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10/02/2015

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LA TRAGICA STORIA DELLE FOIBE

Clicca per Ingrandire Le foibe sono cavità naturali, pozzi, presenti sul Carso (altipiano alle spalle di Trieste e dell'Istria - foto 1 sotto). Alla fine della Seconda guerra mondiale i partigiani comunisti di Tito vi gettarono (infoibarono) migliaia di persone, alcune dopo averle fucilate, alcune ancora vive, colpevoli di essere italiane o contrarie al regime comunista. Purtroppo è impossibile dire quanti furono gettati nelle foibe: circa mille sono state le salme esumate, ma molte cavità sono irraggiungibili, altre se ne scoprono solo adesso (70 anni dopo) rendendo impossibile un calcolo esatto dei morti. Approssimativamente si può parlare di 6-7mila persone uccise, alle quali vanno aggiunte più di 3mila persone scomparse nei gulag (campi di concentramento) di Tito.

Gli infoibati erano prevalentemente italiani. In generale tutti coloro che si opponevano al regime comunista titino: vi erano quindi anche sloveni e croati. Gli italiani erano ex fascisti, ma soprattutto gente comune colpevole solo di essere italiana e contro il regime comunista. Le vittime dei titini venivano condotte, dopo atroci sevizie, nei pressi della foiba. Qui gli aguzzini, non paghi dei maltrattamenti già inflitti, bloccavano polsi e piedi tramite fil di ferro a ogni singola persona con l’ausilio di pinze e, successivamente, legavano gli uni agli altri sempre tramite il fil di ferro. I massacratori si divertivano, nella maggior parte dei casi, a sparare al primo malcapitato del gruppo che ruzzolava rovinosamente nella foiba spingendo con sé gli altri. (La foto del titolo è tratta da un opuscolo inglese).

Nel corso degli anni questi martiri sono stati vilipesi e dimenticati. Storiografia, Stato italiano, politica nazionale, scuola, hanno completamente cancellato il ricordo e ogni riferimento a chi è stato trucidato per il solo motivo di essere italiano o contro il regime comunista di Tito. La foiba più ‘incriminata’è quella di Basovizza. In origine pozzo minerario, divenne nel maggio del 1945 un luogo di esecuzioni sommarie per prigionieri, militari, poliziotti e civili, da parte dei partigiani comunisti di Tito, dapprima destinati ai campi d'internamento allestiti in Slovenia e successivamente giustiziati a Basovizza.

Le vittime destinate a essere precipitate nella voragine di Basovizza, venivano prelevate nelle case di Trieste, durante i 40 giorni di occupazione jugoslava della città (dal 1 maggio 1945). A Basovizza arrivavano gli autocarri della morte con il loro carico di disgraziati. Questi, con le mani straziate dal fil di ferro e spesso avvinti fra loro a catena, venivano sospinti a gruppi verso l'orlo dell'abisso. Una scarica di mitra ai primi faceva precipitare tutti nel baratro. Sul fondo chi non trovava morte istantanea, dopo un volo di 200 metri, continuava ad agonizzare fra gli spasmi delle ferite e le lacerazioni riportate nella caduta fra gli spuntoni di roccia. Molte vittime erano prima spogliate e seviziate.

Quanti furono? Per quanto riguarda specificamente le persone fatte precipitare nella foiba di Basovizza, è stato fatto un calcolo inusuale e impressionante. Tenendo presente la profondità del pozzo prima e dopo la strage, fu rilevata la differenza di una trentina di metri. Lo spazio volumetrico conterrebbe le salme di oltre duemila vittime. Una cifra agghiacciante. Ma anche se fossero la metà, questa rappresenterebbe pur sempre una strage immane... e a guerra finita!

Il 1980, in seguito all'intervento delle associazioni combattentistiche, patriottiche e dei profughi istriani-fiumani-dalmati, il pozzo di Basovizza e la Foiba n.149 vennero riconosciute quali monumenti d'interesse nazionale. Il sito di Basovizza, sistemato dal Comune di Trieste, divenne il memoriale per tutte le vittime degli eccidi del 1943 e ’45, ma anche il fulcro di polemiche per il prolungato silenzio e il mancato omaggio delle più alte cariche dello Stato. Tale omaggio giunse il 1991, anno cruciale per la dissoluzione jugoslava e dell'Unione Sovietica, quando a Basovizza si recò l'allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, seguito due anni più tardi dal successore Oscar Luigi Scalfaro, che nel 1992 aveva dichiarato la Foiba di Basovizza “Monumento Nazionale”.





 foibadibasovizza.it (testo e foto)

 

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