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07/03/2016

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LA FESTA DELLA DONNA

Clicca per Ingrandire “Per quanto mi riguarda è 8 marzo tutti i giorni, poiché tutti i giorni festeggio il mio essere donna e non ho bisogno di una data sul calendario che mi ricordi di farlo”. Bellissimo pensiero di una donna. Ma cosa ne pensa la politica (o il politico)? Le riflessioni che seguono (1 e 2), le prime ad arrivare in redazione - ne seguiranno a breve tante altre, come ogni anno, - sono di due versanti distinti e contrapposti che trovano comunione d’intenti nell’argomentazione rivolta all’«eterno feminino». A seguire la vera storia delle origini di questa festa (3). Come Video della Settimana proponiamo invece la denuncia di una donna che si ribella a ‘trasformazioni chirurgiche’ e ostentazione del corpo femminile, e ancora oggi, sottilmente quanto subdolamente, continua a ricoprire il ruolo di ‘oggetto’ del desiderio.

1. Oggi facciamo i conti con tutto quello che le donne ‘sono e fanno’. Facciamoli soprattutto con quelle che cercano un lavoro e non lo trovano. O che per trovarlo sono costrette a lasciare tutto e partire. Con quelle che crescono i figli e si prendono cura dei mariti, della casa, di chi in famiglia ha più bisogno, anziani e disabili. Con quelle che sono capaci di armonizzare casa e lavoro, togliendosi anche il tempo per vivere. Con quelle che lavorano senza trascurare niente e nessuno. Con quelle magari rimaste sole, anche con figli piccoli.

Loro non declinano al loro ruolo. Loro ci sono. Siamo abituati a pensarle lì, sempre disponibili. Senza pretese. Senza lamentarsi. Con e senza parole. Piene di vita anche nella sofferenza. Pronte ad accoglierti. Mai servite. A loro puoi affidarti. Pronte ad amarti ed essere amate. Loro sono capaci di intuire, capire ciò che può servire ed essere utile. Sono adulte rispetto al nostro egoismo infantile. Mai bambine, subito donne, spesso mamme. Intervengono senza bisogno di essere sollecitate.

Loro sono capaci di amarti anche senza dirtelo, magari facendotelo sentire con la tenerezza con cui sanno esprimersi. Tutto è nei loro occhi. I conti sono chiaramente all’attivo per le donne. Questa giornata ce li ripropone, quei conti. Noi maschi possiamo solo dire grazie e gioire. Impegniamoci a imparare e lavorare per loro e con loro. Cominciamo dalla politica. (Napoleone Cera, presidente dei Popolari alla Regione Puglia)

2. Come festeggiare anche quest’anno l’8 marzo, la celeberrima festa delle donne? Magari un omaggio a ritmo di consapevolezza, regalando musica che l’hanno celebrata nel pop, nel rock’n’roll, affrontando temi come quelli della parità di diritti nel lavoro, nella politica e nella vita quotidiana da Madonna, a Patti Smith, fino ad Amy Winehouse, Janis Joplin, Édith Piaf, Maria Callas, Nina Simone, dove le emozioni si intersecano, si incrociano, si amplificano in splendide canzoni conosciute, di nicchia, sentimentali, politicizzate, femministe, disincantate.

Si potrebbe festeggiare regalando splendide mimose o un galante invito a cena. Ma sarebbe una semplice e banale celebrazione, un rito ormai svuotato di senso civico e memoria storica. Allora si potrebbe forse pensare di festeggiare oggi la speranza, ripensando alla donna come progetto per un futuro prossimo che ha ancora bisogno di qualche tassello in più per essere sereno (questo in generale), e in particolare guardando alla donna nel Salento sotto più punti di vista, per costruire sul territorio spazi politici, sociali, culturali, ambientali, sanitari che rispecchino non solo le quote rosa ma diventino coscienza civica concreta e fattiva, e non spicciola propaganda politica da tirare in ballo in campagna elettorale.

Solo per fare un esempio nel merito di quanto sostenuto finora in questo intervento, diverse cittadine leccesi e salentine che in questi giorni chiamano il Cup (Codice Unico di Progetto) senologico della Asl di Lecce per la richiesta di accertamenti, si sentono dire che a giorni si sarebbero aperte le agende di prenotazione per gli esami al… 2018. Non c’è da aggiungere altro, se non che la tutela delle donne, anche per questioni così delicate, passa per ritardi burocratici e perversi meccanismi operativi che gettano la tutela della loro salute in una profonda e pericolosa deriva. (A cura del Meetup “Salentini Uniti con Beppe Grillo” e del senatore M5S Maurizio Buccarella)

3. E passiamo alla storia di questa Giornata internazionale che cade ogni anno l’8 marzo. L’obiettivo è riflettere sulle condizioni di lavoro delle donne e lottare contro le diseguaglianze fra uomo e donna, cominciando dalla leggenda e dalle origini della Festa. Una leggenda molto celebre narra che sia stata istituita il 1908 in memoria delle operaie morte nel rogo di una fabbrica di New York, la “Cotton”. In realtà si tratta, appunto, solo di una leggenda nata gli anni successivi alla Seconda Guerra Mondiale. In base a diversi fonti, esiste anche un’altra versione: la Festa sarebbe legata alla vicenda di un incendio, sì, ma divampato sempre il 1908, 12 marzo, in una fabbrica di Chicago (foto 1 sotto; ndr) occupata per uno sciopero da 129 operaie tessili che morirono tutte bruciate vive perché chiuse all’interno dell’edificio dal padrone.

Sembra vero che la versione più diffusa, conosciuta da tutti, sia proprio leggenda perché appare strano che i giornali americani dell’epoca non abbiano riportato alcuna notizia sul luttuoso episodio. Inoltre, la Giornata Internazionale della Donna è nata ufficialmente negli Stati Uniti il 28 febbraio 1909 lanciata e istituita dal Partito Socialista Americano che in quella data organizzò una grande manifestazione in favore del diritto delle donne al voto. Il tema era già stato a lungo discusso negli anni precedenti sia negli Usa (celebri gli articoli della socialista Corinne Brown, che ritroveremo fra un po’ - foto 2) sia dai delegati del 7° Congresso dell’Internazionale socialista tenutosi a Stoccarda il 1907.

Le radici di questa giornata sono da ricercare pertanto nel movimento internazionale socialista delle donne, quando il 1907 Clara Zetkin (delegata del partito socialdemocratico tedesco e dirigente del movimento operaio - foto 3: vtv.gob.ve) e Rosa Luxemburg (teorica della rivoluzione marxista e fondatrice del partito socialista polacco e del partito comunista tedesco - foto 4: combonianum.files.wordpress.com), organizzano la prima conferenza internazionale della donna. L’anno successivo, in America, il 3 maggio 1908, nel corso di una conferenza domenicale delle donne socialiste al Garrick Theater di Chicago, il conferenziere di turno non si presenta. Senza perdersi d’animo la giornalista Corinne Brown (rieccola) decide di presiedere personalmente l’assemblea.

Nella conferenza, chiamata in seguito “Woman’s Day” (‘Giorno della Donna’), si discute sullo sfruttamento operato dai datori di lavoro ai danni delle operaie in termini di basso salario e orario di lavoro, di discriminazioni sessuali e diritto di voto alle donne. Dall’evento nasce la decisione di “riservare l’ultima domenica di febbraio alla organizzazione di una manifestazione in favore del diritto di voto femminile”. Così, il 28 febbraio 1909, negli Stati Uniti, si celebra la prima e ufficiale giornata della donna che ha ripercussioni in tutto il mondo a partire, il 1910, da Copenaghen. Qui, in un nuovo incontro internazionale della donna, le socialiste americane propongono di istituire una “Giornata Internazionale” da celebrare sempre nell’ultima domenica di febbraio.

La ricorrenza, però, non viene rispettata tutti gli anni, né commemorata in tutti i Paesi, in quanto interrotta dalla Prima guerra mondiale. In seguito, a San Pietroburgo, l’8 marzo 1917 (23 febbraio, secondo il calendario giuliano in vigore in Russia), le donne della capitale guidano una grande manifestazione per reclamare la fine della guerra, chiedendo pane per i figli e ritorno degli uomini dal fronte: pane e pace! La debole reazione dei cosacchi, preposti a reprimere la protesta, incoraggia successive manifestazioni che portano al crollo dello zarismo, ormai completamente screditato e privo anche dell’appoggio delle forze armate. L’8 marzo 1917 rimane così nella storia a indicare l’inizio della ‘Rivoluzione russa di febbraio’.

Per questo motivo, e in modo da fissare un giorno comune a tutti i Paesi, a Mosca, il 14 giugno 1921 - seconda conferenza internazionale delle donne comuniste - si fissa all’8 marzo la “Giornata internazionale dell’Operaia” e il 1922, con l’aiuto di Clara Zetkin, anche Lenin proclama l’8 marzo “Giornata Internazionale delle Donne”, in ricordo di tutte le donne russe che il 1917 hanno sfidato la tirannia zarista assumendo una parte attiva nelle lotte sociali. Proprio la Zetkin ne dà l’annuncio sul giornale che dirige (“Die Gleichheit”, L’uguaglianza), suscitando diversi consensi, tanto che la ricorrenza comincia a essere celebrata in varie parti del mondo. In Italia la Festa inizia a celebrarsi il 1922 con la stessa connotazione politica e di rivendicazione sociale.

L’iniziativa prende forza il 1945, quando l’Unione Donne Italiane (foto 5), formata da aderenti a Pci, Psi, Partito d’Azione, Sinistra Cristiana e Democrazia del Lavoro, celebra la Giornata della Donna nelle zone dell’Italia già liberate dal fascismo. L’8 marzo 1946, per la prima volta l’Italia intera ricorda la Festa e sceglie come simbolo della ricorrenza la mimosa, che fiorisce proprio nei primi giorni di marzo. Negli anni successivi la Giornata diventa occasione e momento simbolico di rivendicazione dei diritti femminili - divorzio, contraccezione, legalizzazione dell’aborto - e difesa delle conquiste delle donne. Questi temi sono all’origine della vera esplosione in termini di popolarità e partecipazione. L’8 marzo diventa ancora più importante negli Anni ’70, che segnano la collaborazione dei movimenti femminili e femministi che operano attivamente per la legge sulla parità, il diritto al divorzio e l’aborto.


NB. Nella cartina di wikimedia.org (foto 6) sono raffigurati in rosso i Paesi nei quali l’8 marzo è giorno festivo (principalmente nei Paesi ex comunisti), in arancio quelli in cui è giorno di riposo solo per le donne (Cina e Madacascar) e in giallo quelli in cui si celebra la ricorrenza, ma non è giorno festivo, ad esempio in Italia.



 Redazione+Comunicati+Wikipedia

 

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