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14/01/2015

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FESTA DEGLI ANIMALI E LEGGENDA DEL FUOCO

Clicca per Ingrandire Cani, gatti, cavalli e conigli ma anche pesci rossi, tartarughe, canarini e galline si preparano a invadere il cortile della Chiesa Madre di San Nicola di Mira a Rodi Garganico in occasione dei festeggiamenti in onore di Sant’Antonio Abate che si terranno sabato 17 gennaio. La tradizionale festa, organizzata ormai da 15 anni dal parroco don Michele Pio Cardone, nasce dopo che lo stesso parroco decise di adottare un cane pastore tedesco abbandonato per le vie della città. Dai bambini della Parrocchia è stato dato al cane il nome Rex. Purtroppo il cane, che tanti ricordano con affetto, è morto di vecchiaia il 28 marzo 2013.

Ormai, a Rodi, celebrare il santo protettore degli animali è una delle ricorrenze più sentite e attese dai cittadini ma anche da quelli dei paesi limitrofi che giungono nella città coi loro animali domestici per la tradizionale benedizione impartita dal parroco. Questa è una festa capace di unire grandi e piccoli che in questa giornata si ritrovano per mettere i loro animali domestici sotto la protezione del santo dalla lunga barba bianca. Una manifestazione dalla grande attrattiva e veramente coinvolgente che in questi anni ha fatto registrare un numero sempre maggiore di presenze nella città.

Alle 18 viene celebrata la Santa Messa alla quale segue poi una lotteria dove i possessori degli animali possono vincere gustosi premi per i loro piccoli e amati animali. Anche quest’anno si è pensato di fare, in questo tempo di crisi, una lotteria per aiutare i proprietari degli animali poiché oggi avere in casa un animale comporta un bell’impegno anche da un punto di vista economico. Sant'Antonio è invocato in Occidente come patrono di macellai, contadini, allevatori e come protettore degli animali domestici. Fu reputato essere potente taumaturgo capace di guarire malattie terribili.

Solitamente è raffigurato con accanto un maiale che reca al collo una campanella. Il 17 gennaio, tradizionalmente, la Chiesa benedice animali e stalle ponendoli sotto la protezione del santo. La consuetudine deriva dal fatto che l'ordine degli Antoniani aveva ottenuto il permesso di allevare maiali all'interno dei centri abitati, poiché il grasso di questi animali veniva usato per ungere gli ammalati colpiti dal fuoco di Sant'Antonio (sfogo pruriginoso della pelle simile alla varicella). I maiali erano nutriti a spese della comunità e circolavano liberamente nel paese con al collo una campanella. Il 17 gennaio, quindi, si celebra la festa liturgica di Sant'Antonio Abate, da distinguersi da Sant'Antonio da Padova.

Nell'iconografia ufficiale, infatti, per distinguerlo viene sempre rappresentato con un maialino. Secondo la leggenda è stato proprio Sant’Antonio Abate a dotare del fuoco l’umanità. Un giorno, mentre era nel deserto, gli venne chiesto di aiutare gli uomini fornendo delle fiamme. Il Santo decise di recarsi col suo maialino all’inferno. I diavoli lo cacciarono, ma il suo maialino riuscì ugualmente a entrarvi. I diavoli, non riuscendo a mandarlo via, chiesero l’intervento di Sant’Antonio Abate, che si riprese il maialino, ma accese col fuoco dell’inferno il suo bastone. Una volta tornato sulla terra diede il fuoco agli uomini che, per riconoscenza, gli dedicarono grandi falò.

Costantina Montecalvo

 Comunicato

 

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