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23/02/2016

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INNO AL GATTO

Clicca per Ingrandire Chi ha letto la prima uscita della rubrica “Poesia”, inaugurata il 3 febbraio scorso, ne ha conosciuto il curatore, Vincenzo Campobasso, attraverso la sua biografia. Quindi sa che, oltre a essere un filosofo, è poeta, specializzato in ‘haiku’ e ‘tanka’ (ne ha scritti migliaia) che, però, hanno bisogno di definizione. Consigliamo pertanto la lettura delle Schede Wikipedia 1-2 in calce per comprenderne appieno sinteticità e immediatezza. Ma, da autentico poeta, si diletta anche nel ‘dipingere’ comportamenti e situazioni sociali con una raffinatezza e una eleganza senza pari. E’ il caso di queste due liriche, che proponiamo all’attenzione di chi ci segue, dove il gatto viene ‘sviscerato’ nei suoi atteggiamenti caratteristici, che in molti hanno osservato ma in pochi hanno saputo coglierne le peculiarità.

La prima - “Che vita, Micione!” - è stata destinataria il 2002 del Primo Premio di poesia dedicata al gatto al concorso “Editoriale Sette” di Firenze e fa parte della silloge “Altra Poesia”. La seconda - “Lezione di vita” - mette in cattedra l’animale domestico (si fa per dire, data l’autonomia e l’indipendenza tipiche della sua psicologia), che si permette di redarguire gli umani comportamenti con una ironia e una sagacia da grande sapiente. Ciò che più sorprende è constatare che l’autore… non ha mai posseduto un gatto (“le poesie sono scaturite dall’attenta osservazione dei comportamenti di felini non miei”, confessa).


CHE VITA, MICIONE!

Darei tant’oro almeno quanto pesi
e forse ancor di più
per sapere che ti frulla nella testa quando
acciambellato sul sofà
- proprio sul mio lato preferito! –
mi sbirci con un occhio solo,
dal basso verso l’alto,
con quel tuo fare da granduca,
con quell’aria di grande strafottenza.
Pare che tu voglia dire che tu solo
tra i viventi della terra ed oltre
possiedi scienza e conoscenza
e che tu solo sei pieno di saggezza e di virtù…
Sarà per le tue sette o nove vite,
sarà per l’alone di mistero che t’avvolge,
sarà per non so cosa,
ma sento, dopotutto, che di certo
non hai torto o - per dirla in positivo -
che di ragione ti son colmi pure i peli.
Non c’è che dire, meriti rispetto!
In giro te ne vai dovunque vuoi
senza l’ombra d’un guinzaglio
e, se pur sembra che ti si tiene chiuso,
tra le quattro mura del proverbio,
sei ben lontano dal sentirti
come un prigioniero; tu sei il vento
- in carne ed ossa, - sei più grande d’un pascià,
sei (e vorrei sapere chi lo disconosce!),
sei padrone di padroni, sei l’assolutista
per antonomasia!
Vegli e dormi a tuo piacere, ti sdrai
ti giri ti rigiri ti contorci
sbadigli, fai finta che t’annoi,
poi t’alzi ti stiracchi ti muovi, fuori
e dentro casa, con l’atteggiamento e l’andatura
d’un generale che rassegna le sue truppe e,
prima di tornare per la notte
nella tua calda cuccia
fatta di piume d’oca e di bambagia,
ti fermi a farmi quattro fusa
per ottenere in cambio qualche coccoletta
ed una scodellata di buon latte…
Che vita, micione!


LEZIONE DI VITA

Ziiiiii!... Crasc!

Lungo strisciar di ruote sull’asfalto,
inutile frenata, un grande botto.
L’una nell’altra - due grosse auto,
un cartoccio di lamiere contorte
pozze d’acqua
arcobaleni di benzina ed olio,
una donna riversa nel suo sangue;
dal groviglio informe di rottami, lamenti
e pianti di feriti molto gravi.
Corri corri
grida strilli isterismo collettivo.
“Un morto!” – “due morti… ed anche una ba…
No, la piccina è viva… s’è salvata!”
“Non fumare… stai attento!... Via di qua!”
“Tu, che guardi, aiuta o t’allontani!”…
E mentre cresce in tutti il parossismo
in lontananza già - che meraviglia!
un suono di sirena fende l’aria.
Qualcuno può sperare di salvarsi:
che sollievo!

Un gatto (un gatto rosso - non un nero!)
passando per l’incrocio vi si ferma
con tre zampette a terra ben piantate,
una a mezz’asta - come bandiera a lutto.
Guarda - scruta…
Poi, muovendo le vibrisse, la coda
in alto inarca in segno di sussiego e,
scuotendo la testina dissenziente,
miagola e fissa proprio me negli occhi.
“Dunque hai visto? - par che dica.
Siete pur sempre voi persone umane
che in ogni modo, in guerra ed anche in pace,
non fate che ferirvi ed ammazzarvi!
Questo, a noi gatti - e a tutti i quattrozampe,
non succede!
Avete il privilegio d’un cervello
capace d’intelletto sterminato,
poi, senza una ragione, v’azzuffate,
persino v’uccidete, a vostro dire,
come delle… bestie!”

Nel commento apparso su facebook, dove le liriche sono state postate, si legge: “Belle e diverse fra loro, pur avendo un unico tema: il gatto. In ‘Lezione di vita’ l’autore ha descritto l’incidente in modo così verosimile da sembrare di assistervi in prima persona, in mezzo al ‘corri-corri’ frenetico dei soccorritori. E poi, all’improvviso compare lui, il gatto che, sornione, dà la sua ‘lezione di vita’. La seconda è un vero e proprio inno al gatto, descritto in tutti i suoi aspetti e comportamenti. Sono sorpresa che sia riuscito a descrivere in un modo così preciso e minuzioso un gatto senza averne mai avuto alcuno. Ha dimostrato un notevole spirito di osservazione e una considerevole capacità descrittiva” (Maria Ruggiero Notari).

Entrambe le liriche ci sono arrivate tramite e-mail accompagnate da un “… per darti atto di come si può chiacchierare musicalmente!” Alla nostra richiesta del perché la scelta proprio di quell’avverbio, ‘musicalmente’, l’autore ha risposto: “Ma le hai lette? E, leggendole, non hai avvertito l’ondeggiare dei versi, sollecitati da ritmi cangianti che ne fanno avvertire la ‘musicalità’? La musica crea movimento, il movimento crea musica”. Solo allora abbiamo capito perché la redazione lo ha voluto come curatore della nuova rubrica poesia!

p.g.


SCHEDA 1

HAIKU = Componimento poetico nato in Giappone nel 17° secolo. Generalmente è composto da tre versi, secondo lo schema 5-7-5, per complessive diciassette ‘morae’ (e non sillabe, come comunemente creduto), cioè diciassette unità di suono determinanti ciascuna la quantità di una sillaba pari alla sua lunghezza dal punto di vista vocale. Inizialmente indicato col termine ‘hokku’ (“strofa d’esordio”), deve il suo nome attuale allo scrittore giapponese Masaoka Shiki (1867-1902), il quale coniò il termine verso la fine del 19° secolo, quale forma contratta dell’espressione ‘haikai no ku’ (letteralmente “verso di un poema a carattere scherzoso”).

Il genere haiku, nonostante già noto e diffuso in Giappone, conobbe un fondamentale sviluppo tematico e formale nel periodo Edo (1603-1868), quando numerosi poeti - fra cui Matsuo Bashō, Kobayashi Issa, Yosa Buson e successivamente lo stesso Masaoka Shiki - utilizzarono prevalentemente questo genere letterario per descrivere natura e accadimenti umani direttamente collegati a essa.


SCHEDA 2

TANKA (“poesia breve”) = Componimento poetico di 31 ‘morae’ nato nel 5° secolo d.C. in Giappone. Grazie alla sua versatilità e alla pratica ininterrotta, non ha subìto variazioni nel corso dei sedici secoli della sua storia. A partire soprattutto dal 17° secolo, i primi tre versi iniziarono a essere usati come una poesia a sé, dando così vita all’haiku. Diviso in due parti, è formato da 5 versi di 5 e 7 ‘morae’ così disposti: 5-7-5 / 7-7. I primi tre formano il ‘kami no ku’ (strofa superiore), gli ultimi due lo ‘shimo no ku’ (strofa inferiore). Le due parti devono produrre un effetto contrastante.

Il tanka, come l’haiku, è molto diffuso e praticato in Giappone sia da letterati, sia da gente comune. Ancora adesso l’imperatore indice annualmente una competizione per il miglior tanka dell’anno, fornendo il tema a cui attenersi. E’ stato praticato anche da autori occidentali, come Jorge Luis Borges, Jacques Roubaud e Nicolas Grenier.



 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 24/02/2016 -- 07:35:31 -- vincenzo

NOTE ALLE DUE SCHEDE. 1, MORA è termine valido per il giapponese, che le conta in base alla presenza delle vocali: ciascuna vocale (incluse quelle che stanno come segno di punteggiatura) rappresenta una MORA; per l'italiano il termine è SILLABA, perché noi non contiamo le vocali, tantomeno i segni di punteggiatura; 2, per semplicità o per altra ragione, HAIKU, da altri autori/curatori è inteso come POESIA (KU) DEL VIANDANTE (HAI); 3, TANKA, BREVE (TAN),COMPONIMENTO (KA): non deve necessariamente contenere un contrasto tra i primi tre versi ed i successivi due; può, infatti, trattarsi anche di una poesia d'amore che, s'inizia con il primo verso e termina con l'ultimo: un unico concetto. Oggi TANKA e WAKA possono essere assimilati ed interscambiati.***

-- 24/02/2016 -- 07:51:05 -- vincenzo

*** Ho composto pochi TANKA, alcune migliaia di HAIKU "canonici", seguendo la sillabazione poetica, italiana, non quella grammaticale-ortografica, che molti nostrani haijin adottano (un po', forse, per pigrizia, un po', forse, per comodità). Bisognerà parlarne a parte...

 
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