Testa

 Oggi è :  21/12/2024

Benvenuto  nel Giornale

CERCA GLI ARTICOLI :

  

Testo scorrevole
Sx

  L'ARTICOLO

07/07/2008

Dimensione carattere normale  Ingrandisci dimensione carattere  Ingrandisci dimensione carattere

Segnala

Quando i Micenei … sbarcarono a Peschici

Clicca per Ingrandire Al 42° convegno internazionale di studi sulla Magna Grecia di Taranto il soprintendente per i Beni archeologici della Puglia, Giuseppe Andreassi, nella sua relazione su ricerche, scavi, mostre archeologiche e restauri del 2001, presentò fra le novità i risultati dello scavo effettuato dall’archeologa Anna Maria Tunzi al Grottone di Manaccora a Peschici.

Il sito, «autentico caposaldo italiano dell’età del Bronzo», si affaccia sullo splendido scenario naturale al lato nord della Baia situata a 6 km da Peschici, sulla litoranea per Vieste. Dagli anni Trenta, Ugo Rellini, Elise Baumgartel e Romano Battaglia hanno legato il loro nome prestigioso a questo luogo archeologico d’importanza internazionale. Negli anni ‘90, la ripresa delle indagini stratigrafiche è avvenuta ad opera della Tunzi.

A Peschici, già dal 2° millennio a.C., in uno spazio protetto dell’ampia cavità del grottone di Manaccora, un ipogeo fu utilizzato come luogo di culto, con modalità simili a quelle degli ipogei di Trinitapoli, nel Tavoliere. Folte comunità di pastori e naviganti, circa 3mila persone si avvicendarono nell’occupazione della grotta, che fungeva per loro da comodo riparo. Lungo le sue pareti si aprono numerose cavità destinate a scopo funerario. Ceramica e armi sono state rinvenute nelle sepolture di un ricco ceto sociale, appartenente ai grandi produttori di metalli di cultura micenea e centroeuropea, approdati sulle coste garganiche durante il Bronzo recente (12° sec. a.C.). Fra essi, una vera e propria classe di artigiani lavorava sul posto i metalli, come attestato da alcuni spilloni in bronzo rinvenuti durante gli scavi del 1990.

La presenza di pugnali, spade, monili a occhiali (decorazioni di vestiti), presenti soltanto nel corredo di qualche sepoltura, ha fatto ipotizzare che esistessero marcate differenze sociali legate alla ricchezza e al potere esercitato dai singoli individui della comunità. Sono stati rinvenuti anche svariati “dolii” (vasi funerari), che hanno assolto alla funzione di tomba singola o doppia per bambini appena nati, e altri ancora sono serviti in riti e cerimonie funebri. Le attività legate a tessitura e filatura sono documentate dalla presenza di svariate museruole e pesi da telaio. La lavorazione del latte è attestata dal rinvenimento di specifici attrezzi, come i colini.
Anche l’esistenza di una pratica metallurgica locale è comprovata dalla scoperta di una forma di fusione in arenaria. Le fogge sono simili a quelle diffuse in area padana durante il Bronzo recente. Secondo l’archeologa Grazia Del Duca, le attestazioni dei contatti del Gargano nord con l’area balcanica e centroeuropea, comprovate da vari reperti del Grottone, smentiscono per quest’area, lo stereotipo di zona periferica, lontana dalle principali vie di transito commerciale. Qui, infatti, i commercianti di ambra e i metallurghi micenei trovarono porti naturali e comodi ripari, fondando veri e propri villaggi pre-protostorici. Come quello presente sulle punte rocciose di Manaccora, appena sopra la Grotta.

L’incontro della popolazione indigena con quella esterna, nonostante l’introduzione di innovazioni culturali, non impedì la conservazione di taluni usi, quali la sepoltura collettiva in grotte naturali, risalente alla fine del Bronzo medio (14° sec. a.C.), come si evince dal confronto con l’ipogeo “a grotticella artificiale” scoperto a Trinitapoli.

La stratigrafia archeologica del sito di Manaccora è complessa: nei livelli superiori contiene anche resti di ceramica di età arcaica e classica, con decorazioni ioniche del 6° secolo a.C., e anfore da trasporto di tipologia italica di età romana. Il Parco Archeologico sorto in loco è stato finanziato da Parco Nazionale del Gargano, Regione Puglia e Comune di Peschici, arricchendo la proposta culturale che la “perla del Gargano” offre nei mesi estivi ai numerosi turisti italiani e stranieri che continuano a sceglierla come meta preferita di vacanza.

Da qualche anno, è stato approntato, a cura degli enti citati e della Sovrintendenza di Bari, un sito web in italiano e inglese interamente dedicato al Grottone di Manaccora. Suggestivo il titolo ispirato dalla Tunzi: «Dentro la Roccia. Gli Dei, la Morte, la Vita». Oltre al contributo scientifico della Tunzi, da segnalare l’interessante sezione didattica, curata da Teresa Marino e Loreta Soldano. Il percorso è riservato agli studenti under 14 i quali, guidati dai loro coetanei della scuola media «Libetta» di Peschici, si potranno addentrare nei segreti del virtuale sito archeologico. Con un piccolo quiz interattivo… di verifica. Occhio quindi all’indirizzo web, da inserire senz’altro tra i preferiti: “www.grottonemanaccora.com”.
Un dubbio finale: tutti i ricchi reperti, trovati dai grandi archeologi del passato, ritorneranno alla base? Gli elementi fittili, frammisti a oggetti in metallo, quali spadini e coltelli, rinvenuti nelle missioni archeologiche degli anni Trenta, oggi sono soltanto in parte conservati presso il Museo delle Origini di Roma e presso il Museo Nazionale di Taranto. Degli altri numerosi reperti non si conosce neppure la locazione. Speriamo non si siano persi in qualche scantinato del Ministero dei Beni culturali…

Teresa Maria Rauzino


LA CURIOSITÀ / La selce, oro preistorico
Gli scavi effettuati da Anna Maria Tunzi Sisto al grottone Manaccora hanno rilevato la presenza di manufatti di area egeo-anatolica. Popoli provenienti da Libano, Palestina, Anatolia, sbarcarono sul Gargano, dopo aver solcato il Mediterraneo, navigando sottocosta con imbarcazioni di piccolo cabotaggio per non incorrere in eventuali tempeste. Quali furono le motivazioni che spinsero verso i lidi del Gargano Nord queste genti provenienti dall’Egeo e dall’Oriente? Secondo l’archeologa Grazia Del Duca, ispettore onorario ai Beni Culturali di Peschici, si può tranquillamente avanzare l’ipotesi che la presenza di enormi giacimenti di selce sia stato il principale motivo d’attrazione che il Gargano Nord esercitò per i migranti del passato. Questi popoli ebbero l’esigenza di colonizzare le zone costiere del promontorio per sfruttarne le immense risorse litiche. Allora la produzione di utensili e armi avveniva attraverso la scheggiatura della selce e di altre pietre dure, una delle operazioni tipiche della Preistoria nella fase dell’Eneolitico, periodo che durò un millennio: dai 3mila ai 2mila anni pri-ma della nascita di Cristo. Poi iniziò l’età dei metalli. Dunque più di 4mila anni fa a Peschici in località Valle Sbernia, sull’attuale rettilineo della Statale 89 Peschici-Vieste, era attiva una grande miniera/officina. Alla Defensola, presso Vieste, vi era una delle più estese aree silicee di tutto il bacino mediterraneo. Si scavava, ha scoperto una équipe dell’Università di Siena, in posizione supina, distesi per terra probabilmente con piccoli picconi con i quali si scheggiava la parete di selce al chiarore delle lucerne in pietra. (t.m.r.)

 Redazione

 

Dimensione carattere normale  Ingrandisci dimensione carattere  Ingrandisci dimensione carattere

Segnala

 

 
 

  Commenti dei Lettori:

 
Dx
 

ACCESSO AREA UTENTI

 

 Username

Password

 

Area Privata

Logout >>

 

     IL SONDAGGIO

 
 

VIDEO DELLA SETTIMANA

ESTATE E SANITA

 

STATISTICHE .....

Utenti on line: 1334

 
 
Inferiore

powered by Elia Tavaglione

Copyright © 2008 new PUNTO DI STELLA Registrazione Tribunale n. 137 del 27/11/2008.

Tutti i diritti riservati.