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02/02/2016

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DAL BAUHAUS AL MARE

Clicca per Ingrandire Inaugurata sabato 30 gennaio, alle ore 18.30, nella Galleria della Fondazione Banca del Monte di Foggia (via Arpi 152), la mostra antologica “Dal Bauhaus al mare. Opere su carta (1924-1995)”, dedicata al Maestro italo-tedesco Alfredo Bortoluzzi, vissuto per oltre quarant’anni a Peschici dopo essersi formato al Bauhaus di Dessau e avere svolto l’attività di ballerino e coreografo nei principali centri europei. “Con questa mostra - ha dichiarato il presidente della Fondazione Banca del Monte, Saverio Russo - si completa la prima fase di un percorso di ricerca dedicato ad Alfredo Bortoluzzi, iniziato il 2009 pochi mesi dopo l’acquisizione del fondo costituito dalle opere su carta dell’Artista.

“Ma sarebbe ora delittuoso - aggiunge - chiudere a chiave in qualche deposito questo lavoro, le opere su carta, le copie del catalogo e l’archivio di Bortoluzzi, ritenendoci soddisfatti di quanto abbiamo realizzato, crediamo di poterlo dire, con lungimiranza in questi anni. Adesso è bene che Bortoluzzi riprenda a viaggiare. Lo faranno le opere, accompagnate dal catalogo di questa mostra, verso le città, le sedi museali e gli spazi espositivi che decideranno di ospitare la nostra proposta, riportando Bortoluzzi, ce lo auguriamo, lungo le strade che ha percorso, i luoghi del sapere e della creatività che l’hanno formato, a reincontrare gli artisti che ha conosciuto e l’hanno ispirato”.

Alla serata inaugurale è intervenuto l’architetto svizzero Mario Botta, una delle maggiori figure dell’architettura contemporanea, che di Alfredo Bortoluzzi fu amico e qualche anno dopo la sua morte riportò alla ribalta internazionale le opere dell’Artista con una grande mostra organizzata nel Museo di Mendrisio (Canton Ticino). Botta ha anche firmato l’introduzione al catalogo che accompagna la mostra dove, dopo aver sottolineato che l’impegno intrapreso dalla Fondazione Banca del Monte di Foggia in questi anni, con mostre e pubblicazioni del “Fondo Bortoluzzi”, è stato anche un modo per conoscere e valorizzare, oltre che l’Artista, il territorio che lo ha ospitato per quasi quarant’anni, si è soffermato anche sui registri espressivi e sulla poeticità e profondità del linguaggio pittorico di Alfredo Bortoluzzi.

“La molteplicità dei temi affrontati - si legge: - la danza, il corpo umano, le maschere, i ritratti o l’astrazione geometrica (che lo riporta periodicamente ai primi amori compositivi del Bauhaus) per l’artista diviene pretesto per interpretare lo svolgersi della storia e della sensibilità cresciuta nel tempo, confrontarsi con il mistero della pittura e penetrare i misteri del vivere”. Le opere esposte sono oltre cento, “in un percorso - dicono i curatori del Fondo e della mostra, Gaetano Cristino e Guido Pensato - che riconduce sinteticamente a unità i segmenti fino a oggi esplorati, raccogliendoli attorno a un nucleo consistente di lavori che l’Artista teneva riservati per sé, sulle pareti della sua casa: il Bortoluzzi di Bortoluzzi”.

La mostra rimarrà aperta fino al 27 febbraio coi seguenti orari: dal lunedì al sabato: 9.30-13 e 17-20.


LA SCHEDA = Alfredo Bortoluzzi (Karlsrhue, Germania, 1905 - Peschici, Foggia, 1995), pittore, ballerino e coreografo, nasce in Germania da genitori italiani. Frequenta dapprima l’Accademia di Karlsrhue e quindi, dal 1927 al 1930, il Bauhaus, a Dessau, dove ha come maestri Wassilii Kandinskij, Joseph Albers, Oskar Schlemmer e soprattutto Paul Klee, di cui diviene molto amico e influenza particolarmente la sua concezione della pittura come “gioco con le cose ultime”. Tiene la sua prima mostra a Berlino, il 1930. Il 33 partecipa alla Mostra degli artisti del Bauhaus a Düsseldorf, ma la collettiva viene vietata e sequestrata dai nazisti. Esule a Parigi, si dedica prevalentemente al balletto classico, occupandosi anche delle coreografie e delle scenografie.

Apprezzato per questa sua attività dapprima in Francia e, nel dopoguerra, anche nei maggiori teatri della Germania di Bonn, Bortoluzzi ritorna comunque alla pittura. E’ protagonista fra l’altro della rassegna “50 Jahre Bauhaus” itinerante per il mondo. Il 1946 espone ad Heidelberg alla “Mostra degli artisti proibiti dai nazisti” (con Klee, Kandinskij e altri). Il 1958, a seguito di un incidente, lascia la vita teatrale e, benché come pittore abbia già un mercato internazionale al più alto livello con la consacrazione dei maggiori critici europei, sceglie di vivere sulla Montagna del Sole, il Gargano, a Peschici, trovando nello scenario del promontorio, non solo una fonte inesauribile di ispirazione, ma soprattutto “un approdo determinante ai fini della elaborazione del suo linguaggio maturo”.

Loris Castriota Skanderbegh


 Ufficio Stampa

 

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