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18/07/2008

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Perché i Peschiciani amano così tanto il loro Profeta? (6.a puntata)

Clicca per Ingrandire Come annunciato, le ultime tre puntate sull’amore dei peschiciani per il loro Patrono le dedichiamo alle leggende e altre notizie interessanti. Il primo (presunto) miracolo è tratto dal libro di Grazia De Nittis e Matteo Fasanella “Il Trabucco” (1992)

«Salve!» disse tutto gentile.
«Salute!» risposero i pescatori che fra loro dicevano: «Ci mancava anche il monaco adesso, non basta la scalogna di oggi».
«Preso niente?» chiese il frate.
«Neanche una carogna!» rispose il pescatore più anziano.
Il frate si guardò intorno, guardò il mare fissandolo come volesse parlargli, poi tutto a un tratto disse: «Non preoccupatevi, vedrete che prenderete tanto di quel pesce da non sapere più dove metterlo». Sorridendo li salutò e pian piano si avviò.
«Via! Tiriamo su la rete e andiamo a casa» disse uno dei pescatori. «Ci voleva pure il prete a portarci scalogna».
Uno di loro s'avviò verso la casetta per prendere un po' di pane. A un certo punto chiamò gli altri, aveva un santino in mano. «Matteo, Antonio, guardate! Non vi sembra la foto del frate che è venuto adesso?» Tutti meravigliati guardarono l'immaginetta di S. Elia: era lui, identico, non c'era dubbio.
Nel frattempo, mentre cercavano di individuare sul sentiero il frate che si allontanava, la vedetta con un grido concitato urlò: «Veir, forza! C'è la rete piena di pesci!» Così, uniti dallo stesso spirito, cominciarono a girare gli argani. La rete venne su colma di pesci. Scesero tutti sul palchetto. «Dio mio, quanti pesci!» gridò un pescatore!
Fu un attimo: tutti ebbero la stessa idea, si voltarono a guardare se ci fosse ancora il monaco. «Eccolo là!» gridò Matteo. Ma il frate, con un gesto del braccio, salutò tutti e sparì nel nulla.

I prossimi, dalla ricerca di Teresa M. Rauzino “Origini e forme del culto del Santo Patrono Elia (curata dal Centro Studi "Giuseppe Martella")
In un'intervista fatta al parroco Don Giuseppe Clemente (trasferito da ottobre 2007 a Vieste; ndr) emerge che nel 1975 una certa Lauretta di Peschici, dopo essersi confessata, cadde e si ruppe un femore. Per 40 giorni rimase chiusa in casa impossibilitata ad articolare semplici passi. Una mattina tra le quattro e trenta e le cinque, comparve vicino al suo letto Sant'Elia nelle vestì monacali che le ordinò di alzarsi e recarsi in chiesa. Frastornata e allibita, Lauretta tentò di alzarsi e ci riuscì! Si recò in chiesa a pregare il Santo per la grazia ricevuta.

Ricorda ancora il Parroco che risale agli anni '70 un miracolo attribuito a Sant'Elia: questa volta, il luogo non è Peschici ma Grottaminarda in Campania. Una signora affetta da tumore e in condizioni gravissime sente bussare alla porta dl casa: un monaco pellegrino entra e dopo aver parlato con la donna e aver ascoltato la triste storia della malattia, le consiglia di ripetere gli esami che accerteranno l'assenza di qualsiasi tumore. Prima di congedarlo la donna chiede al frate da dove provenga e quello risponde: da Peschici sul Gargano. Esterrefatta, la donna fa quanto detto dal frate e per tutta risposta, riceve la notizia della completa guarigione. Poco tempo dopo si reca a Peschici per cercare il monaco e ringraziarlo, ma di conventi, nel paese, non ne trova. Per caso capita nella chiesa madre di Sant'Elia e nella statua del santo riconosce il monaco che l'ha miracolata.

 Redazione

 

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