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19/04/2016

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INTERROGATIVO IMPERANTE: MA COSA MANGIAMO?

Clicca per Ingrandire E’ deflazione shock con il crollo del 60 percento dei prezzi delle verdure nei campi, ma i consumatori non lo sanno perché sui banchi di vendita di piccola, media e grande distribuzione la forbice dei prezzi dal campo alla tavola è sempre troppo ampia. Per questo Coldiretti Puglia, martedì 19, in occasione della seduta del Consiglio regionale, ha donato le verdure di stagione a consiglieri regionali, assessori e presidenti di Giunta e Consiglio, Emiliano (foto del titolo e 1 sotto; ndr) e Loizzo (foto 2), per manifestare lo stato di disagio che gli agricoltori vivono in campagna e chiedere interventi di sostegno al settore attraverso campagne di comunicazione sulla sana e corretta alimentazione a base di prodotti ortofrutticoli pugliesi e favorendo la vendita nelle strutture della distribuzione organizzata.

L’orticoltura rappresenta un comparto fondamentale dell’agricoltura pugliese contribuendo con una quota di oltre il 30 percento alla formazione del valore aggiunto delle coltivazioni agricole. In Puglia risulta coltivato circa 1/4 della superficie complessiva nazionale destinata agli ortaggi. L’ortofrutticoltura è uno dei settori chiave dell’agricoltura pugliese, con un valore nel 2015 di un miliardo 87 milioni 600mila euro di Produzione Lorda Vendibile. “Contro la crisi della quarta settimana e il crollo dei consumi - spiega il presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele - diviene determinante il riequilibrio nei rapporti fra imprese agricole, distribuzione e consumatori con accordi e controlli per la verifica dei margini.

“Per questo - aggiunge - chiediamo al Governo della Regione Puglia di avviare iniziative di sostegno con gli ipermercati e dare corpo e sostanza alla legge che già il 2008 aveva previsto l’obbligo dell’utilizzo nelle mense pubbliche, tramite previsione nei relativi bandi, di prodotti agricoli di origine regionale in misura non inferiore al 50 percento, il coinvolgimento diretto delle grandi e medie strutture di vendita che operano sul territorio regionale, anche tramite realizzazione di spazi espositivi in esclusiva, oltre all’utilizzo delle imprese esercenti attività di ristorazione o vendita al pubblico attraverso il loro inserimento in campagne regionali di immagine, nonché disposizioni in materia di vendita diretta da parte degli imprenditori agricoli e di controlli”.

Il 56 percento delle famiglie pugliesi ha ridotto gli sprechi facendo la spesa in modo più oculato magari direttamente dal produttore con l’acquisto di cibi più freschi che durano di più, il 34 percento ha ridotto le dosi acquistate, il 27 percento utilizzando quello che avanza per il pasto successivo e il 18 percento prestando più attenzione alla data di scadenza. “Probabilmente - incalza il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti -non è ipotizzabile una legge che obblighi gli ipermercati a vendere prodotti locali.

“E’ invece praticabile - continua - l’ipotesi di preferire, nel rilascio delle autorizzazioni, quelle strutture che nella loro organizzazione commerciale e, quindi, nel loro regolamento societario dimostrano di saper valorizzare i prodotti legati al territorio ove si individuino approvvigionamenti di prodotti tipici direttamente dalle imprese locali a vantaggio sia della regione ospitante sia dei consumatori, per cui il prezzo finale non è gravato da ulteriori costi di trasporto. In una regione come la nostra che ha la leadership nella produzione di ortofrutta bisogna assicurare la disponibilità ai consumatori di produzioni locali che, non essendo soggette a lunghi tempi di trasporto, garantiscono freschezza e genuinità uniche”.

In Puglia arrivano carciofi dall’Egitto, angurie dalla Grecia, pomodori dal Marocco, passata di pomodoro dalla Cina, ciliegie dalla Turchia e una volta entrati diventano ‘made in Italy’. Bisogna mettere in campo ogni strumento utile a impedire che prodotti di dubbia provenienza vengano spacciati per prodotti di qualità, quando di qualità non sono, e la cui commercializzazione arreca danno all’economia regionale, mina il reddito delle imprese agricole e si traduce in una truffa per i consumatori, ignari di quello che acquistano e mangiano. Già il 2008 la Regione Puglia aveva accolto una specifica richiesta avanzata dalla Coldiretti nella Legge n. 38 del 19 dicembre, tendente a preferire nella ristorazione collettiva, gestita dalle Istituzioni pubbliche, i prodotti “biologici e tradizionali nonché quelli a denominazione protetta e a indicazione geografica tipica, dando valore preminente alle tipicità della regione Puglia.

L’aumento dei prezzi dal campo alla tavola è favorito dalla mancanza di trasparenza nel commercio al dettaglio, dove non viene rispettato l’obbligo di esporre sui cartellini, oltre al prezzo, origine, varietà e qualità di frutta e verdura in vendita previsto dalla legge per consentire ai consumatori di fare confronti omogenei e scegliere i prodotti più convenienti. E’ stringente la necessità di chiudere la porta alle speculazioni con l’applicazione del decreto legislativo 306/02 che inasprisce le sanzioni per chi non rispetta le norme dell’Ue su qualità e commercializzazione di frutta e verdura. L’obbligo di mettere l’etichetta su frutta e verdura fresca commercializzata riguarda sia i prodotti confezionati sia i venduti sfusi per i quali possono essere utilizzati cartellini con l’indicazione di provenienza, varietà e categoria qualitativa.

Teresa De Petro


Foto da 3 a 8, dono ai consiglieri: Damascelli, Marmo, Mazzarano, Stea, Manca (con Perrini, Congedo, Ventola), Di Gioia (assessore)

 Area comunicazione Coldiretti Puglia

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 20/04/2016 -- 19:37:42 -- vincenzo

Come consumatori, non abbiamo alcuna possibilità di distinguere un prodotto "locale" da uno nazionale o extra.nazionale. Procediamo seguendo il nostro istinto. Comunque, se la Puglia o l'Italia non produce, per es., l'ICEBERG e, sui banchi di vendita, c'è quella spagnola, cosa possiamo fare, se non acquistarla? Se è vero che non si possono obbligare i mercati a vendere escluisivamente prodotti "nostrani", è altrettanto vero che, per lo meno, ci sia l'obbligo, sanzionabile, di etichettare con i dati richiesti dalla legge. Per es, le fragole confezionate, presso i supermercati recano l'indicazione dell'origine, GRECIA o ITALIA (talvolta con la precisazione POLICORO, TRANI ecc). C'è poi da tener presente che ci sono acquirenti che per cause di forza maggiore acquistano prodotti esteri non pregevoli: non hanno danaro sufficiente per acquistare prodotti nostrani che, molte volte, anche a km zero, costano molto. Qui, ci si raduna, si parla, si brinda... ma non cambia mai nulla!

 
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