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24/02/2016

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MANGIAMO PASTA E PANE FATTI CON GRANO STRANIERO

Clicca per Ingrandire Intensa, oggi 24 febbraio, l’attività all’interno dell’area commerciale del Porto di Bari, dove sono attraccate quattro navi: “Ecopride” con 44mila 647 tonnellate di grano proveniente da Cristobal (Panama), “Wes Nicole” proveniente da Dover (Regno Unito), “Glory One” e “Emerald Star”, provenienti rispettivamente da Vancouver e Montreal con un carico complessivo di 80mila tonnellate circa. Ma altrettanto intensa l’attività all’esterno del Porto di Bari, dove tir e camion carichi di grano ‘appena sbarcato’ sono stati verificati dal Corpo Forestale dello Stato della Puglia che ha fermato i mezzi al Varco della Vittoria e, dopo il controllo documentale, ha effettuato una prima analisi delle micotossine attraverso un kit innovativo all’interno della postazione mobile allestita per l’occasione.

E’ risultato positivo al test effettuato col kit ‘Agrastrip’ il campione di grano duro messicano e scaricato dalla “Ecopride”. Il ‘blitz’ è stato voluto e organizzato da Coldiretti Puglia, che ringrazia Corpo Forestale dello Stato di Puglia e Asl-Bari per l’attività incessante di presidio del territorio e per la prima fase odierna dell’attività di indagine mirata a salvare il grano italiano dagli scarichi quotidiani di ingenti quantitativi di prodotto straniero, a volte triangolato da porti europei e utilizzato dai trasformatori per fare pane e pasta “Made in Italy”, col “granaio d’Italia” che rischia di scomparire. “Abbiamo fermato finora - spiega il commissario capo del Corpo Forestale, Giuliano Palomba - sette camion per verificarne il contenuto.

“Una prima analisi - aggiunge - col ‘lateral flow test’ sul campione di grano duro trasportato da uno dei sette mezzi ha dato indicazioni di presenza di ‘aflatossine’ (micotossine, prodotte da funghi Ascomiceti o altre muffe, altamente tossiche e ritenute le sostanze più cancerogene esistenti; ndr). Abbiamo consegnato tutti i campioni alla Asl Bari e le analisi di conferma saranno effettuate dal laboratorio dell’Arpa Puglia. Inoltre, sarà verificata la presenza di metalli pesanti”. Un’analisi più approfondita, per accertare la reale qualità del grano e la presenza di metalli pesanti, sarà effettuata in laboratorio su disposizione delle Procure di Bari e Trani.

“La nostra manifestazione - denuncia Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia - intendeva accendere i riflettori sulla effettiva qualità del grano straniero che, dopo un lungo periodo di navigazione nelle navi, sbarca in Puglia per produrre pasta e pane senza alcuna indicazione in etichetta della reale origine. Se il grano è contaminato da micotossine, risultano contaminati anche pane e pasta, essendo resistenti alle alte temperature. Non meno preoccupante la contaminazione da deossinivalenolo (don). I parametri europei relativi ai limiti di ‘don’ (1750 ppb) sui cereali utili all’alimentazione umana sono quasi ‘doppi’ rispetto a quelli imposti in Canada (1000 ppb). In altre parole in Europa, quindi anche in Italia, è commestibile e può essere somministrato anche ai bambini ciò che in Canada non va bene neppure per gli animali”.

La stessa EFSA (European Food Safety Authority = Autorità Europea Sicurezza Alimentare) ritiene che l’assunzione alimentare per infanti (0-6 mesi) e bambini fra 1 e 3 anni, ma anche adolescenti e bambini in genere, possa essere motivo di preoccupazione, in quanto sono in una fase iniziale della vita quindi con peso corporeo relativamente basso. “In sette mesi, da luglio 2015 a febbraio 2016 - incalza il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti, - è stato scaricato nel Porto di Bari un milione di tonnellate di grano arrivate da Canada, Turchia, Argentina, Singapore, Hong Kong, Marocco, Olanda, Antigua, Sierra Leone, Cipro, spesso triangolato da porti inglesi, francesi, da Malta e Gibilterra.

Contemporaneamente è stata registrata la drastica riduzione del 25 percento del prezzo del grano pugliese, passato nello stesso periodo da 34 a 25 euro al quintale. Incalcolabili anche i danni in termini di impatto ambientale. Basti pensare che sommando la tratta che una nave compie per esempio dal Canada per raggiungere Bari e i 750 camion utili a scaricare una media di 20mila tonnellate di grano, considerando andata e ritorno, si stima una emissione di oltre 15mila tonnellate di anidride carbonica (CO2)”. Tutto ciò è il risultato di scelte poco lungimiranti fatte nel tempo da chi, secondo la Coldiretti, ha preferito fare acquisti speculativi sui mercati esteri di grano da ‘spacciare’ come pasta o pane “Made in Italy”, per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la reale origine del grano impiegato.

Un comportamento, si precisa, reso possibile dai ritardi nella legislazione comunitaria e nazionale che non obbliga a indicare la provenienza del grano utilizzato in etichetta. Con grano straniero è fatto un pacco di pasta su tre e circa la metà del pane in vendita in Italia ma i consumatori, denuncia sempre la Coldiretti, non lo possono sapere perché non è obbligatorio indicare la provenienza in etichetta. I prezzi del grano duro in Italia nel 2016, si sottolinea, sono crollati del 31 percento rispetto allo scorso anno su valori al di sotto dei costi di produzione che mettono a rischio il futuro del granaio Italia. In pericolo, si precisa, non ci sono soltanto la produzione di grano e il futuro di oltre trecentomila aziende agricole che lo coltivano, ma anche un territorio di due milioni circa di ettari a rischio desertificazione e gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy.

“Vanno affrontate una volta per tutte - denuncia il direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti - e in maniera drastica tre storture fondamentali che condizionano fortemente l’andamento del settore: l’assoluta mancanza di norme che regolano il mercato mondiale (etichettatura di origine obbligatoria e tracciabilità delle produzioni), le importazioni speculative e il divario dei prezzi corrisposti alla produzione rispetto al consumo. Ogni anno riprende la solita routine speculativa dove il grano duro subisce contrazioni di prezzo talvolta inspiegabili visto che il mercato comunitario quota in maniera superiore a parità di caratteristiche. Noi siamo sempre ai limiti del costo di produzione”.

L’attività borsistica delle Camere di Commercio (Milano, Bologna, Roma e Foggia), se non favorisce, agevola il fenomeno speculativo attraverso la scarsa trasparenza nella formazione del prezzo, oppure apportando variazioni nelle quotazioni in assenza di compravendite o per contratti di scarsa rilevanza economica, che rende necessario e urgente il riordino di tutta la materia come da tempo chiede Coldiretti. Intanto, non sono state mai apportate riduzioni di prezzi al consumo di pane e pasta che pure potevano essere fisiologiche nel periodo nel quale veniva ridotto il costo della materia prima. Non solo, nel corso del tempo la forbice si è ulteriormente allargata fra prezzi corrisposti alla produzione e quelli fissati al consumo, tant’è che oggi il differenziale tra grano duro e pasta è di circa 400 percento, grano tenero e pane intorno al 1.000 percento.

Per la Coldiretti Puglia risulta indispensabile ripristinare e mantenere la fiducia dei consumatori, incoraggiando il loro coinvolgimento nella politica di sicurezza alimentare, garantendo il monitoraggio e la trasparenza in tutta la filiera alimentare, e il maggior grado possibile di riconoscibilità delle caratteristiche essenziali dei prodotti, al fine di consentire loro di effettuare scelte di acquisto pienamente consapevoli basate su una completa informazione in merito alle caratteristiche dei prodotti.

Teresa De Petro*


*Coordinatore Progetto “Campagna Amica”

 Area Comunicazione Federazione Coldiretti Puglia

 

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