversario dell’indimenticabile 24 luglio - non è venuto più! Al suo posto… Renzo Arbore. Vuoi mettere?!

Eppure, c’è qualcosa che stona, in questa vicenda. Cercheremo di rintracciarla, da qualche parte deve nascondersi, e lo facciamo con una serie di ragionamenti che inevitabilmente “scattano” nella testa in queste circostanze e l’augurio che la nostra logica di “vecchi marpioni” della carta stampata arrivi a destinazione.

In ogni settore della vita quotidiana, lavorativa e non, esiste una certa gerarchia. Il controllore di un Eurostar porta la sua istanza al capotreno che provvederà a inoltrarla nelle alte sfere. Il docente segue un iter forzato: preside-provveditore-Ministero. L’operaio anche: datore di lavoro-sindacato-minitro. E così via. Si è operato nello stesso modo in questa occasione o si sono “scavalcate” le competenze rivolgendosi direttamente a… Silvio? In parole povere e per andare subito al nocciolo della questione, prendendo al volo il primo nome che ci salta in mente: il coordinatore di Forza Italia, nonché ministro del governo Berlusconi, Raffaele Fitto, è stato informato dell’iniziativa? O ci si è fidati e affidati a qualche “maneggione” che ha assicurato “tutto il mio interessamento”?

Non crediamo tanto in questa seconda ipotesi, ma sulla prima ci faremmo un pensierino. Questione di inesperienza (l’Amministrazione non ha ancora il “polso politico”del “come vanno le cose”, ma c’è sempre tempo per imparare, basta non ripetere l’errore, se di errore si tratti) o di disorganizzazione (non s’è pensato, per esempio, a un apposito Comitato in grado di gestire la cosa o a qualche abile suggeritore un po’ più scafato in materia)? E nel caso la personalissima illazione fosse fondata, una telefonata di scuse a Fitto è stata fatta, così, almeno per… educazione? Lungi da noi voler insegnare chissacché a chicchessia, ma i “pensierini” si affastellano nella testa e una valvola di sfogo devono pure cercarsela.

Altra ipotesi: non è che Silvio, sapendo di Arbore, si sia detto: “Ma la mia presenza deve servire a cristallizzare nel tempo un evento luttuoso o a completare il cast di un evento… gioioso? Posso mai confondermi in una situazione divagante?” E’ vero, il sindaco ha risposto secondo sua logica a una riflessione avanzata al riguardo dall’opposizione nell’ultimo consiglio: “Lo facciamo per entrare nelle case degli italiani, perché le televisioni si butteranno a pesce sull’evento, e inviare loro un messaggio preciso: Peschici c’è!”

Ancora molto personalmente chiediamo: ma s’è pensato alle considerazioni che “quegli” italiani avrebbero fatto mettendo in coincidenza il concerto “Ma la notte no… s’ammoscia… s’ammoscia… s’ammoscia” con la memoria di un avvenimento luttuoso? Cavolo, Arbore non è Bocelli (il primo nome “serio”, degno del cerimoniale, che avremmo visto meglio quale ospite di una giornata “per non dimenticare”)! E poi Arbore non è lo stesso che promise di venire a Peschici l’anno scorso per “tirare su il morale” e… senza pretendere una lira (sperando di non ricordare male), e poi non venne più (mentre adesso sì, ci viene, incassando una bella sommetta che non riportiamo per non schiaffeggiare la miseria)? Osiamo pensare che al tempo lo showman si sia tirato indietro per… pudore! Cosa diavolo ci vado a fare, si sarà detto, in un momento di tale estrema tristezza… tre morti… ettari di “aleppete” in fumo… posti di lavoro vanificati… strutture inagibili… strutture “scomparse”…

Cosa ci lascia la “nostra” logica e i nostri cervellotici mugugni?
1) Il punto di domanda sul “vero perché” Silvio non sia più arrivato, dopo lo strombazzamento durato settimane;
2) la considerazione che… sicuramente… non sarebbe venuto a mani vuote e a lui si sarebbero accodati altri “pezzi da 90” con in corpo la ferma volontà di fare le scarpe ai loro “colleghi della minoranza”, che si precipitarono qui all’epoca a promettere mari e monti, mettendoli in ridicolo (“Visto? Noi sì che ci sappiamo fare!”);
3) un secondo interrogativo: abbiamo davvero perso un’ottima e, chissà, irripetibile occasione?

Piero Giannini

 Redazione

 

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