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21/07/2007

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Perché i Peschiciani amano così tanto il loro Profeta? “Il mio Dio è Jahvè” (8.a puntata)

Clicca per Ingrandire Terzo e ultimo giorno, oggi, dei festeggiamenti per il patrono di Peschici e improntati al “divertimento” dopo il bagno di spiritualità e l’immersione incondizionata nella religiosità secolare in cui campeggia la figura del Profeta Elia. Vogliamo chiudere la serie dedicatagli con le parole del più famoso agiografo italiano, Piero Bargellini, la cui lettura spiegherà il titolo che abbiamo assegnato alle otto, con questa, puntate. Arrivederci all’anno prossimo.

“Elia, con Eliseo e Samuele, è uno dei più grandi profeti di ione (distinti dai profeti scrittori, come Isaia, Geremia, Ezechiele e Daniele) e la sua missione fu di incitare il popolo alla fedeltà all'unico vero Dio, senza lasciarsi sedurre dall'influsso del culto idolatrico e licenzioso di Canaan.

Elia (il cui nome significa "il mio Dio è Jahvè") nacque verso la fine del 10° sec. a.C. e svolse gran parte della sua missione sotto il regno del pavido Acab, docile strumento nelle mani dell'intrigante moglie Jezabel, di origine fenicia, che aveva dapprima favorito e poi imposto il culto del dio Baal.

Quando ormai il monoteismo pareva soffocato e la maggioranza del popolo aveva abbracciato l'idolatria, Elia si presentò dinanzi al re Acab ad annunciargli, come castigo, tre anni di siccità. Abbattutosi il flagello sulla Palestina, Elia ritornò dal re e per dimostrare la inanità degli idoli lanciò la sfida sul monte Carmelo contro i 400 profeti di Baal. Quando sul solo altare innalzato da Elia si accese prodigiosamente la fiamma e l'acqua invocata scese a porre fine alla siccità, il popolo esultante linciò i sacerdoti idolatri.

Elia credette giunto il momento del trionfo di Javhè, perciò tanto più amara e incomprensibile gli apparve la necessità di sottrarsi con la fuga all'ira della furente Jezabel. Braccato nel deserto come un animale da preda, l'energico e intransigente profeta sembrò avere un attimo di cedimento allo sconforto. Il suo lavoro, la sua stessa vita gli apparvero inutili e pregò Dio di recidere il filo che lo teneva ancora legato alla terra. Ma un angelo lo confortò, porgendogli una focaccia e una brocca d'acqua.

Poi, Dio stesso gli apparve, restituendogli l'indomito coraggio di un tempo. Elia comprese che Dio non propizia il trionfo del bene con gesti spettacolari, ma agisce con longanime pazienza, poiché egli è l'Eterno e domina il tempo. Il fiero profeta, che indossava un mantello di pelle sopra un rozzo grembiule stretto ai fianchi, come 8 secoli dopo vestì il precursore di Cristo, Giovanni Battista, di cui è la prefigurazione, tornò con rinnovato zelo in mezzo al popolo di Dio, ma non assistette al pieno trionfo di Jahvè.

L'opera di riedificazione spirituale, tanto faticosamente iniziata, venne portata avanti con pieno successo dal suo discepolo Eliseo, al quale comunicò la divina chiamata mentre si trovava nei campi dietro l'aratro, gettandogli sulle spalle il suo mantello. Eliseo fu anche l'unico testimone della misteriosa fine di Elia, avvenuta verso l' 850 a.C., su un carro di fuoco.”


CHI E’ PIERO BARGELLINI = L'autore dell'omaggio a S. Elia, scrittore prolifico, profondamente consapevole e fiero della sua "fiorentinità", divulgatore e ambasciatore di cultura e arte fiorentine nel mondo, fu prosatore arguto e vivace, tanto da ricordare talvolta Giovanni Papini. Dedicò studi e fatiche letterarie a storia, arte e spiritualità. I suoi lavori più belli sono i ritratti di santi e poeti, di ambienti e periodi storici e artistici, soprattutto della sua Toscana. Fu capace di raccogliere tradizioni e leggende con simpatia e, pur correggendo il facile amore popolare per il meraviglioso, lo indirizzò nuovamente alla evangelica sostanza senza cancellarne il ricordo. Eccellenti opere letterarie sono la biografia di San Bernardino da Siena e la biografia di San Francesco. A livello popolare, molto noti i volumi sui Santi del giorno, trascritti da conversazioni radiofoniche quotidiane.

 Redazione

 

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