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16/01/2015

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EUTANASIA SÌ, EUTANASIA NO

Clicca per Ingrandire Martin Pistorius, 39enne sudafricano (foto del titolo, con la moglie; ndr), dopo dodici anni di coma cosiddetto ‘irreversibile’, si è risvegliato. Oggi racconta così la sua esperienza di stato vegetativo cominciata quando a soli 12 anni si ammala (forse) di meningite da criptococco. “All'inizio non ero consapevole di nulla, solo dopo circa due anni mi sono risvegliato e ho cominciato a essere cosciente di ogni cosa che mi veniva fatta o detta”. I genitori, Rodney e Joan, aggrappati alla speranza che il figlio si sarebbe ripreso, lo hanno curato amorevolmente per tutti questi anni.

Cosciente come lo è qualunque persona, sottolinea: “Erano tutti così abituati a considerarmi incosciente, che non si sono resi conto di quando ho cominciato a essere nuovamente cosciente. “La mia paura - prosegue - era che dovessi passare così il resto della mia vita, completamente solo, spaventato dal fatto che nessuno potesse più mostrarmi tenerezza e amore”, tranne la madre. Infatti aggiunge: “Diventavo sempre più cosciente della sua disperazione e del suo dolore”.

Martin in realtà non è mai stato solo: per dodici anni il padre si è preso cura di lui, portandolo ogni giorno in un centro medico apposito, mettendo la sveglia di notte ogni due ore per girarlo in modo che non subisse piaghe da decubito, nutrendolo e lavandolo. E così la madre, che confessa: “In alcuni momenti ho desiderato che mio figlio morisse, per terminare tutta quella sofferenza e fatica”. Ma a nessuno è venuto in mente di lasciarlo morire, e dodici anni dopo Martin si è risvegliato ed è tornato a vivere una vita piena.

Ha anche pubblicato un libro in cui racconta la sua storia: “Ghost boy: my escape from a life locked inside my own body” (Ragazzo fantasma: la mia fuga da una vita chiuso dentro il mio corpo”. Alla luce di questo racconto, per Giovanni D'Agata, presidente “Sportello dei Diritti”, è evidente non solo il percorso difficile delle persone in stato vegetativo e delle loro famiglie, ma anche che non siamo in grado di inquadrare con precisione un paziente in stato vegetativo persistente.

“Questo - dichiara - è un aspetto fondamentale quando si valutano tutti quei casi difficilmente diagnosticabili e quel numero sempre maggiore di ‘Terri Schiavo’ (foto mediapolitika.com), ‘Eluana Englaro’ (foto gadlerner.it), Piergiorgio Welby (foto lettera43.it), per i quali ‘staccare la spina’ sembra ad alcuni essere la soluzione più semplice, anche se in realtà - conclude - è molto probabilmente la più spietata”.


 Redazione

 

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