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10/03/2016

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QUALE OLIO INSAPORIRÀ I NOSTRI (!) CIBI? + AGGIORNAMENTI (3)

Clicca per Ingrandire Il Parlamento europeo, nella mattinata di giovedì 10 marzo, ha approvato le misure d’emergenza comunitarie atte a permettere l’importazione, per il 2016 e il 2017, di 70mila tonnellate di olio extravergine di oliva tunisino “duty-free” (libero da dazi). Il testo, a fronte della levata di scudi, è stato perlomeno modificato con l’inserimento di salvaguardie che includono una valutazione intermedia sugli effetti di tali misure sul mercato agricolo europeo e la possibilità di aggiornarle qualora si rivelassero nocive. Inoltre, è prevista la tracciabilità delle merci durante il percorso. L’ulteriore quantitativo si somma, così, alle attuali 56mila 700 tonnellate annue già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia. Di seguito le prime reazioni alla notizia (leggi anche intervista al presidente della Coldiretti al link puntodistella.it/news.asp?id=7296).

FEDERICA DE BENEDETTO (vicecoordinatrice regionale Forza Italia Puglia) = In questi casi non aiuta molto il celebre “lo avevamo detto” ma l’ok definitivo di Strasburgo al provvedimento che autorizza l’aumento dell’import di olio tunisino, a dazio zero, per ulteriori 35mila tonnellate, non ci coglie impreparati. Per primi, da Forza Italia avevamo infatti denunciato i rischi di frodi e il duro colpo che per il mercato avrebbe rappresentato l’ingresso di ingenti quantitativi di prodotto a basso costo. Lo avevamo fatto a Lecce alla presenza, fra gli altri, di Coldiretti e Confagricoltura, e la nostra delegazione ha coerentemente espresso voto contrario in assemblea. Le attuali manifestazioni di dissenso del ministro dell’Agricoltura, Maurizio Martina, invece, ricordano molto le ben note lacrime di coccodrillo, dal momento che era stato il suo stesso partito a votare a favore della decisione.

Ribadiamo l’assoluta condivisione del principio di vicinanza e solidarietà a un Paese come la Tunisia, alle prese con la spirale del terrorismo, ma anche la totale contrarietà nei confronti di una misura che ancora oggi riteniamo inefficace a tal fine e in grado di mettere gravemente in difficoltà il nostro comparto produttivo e l’economia del Mezzogiorno, come le reazioni delle associazioni di categoria di queste ore confermano. Ci auguriamo che siano i regolamenti attuativi a scongiurare scenari facilmente ipotizzabili.

GIUSEPPE L’ABBATE (deputato pugliese, capogruppo M5S Commissione Agricoltura alla Camera) = Dietro i soliti falsi proclami, il Governo Renzi continua a svendere il made in Italy e le sue belle parole vengono continuamente smentite dai fatti e dai dati. Una farsa, quella del Partito Democratico, tenutasi sia in Europa e proseguita in Italia, a cominciare dagli esponenti di Governo. A cominciare dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che ha sostenuto questa misura con la scusa di aiutare l’economia della Tunisia minata dal terrorismo. Come abbiamo spiegato più volte, togliere i dazi sui prodotti agricoli non equivale ad ‘aiutarli a casa loro’.

Peraltro, le misure d’attuare erano ben altre, mentre l’utilizzo da parte dell’Ue di strumenti di politica commerciale a sostegno della stabilità dei Paesi beneficiari, oltre a danneggiare spesso le produzioni degli Stati membri come nel caso delle sanzioni imposte alla Russia a seguito della crisi con l’Ucraina, non consente la rimozione delle cause strutturali della disoccupazione, non favorisce programmi di sviluppo endogeno in grado di eliminare le dinamiche di esclusione e, anzi, rischia di favorire fenomeni speculativi.

Come noto, infatti, a beneficiare principalmente delle misure in questione saranno i grandi gruppi industriali a cui fa capo la produzione tunisina di olio di oliva e nessuna certezza può aversi, a oggi, circa le eventuali ricadute positive sui tassi di occupazione giovanile nazionale. Se poi ci si ferma a pensare che l’attuale primo ministro della Tunisia, Habib Essid, è fra i maggiori produttori di olio del Paese, e dal 2004 al 2010 è stato perfino direttore esecutivo del Consiglio oleicolo internazionale, i dubbi su chi davvero stiamo sostenendo, chiedendo sacrifici ai nostri agricoltori, crescono notevolmente.

L’Esecutivo renziano ha incredibilmente boicottato tutte le sedi Ue in cui avrebbe dovuto opporsi al provvedimento, a cominciare dal ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina che, nel 2015, ha disertato senza giustificazione ben 9 Consigli europei su 13. Risulta pertanto ridicolo da parte del ministro, dunque, dichiararsi oggi, a cose fatte e sempre a parole, dichiararsi contrario all’import di olio tunisino a dazio zero rimandando la soluzione del problema a controlli futuri, come ha già fatto in passato, per poi essere smentito dai recenti dati dei Nas dei Carabinieri, secondo cui le frodi ai danni dell’olio di oliva italiano sono quadruplicate nell’ultimo anno. Patetico, infine, l’atteggiamento di chi oggi dichiara di aver provveduto a ‘migliorare il provvedimento’ quando avrebbe fatto meglio a ‘bloccarlo’ dato che occupa da tempo immemore gli scranni europei in campo agricolo: un atteggiamento che equivale a voler riparare delle crepe di una casa ormai crollata.

COLDIRETTI PUGLIA (Gianni Cantele, presidente) = Il via libera dell’Europarlamento per l’accesso temporaneo supplementare sul mercato europeo di olio d’oliva tunisino a dazio zero, oltre a non aiutare in alcun modo la Tunisia, si ripercuoterà negativamente sulla Puglia, primo produttore italiano di extravergine. Il mercato sarà inondato da 35mila tonnellate extra per il 2016 e altrettante nel 2017, oltre alle 56mila 700 attuali, che porta il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente tutto l’import in Italia dal Paese africano. L’importazione riguarderebbe, fra l’altro, tutti i tipi di olio di oliva tunisino per cui non devono essere rispettati i requisiti ambientali e fitosanitari rigidi cui i prodotti europei devono attenersi, immettendo sul mercato italiano prodotto di discutibile qualità e sicurezza alimentare, oltre a creare una evidente quanto sleale e concorrenza.

COLDIRETTI PUGLIA (Angelo Corsetti, direttore) = Di fronte al moltiplicarsi di frodi per olio di bassa qualità venduto come extravergine o olio straniero spacciato per italiano, bisogna stringere le maglie della legislazione per difendere un prodotto simbolo del Made in Italy e della dieta mediterranea, e togliere il segreto sulle importazioni di materie prime alimentari dall’estero perché sapere chi sono gli importatori e quali alimenti importano rappresenta un elemento di trasparenza e indubbio vantaggio per i consumatori e la tutela del ‘made in Italy’ agroalimentare. Il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere serve a riempiere barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come Made in Italy.

E’ una operazione di trasparenza che va fatta, considerato che a livello mondiale si registra un aumento costante del consumo di olio di oliva che ha fatto un balzo del 50 per cento negli ultimi 20 anni, mentre nel corso dell’ultimo decennio le importazioni complessive di oli di oliva in Puglia sono cresciute più rapidamente delle esportazioni, confermando il sostanziale deterioramento della posizione competitiva della filiera pugliese sui mercati esteri. Le importazioni complessive di oli di oliva ammontano in media a circa 87mila tonnellate, di contro le esportazioni si aggirano sulle 38mila tonnellate.


AGGIORNAMENTO 1 = Continuano ad arrivare in redazione le reazioni alla decisione dell’Europarlamento di importare olio dalla Tunisia per aiutare questo Paese nordafricano nel momento più difficile della sua storia. E’ il turno dei parlamentari pugliesi Pd Colomba Mongiello e Dario Ginefra.

“La nostra iniziativa continua a essere al fianco delle organizzazioni degli olivicoltori e delle associazioni degli agricoltori, ritenendo il voto dell’Europarlamento, che ha vanificato il tentativo di mediazione operato nelle scorse settimane, una decisione sbagliata, senza se e senza ma. L’immissione del nuovo contingente agevolato che andrà ad aggiungersi alle attuali 56mila 700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi ‘agevolati’ annuale oltre quota 130mila tonnellate, è un errore che, oltre a determinare una concorrenza sleale nei confronti delle produzioni italiane, rischia di alimentare il pericoloso mercato delle sofisticazioni con la possibile svalutazione del marchio Italia. A questo punto ora pretendiamo l’approvazione finale ad opera della Conferenza Stato-Regioni del Piano Olivicolo Nazionale, maggiori controlli a tutela di consumatori e produttori, nonché la completa attuazione delle norme già varate con la legge salva olio ‘Mongiello’, la n. 9 del 2013, dai controlli per la valutazione organolettica ai regimi di importazione per verificare la qualità merceologica dei prodotti in entrata, seguendo le stesse sollecitazioni delle organizzazioni degli agricoltori”.

AGGIORNAMENTO 2 = Da Daniela Donno (senatrice M5S, capogruppo Commissione Agricoltura) = Il Governo italiano boicotta ancora una volta il ‘made in Italy’ non presentandosi nelle sedi Ue per difendere l’olio extravergine d’oliva italiano dall’invasione dell’olio tunisino. In particolare l’Esecutivo ha sprecato due grandi occasioni per opporsi al provvedimento Ue: venerdì scorso - in occasione del Comitato tecnico per la politica commerciale del Consiglio europeo, disertato dal ministro dello Sviluppo Economico, Guidi, - e la mattina del 9 scorso, durante la discussione al Comitato dei Rappresentanti permanenti-Coreper (dove a mancare all’appello stavolta era il ministro degli Esteri, Gentiloni. Per non parlare del vero grande assenteista, il ministro delle Politiche Agricole, Martina, che nel 2015 ha disertato senza giustificazione nove Consigli europei su tredici. Perché il ministro Martina, dopo essersi detto contrario all’invasione dell’olio tunisino, non si è presentato nelle sedi Ue utili per impedirlo? Chiediamo che il Governo riferisca quanto prima in Parlamento sull’assenza ingiustificata nelle sedi europee in cui avrebbero potuto difendere l’agricoltura italiana e il made in Italy.

AGGIORNAMENTO 3 = Da AGRINSIEME (coordinamento aziende e cooperative Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative) - Dopo il passaggio del Coreper (Comitato Rappresentanti Permanenti) e la successiva calendarizzazione d’urgenza del provvedimento al Parlamento Ue, non possiamo non manifestare il nostro malcontento. Nonostante le migliorie introdotte in prima lettura sotto la spinta degli eurodeputati italiani, che prevedono il limite temporale della misura e garantiscono l’origine dell’olio importato, le aspettative che avevamo nutrito sul successivo passaggio in Consiglio sono state disattese.

Appare a questo punto opportuno alzare il livello di attenzione nell’attività di controllo per contrastare possibili contraffazioni e far emergere il vero prodotto italiano. Pur consapevoli dell’importanza degli obiettivi di solidarietà dell’Europa nei confronti dei Paesi terzi in difficoltà, soprattutto in una delicata fase geopolitica come quella attuale, crediamo che non si possa sempre penalizzare l’agricoltura e in particolare le produzioni mediterranee. Adesso non è il momento di abbassare la guardia ma, piuttosto, di valutare gli ultimi ed eventuali spazi che ancora sussistono per introdurre quantomeno l’emendamento della Comagri che prevedeva le licenze mensili, anche accogliendo gli spazi che la Mogherini sembra abbia lasciato aperti. In tal senso, la fase gestionale del contingente e la revisione intermedia dell’articolo 6 rappresentano l’ultima opportunità che il Governo non deve farsi sfuggire.

 Comunicati stampa

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 13/03/2016 -- 15:42:11 -- vincenzo

Inutile cercare; ci siamo alienati! L'Italia, con la sua italianità, non è più italiana! Siamo diventati succubi delle decisioni altrui, della filosofia di vita altrui! COSA CI RIMANE? Fortunati (ma l'ho già detto), fortunati coloro che, disponendo di adeguate finanze, vivono vicino ai centri di produzione e possono permettersi l'acquisto di prodotto genuino! Il problema è di chi non vive vicino a questi centri e/o che non possono permettersi questo lusso!

 
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