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04/01/2015

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DAL TEATRO DI SCENA AL TEATRO DI POPOLO

Clicca per Ingrandire Due gli avvenimenti della terza edizione di “Stella Cometa” - ormai giunta al rush finale (chiusura prevista per il giorno della Befana) - che hanno cristallizzato nel momento storico di una cittadina il viscerale bisogno di cultura a largo spettro: il “Dolce sentire” di San Francesco d’Assisi, proposto dall’Associazione teatrale “Ars Nova” di Peschici, e il Presepe Vivente allestito nella suggestiva cornice di uno dei più antichi palazzi del Centro Storico. Nobili eventi con un unico denominatore comune: ravvivare e omaggiare un periodo di festa da non relegare solo nelle case private, aprendo alla ‘gente’ porte finora semisconosciute. Il debito plauso va a tutti coloro che li hanno resi possibili, collaborando con abnegazione e amore.


DOLCE SENTIRE = La compagnia “Ars Nova”, dell’omonima Associazione teatrale peschiciana, inaugura la stagione teatrale 2014-15 in magna pompa, arricchita da nuovi attori e corroborata da una esperienza ormai connaturata da un lungo periodo di attività. Ancora una volta il baluardo dell’Associazione è riassumibile in un’unica parola: ‘Cultura’, come pura adrenalina, pane della mente e dell’anima, chiave per emergere e liberarsi da una realtà che spesso, troppo spesso, non valica i confini di Monte Pucci. Cultura come un ariete, pronto ad annientare quelle “Colonne d’Ercole” che per troppo tempo si sono interposte fra noi e il mondo.

Ed è questo il grande progetto che, nato un anno fa, oggi appare come un’idea che supera ogni personalismo e particolarismo, rifiuta l’apparire e si mette a completa disposizione della comunità, mirando a coinvolgere tutti senza distinzione alcuna e da tutti attinge per crescere e irrobustirsi. Il riconoscimento non è tardato ad arrivare: il pubblico premia l’impegno e continua a emozionarsi, accoglie con gioia e predisposizione d’animo il lavoro fatto. Ormai sembra preparato, educato al teatro, e questa è forse una delle prime grandi conquiste dell’Ars di Stefano Biscotti (presidente dell’Associazione).

Sulla scia dell’acclamazione per “La passione di Cristo”, gli attori si sono misurati ancora una volta col teatro religioso, inscenando la vita di Francesco d’Assisi. Tramite un viaggio visivo ed emozionale, gli “arsnovisti” hanno guidato lo spettatore, esaustivamente e con dovizia di particolari, attraverso le vicende legate al Patrono d’Italia. L’intreccio si è risolto sullo sfondo di una curata e quanto mai adeguata scenografia, opera dell’artista Mimì Mazzone, capace di impressionare il fruitore e pensata parallelamente con la sceneggiatura.

La scelta dei brani musicali è stata singolare alternando, fra gli altri, Morricone, Chopin e Bach. Perché, nel teatro firmato “Ars Nova”, nulla è lasciato al caso, ogni minimo elemento esiste per una ragione, viaggiando di pari passo con voce e gestualità. Le molte scene si sono susseguite lentamente, a ritmo uniformato, salvo alcuni picchi in cui il ‘pathos’ è diventato iperbolico. Francesco, interpretato da Stefano Biscotti, è riuscito a trasmettere inequivocabilmente la serafica tranquillità che lo contraddistingue, lasciando trasparire la sofferenza dei momenti più tribolanti solo attraverso gli occhi.

Molteplici i momenti degni di menzione: dall’interpretazione del brano “Dolce Sentire” alla spettacolare scena delle morte, passando per l’incontro con il Cristo sotto le spoglie del lebbroso (Giovanni D’Aprile) fino alla ricezione delle stigmate. Abbisognevole di una più approfondita analisi è la toccante scena dell’abbraccio della Croce: la luce flebile, il mendicante Geremia (Pino De Sio) che assiste nella penombra, la sequenza musicale, sono elementi che nobilitano il ‘corpus’ centrale del palcoscenico. Il Santo e la Croce, in quest’istante, esistono per essere coesi, l’uno in funzione dell’altra, inscindibili.

Stefano Biscotti, ormai avvezzo a interpretare personaggi sacri, non ha deluso un pubblico sempre più esigente. Toccante l’incontro con Antonio da Padova (Francesco Mastromatteo) e apprezzabile la disinvoltura nella recitazione dei frati che accompagnano il santo fino all’ultimo respiro. Da sottolineare con entusiasmo la performance di Chiara (Grazia Roncone), volto inedito e vera rivelazione di questa stagione. Per buona parte dello spettacolo la Santa ha tenuto la scena esclusivamente attraverso lo sguardo, delicato e incisivo, umile e coraggioso, dando prova di una recitazione pulita e appropriata.

“Laudato s’ mi Signore per sora nostra Morte corporale…” . Il noto verso e un’ambiziosa processione del feretro del santo di Assisi fra gli spettatori pone fine, tra applausi e ovazioni, alla rappresentazione tenutasi il 17 e il 18 dicembre a Peschici (Scuola Elementare) e il 21 a Vieste (Centro anziani Turati). Tutte gli appuntamenti hanno registrato una grande partecipazione. Ma “Ars Nova” non si ferma. Dopo aver dato prova di saper emozionare col teatro sacro, ha fissato un appuntamento per questo gennaio, promettendo di divertire con una commedia in vernacolo.

Il meccanismo della cultura non si inceppa, passione e dedizione infiammano ancora gli attori, che promettono un calendario 2015 fitto di eventi arrivando a toccare in toto tutti i vari generi teatrali (Antonio Pirro, foto Teresa M. Rauzino, da 1 a 5 sotto).


PRESEPE VIVENTE = Una evocativa Maria di Palestina, quasi l’incarnazione di un dipinto di Antonello da Messina, pare attenderci - a Palazzo della Torre nel centro storico di Peschici - dolce e silente nella sua veste bianca e l’azzurro manto (interprete insuperabile Camilla Tavaglione, ricca di dignità e maternamente assorta, come nelle creazioni dei nostri grandi artisti del colore). Molto fotografata, non ha mai perso il senso immediato del suo ruolo.

Il neonato, prestato da una volenterosa mamma, ha resistito solo pochi attimi senza piangere nella dura e inospitale culla, sostituito presto da un bambolotto. Il San Giuseppe, interpretato da Antonio Soccio, ineccepibile consorte anche nella vita, ci appare molto compreso nel suo ruolo sempre secondario. Questo il primo ‘quadro’ del Presepe Vivente che donna Grazia Della Torre ospita per il terzo anno consecutivo nelle cantine e in quello che era l’avito frantoio del suo Palazzo, ora contenitore culturale, magnanimamente sempre disponibile.

I quadri viventi sono riusciti a comporre la visione della terra, al tempo di Gesù ancora chiamata Palestina, presidiata dai conquistatori romani attraverso gli onnipotenti centurioni. Una terra che ospitava varie etnie, la più numerosa delle quali era la semitica che l’aveva strappata ai palestinesi e assegnata agli ebrei (popolo eletto) per ordine di Jahvè: “Vi ho dato una terra che non avevate coltivato, una terra i cui frutti avete mangiato, prodotti da alberi che non avevate piantato”.

La riuscita dell’iniziativa peschiciana si deve alla instancabile volontà dell’organizzatrice Veria Iacaruso, preside incaricata del locale Istituto Tecnico del Turismo, che ha profuso tempo ed energie con i suoi allievi i quali, di certo, da adulti mai potranno dimenticare questa loro esperienza, teatrale e devozionale. L’ambientazione, nel cinquecentesco Palazzo Della Torre, ha contribuito a rendere credibili i vari quadri grazie alle pareti rustiche, autenticamente antiche, all’architettura che alterna arcate grandi e piccole nei molteplici ambienti, con pietra a vista, anfratti, grotticelle, passaggi segreti.

Completano la suggestiva scenografia gli arredi dei vari locali, consoni alla sacra rappresentazione: veri utensili di ferro, autentiche batterie da cucina in rame, canestrelli di paglia, fiscoli di canapa, grandi macine di pietra, frutto di un accurato allestimento, durato vari anni, del Museo della civiltà contadina, altrimenti detto “Museo dei Nonni” (ingresso da Via Castello), realizzato da Davide Maggiano e da sua madre Laura.

La palestra “AthleticClub Peschici” ha fornito un contributo essenziale, corredando di danzatrici-odalische la pittoresca residenza di Erode, arredata nei toni carminio e vermiglio, misti a oro. Da ricordare anche la collaborazione dell’Associazione degli “Angeli Rossi”, coadiutori e dispensatori di preziosi consigli. Buonissime le pettole (pastelle fritte in olio d’oliva) offerte ai visitatori dalle esperte fornaie del Comitato “Peschici eventi”. I suoni natalizi dei musicanti e zampognari di Monte Sant’Angelo hanno deliziato bambini e nostalgici dei tempi antichi.

L’assessore alla cultura Donato Di Milo e il sindaco Franco Tavaglione (nonché padre della nostra protagonista) hanno visitato il Presepe Vivente plaudendo all’iniziativa. Le concittadine, sentendosi finalmente ‘accudite’, hanno apprezzato la presenza del loro primo cittadino (Lydia Croce, foto Maria Maggiano, da 6 a 10).

 Redazione

 

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