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23/04/2016

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TRANSUMANZA: VITA DA PASTORELLO

Clicca per Ingrandire Alla vigilia della partenza della grande transumanza organizzata per domani 24 dalla Associazione Carpino Folk Festival di Carpino in collaborazione con la Famiglia Facenna della omonima masseria didattica (puntodistella.it/news.asp?id=7394), registriamo un intervento del ‘nostro’ sannicandrese migrante a Milano pescato nei suoi ricordi di ex pastorello.

«Dalla Maiella scendevano greggi, muli e asini. A guidarli erano pastori e pastorelli che attraverso il tratturo Sessanta (largo 60 passi) davano origine alla transumanza. I pastorelli anche se piccini per un lungo periodo restavano lontani dal paese e dagli affetti familiari e quando uno dei componenti della mandria rientrava al proprio paese per espletare qualche servizio importante, si offriva per dare notizia dei più piccini ai parenti.

«“Cosa dovrò riferire a tua madre?” domandava prima di partire al pastorello di età inferiore ai dieci anni. E il ragazzo rispondeva: “Dille che soltanto il primo giorno ho digiunato per essermi privato di tutto il pane offrendolo in pasto ai cani mastini che mi avevano mostrato i denti. Adesso, però, mi sono tutti utili e fedeli, mi aiutano a raccogliere la mandria e si attaccano alla coda quando una bestia tenta di invadere il seminato. Dille che la campagna è ricca di cicorie e finocchi selvatici, e io, durante il pascolo, raccolgo la verdura portandola ai pastori già pulita e lavata.

«Inoltre, riesco a racimolare una fascina di legna secca per il fuoco serale. Gli anziani, in cambio, mi fanno scolare il brodo dell’acqua calda della loro minestra che serve a inzuppare le mie fette di pane. Dille che al mattino il massaio mi riempie una scodella di siero caldo e quando colma tutti i recipienti di ricotta, se ne avanza, me ne offre un cucchiaio. Dille che mi hanno regalato una pelle di capretto secca da utilizzare come ‘guarda-macchia’ in modo da riparare i pantaloni dai rovi e dalla rugiada, oltre all’incerata per ripararmi dalla pioggia.

«Sono dispiaciuto per i coetanei del mio paese che non hanno trovato ancora un padrone e non hanno di che sfamarsi. Dille che saluto tutti”. Quindi il pastorello consegnava al pastore il residuo del sale e dell’olio risparmiato da portare alla mamma e gli promettevs che al suo rientro si sarebbe messo a sua disposizione per qualsiasi comando.»

Verrebbe da dire… “che vita!” ... se confrontata con la beata esistenza degli adolescenti di oggi.

Antonio Monte


NB. La poesia che accompagna la memoria dell’autore sarà oggetto della prossima puntata di “Poesia” dedicata a lui.

 Redazione

 

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