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11/07/2008

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Una a settimana le schede delle Torri Saracene

Clicca per Ingrandire A cominciare da oggi vi proponiamo le schede (curate da Terry Rauzino, una a settimana) delle Torri Saracene, ampliando la ricerca con quanto vi orbita e vi ha orbitato intorno. Costruite nel ‘500, servirono ad avvistare eventuali ma non infrequenti arrivi indesiderati. L’apertura spetta al bastione più vicino a Peschici: la Torre di Montepucci (foto del titolo).


POSIZIONE GEOGRAFICA

Ubicata su un tratto di costa affacciato direttamente a nord, in estate vi si vede sorgere e tramontare il sole sullo stesso mare. In lontananza le Tremiti e le isole dalmate. Verso est Peschici, distesa sulla Rupe in posizione suggestiva e più vicino, su uno sperone roccioso, 3 trabucchi. Guardando verso ponente si spazia lungo la costa che in un susseguirsi di spiagge e falesie porta a San Menaio, Rodi e alla duna che separa il lago Varano dal mare. Monte d’Elio chiude l’orizzonte a ovest. Il Monte Pucci risale verso sud fino a Umbra ricoperto da una fitta pineta d'Aleppo, cui s'accompagnano arbusti di lentisco, fillirea, cisto, varie specie di orchidee di cui il Gargano è particolarmente ricco e la pianta più caratteristica: la campanula garganica. Intorno agli anni '60 divenne per qualche anno residenza di Manlio Guberti che vi aprì un Club della Tavolozza. Pittore, incisore e poeta, aveva studiato musica e giurisprudenza, laureandosi nel '39 a Bologna. Diplomato nel '44 alle Belle Arti di Roma partecipò alla Biennale di Venezia e a oltre 50 personali in Italia e nel mondo. Yaroslav, a nord di Mosca, ne acquisì dipinti e incisioni dedicandogli una sezione della propria galleria. Amava i luoghi incontaminati e selvaggi. All’inizio degli anni '50 trascorse un periodo nel Far West dove interpretò magistralmente la magia del deserto. Uomo coltissimo, curioso di tutto, amava la solitudine del selvaggio Gargano e di Montepucci. Era capace di contemplare un’onda intuendo l’ordine nell’apparente disordine e leggendovi armonie “frattali”. Dall'epistolario da Monte Orcius: «Ho fatto diversi studi di onde; specialmente vedendole dall’alto capisco perché gli antichi aggiogarono al carro di Poséidon i cavalli, forse gli animali più belli della terra...».


LA SCHEDA

Denominazione manufatto: Torre di Montepucci.
Località: Promontorio del Gargano
Comune: Peschici - Provincia: Fg.
Latitudine: 41° 56’ 49” 20 - Longitudine: 16° 1’ 0” 12.
Significato toponimo: forse Monte Orcius, toponimo della zona.
Sistema di comunicazione: segnalazioni visive dall’una all’altra torre tramite fumo o fuochi, uso di campane o corni. Uomini a cavallo (cavallari) ne perlustravano il territorio circostante.
Proprietà: Demanio dello Stato.
Utilizzazione originale: controllava le incursioni saracene e ricorda periodi in cui il mare non era una presenza amica, ma un pericoloso varco aperto a pirati e corsari che periodicamente razziavano schiavi e raccolti sulle coste del Gargano.
Utilizzazione attuale: nessuna. Da qualche anno è sotto sequestro a evitare usi impropri degli ultimi concessionari.
Epoca di edificazione: 16° secolo (1569).
Autore: Alfonso Salazar visitò la regione e appaltò la costruzione di 21 torri a Giovanni Maria della Monica. Planimetria: struttura troncopiramidale senza caditoie in controscarpa e cordolo, completa nei 2 piani.


LA FLORA TIPICA

Pino d’Aleppo (pinus alepensis), habitat ideale a Montepucci, ha chioma irregolare, rada, a forma piramidale espansa verde-chiaro spesso a cono rovesciato di particolare bellezza. Cresce su rocce calcaree a picco sul mare. Sempreverde, alto fino a 22 mt., ha tronco contorto, inclinato, ramoso dal basso, corteccia grigiastra, rosso-bruna nelle profonde fessure, foglie aghiformi disposte in fascetti di 2, verde-chiaro, di 6-12 cm, fiori facilmente distinguibili, i maschili disposti in grappoli apicali giallo-dorati, frutti bruno-rossastri a coni solitari o appa-iati di 5-10 cm. Sullo stesso ramo spesso se ne trovano di 3 anni consecutivi nei diversi stadi di maturazione.
Campanula garganica - Una fra le più interessanti piante del Mediterraneo presente a Montepucci. Endemica (lo suggerisce il nome), presenta rosette di foglie e corolle stellate azzurro-violetto pallido, a volte bianche. Perenne, resistente all'inverno, ama la luce e l’ombra, e fiorisce nella stagione primaverile fra marzo e giugno.


LE RICETTE DEI TRABUCCHISTI

Cefalo e tagliatelle (in dialetto: “pesce trabucch' chi làine) - Ingredienti (4 persone): 4 cefali medi; 1 cipolla; 1 bottiglia di salsa, sale, peperoncino, olio. - Preparazione: sventrare i cefali, squamarli e lavarli. Tagliare finemente la cipolla, appassirla in olio, aggiungere la salsa e cuocere a fuoco lento per 15 minuti circa. Aggiungere i cefali, il peperoncino e, a piacere, una foglia di basilico o prezzemolo. Cuocere 15 minuti. Utilizzare il sugo per condire la pasta e servire il pesce come 2° piatto. Per le tagliatelle (“làine”): farina 300 gr., sale, acqua q.b. - Impastare farina e acqua, aggiungere un pizzico di sale, lavorare bene l'impasto, stenderlo col matterello per ottenere una sottile sfoglia, infarinarla, ripiegarla più volte e tagliare in senso verticale. Cuocere in abbondante acqua salata e condire col sugo del pesce.

Anguilla o capitone alla brace (‘ngille o capimazze arristoute) - Grigliare le anguille su brace viva, condirle con abbondante succo di limone e un pizzico di sale.

Mormore o barrette alla brace (murm're o sbarroni arristoute) - I pescatori consigliano di sistemare sulla griglia mormore o barrette senza pulirle né lavarle per sentire il sapore del mare (foto 3 sotto).

Seppia alla brace (secce arristoute) - Cuocerla lentamente su carboni non troppo vivi e rigirarla a lungo. Una volta cotta, tagliarla a pezzetti. Diverr à nera per via di sacca e interiora: è la particolarità del piatto. Condire con olio, prezzemolo, aglio tritato, sale.

Cefalo e pan bagnato (Nghioune a paninfusse) - Ingredienti (4 persone): cefali 1 kg, 1 cipolla, possibilmente fresca (spunzale), 4-5 pomodori, olio, sale, pane raffermo, acqua - Tagliare fina la cipolla, dorarla in olio, aggiungere i pomodori a pezzetti e cuocere i pesci per 10 minuti. Tagliare il pane in fette sottili, bagnarlo in piatti fondi e versare il brodetto, quindi sistemare i pesci sul pane.

(le ricette sono tratte da “Il trabucco tra storia e leggenda” di Angela Campanile, Edigraf, Foggia, 2004)


GLI ARTISTI DEI TRABUCCHI
Romano Conversano (foto 4 sotto) ha immortalato su tela i trabucchi, emergenti in una natura di pace e colore come strutture fantastiche, marchingegni che sembrano inventati da Leonardo, con paranchi, tiranti, a incarnare una tensione non solo strutturale, anche interiore (foto 5 sotto). Dalle lunghe antenne protese sugli speroni di roccia di Peschici, partono grandi immense reti, giù, nelle acque profonde del Mediterraneo.

Le foto di Peschici da lui scattate negli anni '50 sono bellissime. L'artista viveva qui nel Castello sulla Rupe, 90 metri di vertigine a picco sul mare (foto 6 sotto), costruito al tempo di Federico II, e successivamente fortificato come baluardo contro gli attacchi della pirateria dalmata e turca. Lo trasformò da stalla in dimora d'eccezione, meta di artisti e intellettuali italiani e stranieri.

Il Castello era chiamato dai Peschiciani «’a mamm u uent», la mamma dei venti. L'appellativo evocò in lui quel passo dell'Odissea in cui è descritta la dimora di Eolo, il re dei venti. A una finestra del Castello a strapiombo sul mare dove il vento imperava sovrano appese una canna con lunghe corde di chitarra (arpa eolica, la chiamò) dai suoni incredibili, struggenti. “Quanta vita, mamma mia!” si lascia sfuggire l'artista nel ricordo. I suoi dipinti ispirati al Gargano evocano risonanze della Grecia, madre culturale di questo pezzo assolato di Sud.

 Redazione

 

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