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28/01/2016

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LA “GRANDEZZA” DI UN “GRANDE PADRE”

Clicca per Ingrandire Grande movimento anche quest’anno in occasione della festa di San Giovanni Bosco (31 gennaio) a Rodi Garganico nella Chiesa Madre di San Nicola di Mira. Il parroco don Michele Pio Cardone, molto vicino ai giovani rodiani, nel presentare il programma della festa ha ricordato che il 2016 è l’Anno Santo dedicato alla Misericordia. A san Giovanni Bosco, infatti, i suoi figli e figlie spirituali riconoscono la grande capacità di essere stato un diffusore della misericordia di Dio verso i giovani che il santo educatore accoglieva nel suo oratorio.

Ha incarnato pienamente l’istruzione - “gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date” - di Gesù ai suoi apostoli. Fin da piccolo, Giovannino ha sperimentato la misericordia del Padre quando, rimasto orfano a due anni, il buon Dio ha rinforzato le spalle a mamma Margherita per essere in grado di assolvere anche alle funzioni paterne. Questa delicatezza di Dio nei suoi confronti, don Bosco l’ha condivisa ai suoi ragazzi, divenendo un vero apostolo della Confessione. Nella sua santa furbizia, aveva compreso il valore della fotografia, un mezzo di cui non tutti potevano ancora beneficiare.

Ecco, allora, che uno degli scatti più famosi in cui appare don Bosco - il quale rimane uno dei santi più fotografati dell’Ottocento - lo ritrae seduto mentre confessa un gruppo di ragazzi. La Confessione era il mezzo più efficace attraverso il quale il santo ‘spiegava’ ai suoi piccoli penitenti che l’amore di Dio, la sua grande misericordia, supera ogni loro errore. Il santo è stato per loro la carezza di un padre che molti non avevano mai sperimentato. Egli è riuscito a tradurre tutto questo con l’amorevolezza che costituisce, insieme a ‘ragione’ e ‘religione’, un caposaldo del suo ‘sistema preventivo’.

In base alla varietà delle situazioni di povertà e abbandono dei suoi giovani, don Bosco si è fatto loro prossimo come padre, fratello, amico. A monte di questa misericordia ‘salesiana’, c’è tutta la pena che don Bosco ha sofferto incontrando ragazzi delle carceri di Torino, o vedendo molti altri scorrazzare allo sbaraglio per le vie della città. Oggi più che mai la figura di San Giovanni Bosco é fondamentale, in tempi dominati da quella che il Papa saggiamente chiama ‘emergenza educativa’. Le sue enormi qualità educative e formative ancora oggi sono sotto gli occhi di tutti.

Non è sbagliato definirlo un grande santo della contemporaneità. San Giovanni Bosco intuì che senza bontà, senza una sana dose di saggezza, non si educa e i metodi bruschi non servono a nulla. Indubbiamente non fu mai incline a lassismo o indulgenza, ma seppe saggiamente coniugare rigore e rispetto delle regole coi modi gentili e amorevoli. La sua fu la prova tangibile che non è possibile educare bene senza amore e rispetto. L’amore appiana tante situazioni difficili e un tocco di tenerezza sa facilitare molto i rapporti umani. Quella tenerezza di cui ci parla tanto Papa Francesco.

Ecco, la forza dirompente del sorriso e della comprensione. Don Bosco è qualcosa di più di un riferimento nella vita di Papa Francesco. A cominciare dalla terra di origine della famiglia: le stesse colline astigiane. I Bergoglio partirono il 1929 da Portacomaro, un paesino vicino ad Asti. Lì erano arrivati da Castelnuovo, agli inizi dell’Ottocento. Il padre del futuro Papa aveva ventuno anni. Anche da cardinale, Bergoglio ha mantenuto i contatti coi cugini piemontesi, infilando nei messaggi qualche espressione in piemontese, la lingua che parlava don Bosco.

Papa Francesco conserva nel suo breviario (“gli sono affezionatissimo: è la prima cosa che apro al mattino e l'ultima che chiudo quando vado a dormire”) la poesia “Rassa nostrana” (La nostra razza) del poeta torinese Nino Costa. San Giovanni Bosco attribuì grande importanza ai ragazzi. Comprese con largo anticipo che la società ha bisogno di ragazzi seri, ma educati e preparati, e senza un nuovo umanesimo, coniugato a rigorosa preparazione, non si va da nessuna parte. Valorizzò il mondo delle parrocchie che contribuirono a togliere letteralmente dalla strada molti ragazzi con la centralità dei cortili e degli oratori.

Oggi sentiamo la mancanza dei vecchi e cari ‘oratori’, quando le parrocchie erano autentici e grandi centri di raccolta. Non che la colpa oggi sia dei parroci, ma di una società che cerca di sminuire il valore e la forza di unione delle parrocchie che fortunatamente, grazie a bravi preti, stanno recuperando la loro centralità. Insomma, San Giovanni Bosco fu un instancabile santo educatore a tutto campo e persona dotata di enorme cuore e sensibilità.

Tina Guerra

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