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24/06/2016

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POESIA x (e di) TUTTI: CHI È DI SCENA? “Poeta Incompreso” (2)

Clicca per Ingrandire Torna dopo due mesi di assenza - anche come commentatore di altre liriche nel frattempo pubblicate - il nostro ‘Poeta Incompreso’ con una ‘composizione’ che sa di forte tormento interiore. Al nostro Enzo Campobasso il difficile compito di valutarne l’opera.


GENOCIDIO

Ho sparso il mio seme
sui fiori più belli della palude

Ho lasciato il mio segno
sulle corolle più iridate dello stagno

Ho sbocconcellato il pane della vita
consapevole della fame mondiale
di etnìe abbandonate a se stesse

Le ho arricchite dei miei frutti umani
depauperandole di grani di cibo
e oasi di putrida acqua

Ho imparato, così, come si muore
e far morire un popolo già morto.


IL COMMENTO DI VINCENZO CAMPOBASSO = Mi sarei aspettato un altro sonetto (puntodistella.it/news.asp?id=7369; ndr) da questo ‘Poeta Incompreso’. Invece mi trovo davanti a versi liberi, nella struttura e nel numero, lievi all’apparenza ma carichi, nella realtà, di pathos, di un senso di sofferenza per la colpa di cui si fa carico, non come singolo, ma come parte inscindibile di un’umanità contro la quale, ‘homo homini lupus’, l’umanità stessa è avversa.

In ogni strofa è contenuta un’accusa, fino a quella più grave, in cui dichiara di avere “imparato… come si muore” e come si può “far morire un popolo” che, essendosi autocondannato, può essere considerato “un popolo già morto”. Belli i contrasti “fiori… palude”, “corolle iridate… stagno”, “pane della vita… fame mondiale”, “arricchite… depauperandole”, ossimori dei quali il Poeta dimostra di fare largo quanto garbato uso.

Lievi i versi, che rendono piacevole la lettura anche se, bisogna dire, non è facile entrare appieno nel personaggio di questo poeta, apparentemente aperto e leggibile ma che, in pratica, viaggia lungo sentieri lastricati di puro ermetismo. Paragonerei questa poesia alla musica, capace di attrarre e incantare anche ascoltatori che con la musica hanno poca o nulla dimestichezza.


 it.wikipedia.org

 

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