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01/03/2016

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NIENTE FUNGHI NEL GRANO IMPORTATO

Clicca per Ingrandire “Ora ci auguriamo che venga anche scritta in etichetta l’origine messicana del grano utilizzato per produrre la pasta e dare ai cittadini la possibilità di fare scelte di acquisto consapevoli”. Lo afferma la Coldiretti in riferimento agli ultimi risultati delle analisi del grano, sul quale era stata rintracciata nel campionamento effettuato dal Corpo forestale dello Stato nel porto di Bari (foto del titolo; ndr) ‘una indicazione di micotossina’, a cui sarebbe seguita, come annunciato, un’analisi più approfondita in laboratorio che ha dato esito negativo.

“Ringraziamo il Corpo Forestale dello Stato della Puglia - sottolinea la Coldiretti Puglia - per la stretta sui controlli, che auspichiamo continuino incessanti, e tutte le forze dell’ordine per l’attività di presidio che quotidianamente svolgono. Ci hanno permesso, infatti, di scoprire i vorticosi traffici di grano che da Paesi lontani giungono in Puglia per produrre pasta Made in Italy”. Ormai, si precisa alla Coldiretti, un pacco di pasta su tre è fatto con grano straniero senza farlo sapere ai cittadini che potrebbero voler sostenere la produzione regionale la quale invece, a causa di concorrenza sleale, rischia di scomparire.

“Come già stiamo facendo con le più grandi industrie del settore - sostiene la Coldiretti, - siamo pronti a collaborare con tutti coloro che vogliono valorizzare grano, territorio e lavoro della Puglia a sostegno dell’economia locale. Vanno affrontate una volta per tutte in maniera drastica tre storture fondamentali che condizionano fortemente l’andamento del settore: l’assoluta mancanza di norme che regolano il mercato mondiale (etichettatura di origine obbligatoria e tracciabilità delle produzioni), le importazioni speculative e il divario dei prezzi corrisposti alla produzione rispetto al consumo”.

E’ il presidente Gianni Cantele a ribadire la posizione di Coldiretti Puglia, dopo i controlli effettuati dal Corpo Forestale della Puglia al porto di Bari sui tir carichi di grano su cui gli agenti della Forestale hanno effettuato una prima analisi speditiva delle micotossine attraverso un kit innovativo, a cui sarebbe seguita, come annunciato, un’analisi più approfondita effettuata in laboratorio per accertare la contaminazione di altre micotossine e la presenza di metalli pesanti, perché è in corso un’inchiesta disposta dalle procure di Bari e Trani.

“Anche oggi, 1° marzo - continua Angelo Corsetti, direttore Coldiretti Puglia, - sono ferme a Bari due navi con 54mila tonnellate di grano e altre due arriveranno nelle prossime ore. In poche parole, e lo ribadiamo, è fatto con grano straniero un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia, ma i consumatori non lo possono sapere perché non è obbligatorio indicare la provenienza del grano in etichetta. In soli sette mesi è stato scaricato a Bari un milione di tonnellate di grano duro straniero e contemporaneamente i prezzi del grano pugliese sono crollati del 35 percento rispetto allo scorso anno, da 36 a 24 euro al quintale, su valori aldisotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia”.

Teresa De Petro


 Area Comunicazione Coldiretti (foto passionecrociere.com)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 02/03/2016 -- 16:25:39 -- vincenzo

Il problema - anzi, il GUAIO - è che, purtroppo, i cittadini non hanno la possibilità di boicottare, non dico il pane (che essendo venduto sfuso, non confezionato, senza etichettatura, non può essere discriminato), ma almeno la pasta, perché, per farlo, occorrono molti soldi, cioè non meno di 4-5€/kg. Chi non può permettersi questi costi, deve per forza di cose acquistare pasta che costa 0,70€/kg, sicuramente, è da immaginare - di dubbia provenienza. Ma io, poi, vorrei sapere: uscito il grano dal porto, chi ne segue le sorti, una volta giunto ai panifici ed ai pastifici?

 
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