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09/06/2014

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Clicca per Ingrandire Carlo Gentile (1920-1984) era già stato ricordato a Foggia nell’incontro “Il magistero di C. G.”, tenuto a Palazzo Dogana il 29 gennaio 2000 i cui atti, curati da G. Cristino, furono pubblicati da Grenzi il 2003. Il 2007, a Rocchetta S. Antonio, fu invece ricordato suo padre, Francesco. In occasione della pubblicazione delle “Opere scelte” a cura di Daniela Mammana, Cristino si occupò della presentazione. Il 6 giugno 2014 la Magna Capitana e la Loggia “Carlo Gentile” del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, hanno tenuto una giornata di studi sulla figura del docente foggiano.

Le relazioni sono state dei docenti Cazzaniga e Fedele, mentre la dottoressa Fatigato ha trattato il tema: “I periodici della Biblioteca di Carlo Gentile” già oggetto di una sua corposa pubblicazione: Atomi e Vuoto e il Divino in me (G. Rensi) Ex Libris C. G., presentata sempre da Cristino e pubblicata da Grenzi per la Biblioteca, or è poco. Moderatore Michele Loffredo. Per l’occasione è stata allestita una mostra bibliografica e documentaria nella Sala Consultazione, con l’esposizione di alcuni degli 8mila volumi e dei 400 periodici che Gentile ha lasciato alla Biblioteca, e di cimeli dei riti massonici e martinisti appartenutigli, infine i manifesti dell’Associazione del Libero Pensiero “Giordano Bruno”, redatti ogni anno dal Gentile.

Tutto questo fervore intorno alla figura e all’opera del Gentile, del quale fui buon conoscente e giovane collega quando lui era ormai attempato e col quale partecipai al convegno giannoniano di Ischitella il 1976, non può che farmi piacere. Colleghi e alunni lo ricordano con affetto, per la sua apertura mentale e la dirittura di docente. Per tutta la vita non trascurò lo studio certosino. Infine, particolare non trascurabile, ha lasciato il cospicuo fondo alla Biblioteca provinciale qualificandosi come foggiano doc.

Quello che mi lascia un po’ perplesso in questa operazione culturale di sicuro valore, a parte il patrocinio del Presidente della Repubblica che non posso condividere, non è tanto il doveroso ricordo della figura e dell’opera del Gentile, quanto l’enfasi che si vuole dare al ricordo di un docente e intellettuale foggiano portando alle stelle un’opera di studioso e ricercatore che viene qualificato volta a volta come grande storico, grande filosofo, fra i più grandi di Foggia… elevando una figura che certo non ha vissuto nella “aurea mediocritas” ma nemmeno ha toccato le vette del pensiero e della ricerca.

Voglio essere ancora più chiaro: tutto mi dà l’idea, senza nulla togliere a nessuno né tantomeno al Gentile, che si tratti di una operazione connotata da partigianeria. E ‘partigiano’ fu lo stesso Gentile per tutta la sua vita, ma di idee e settori ben diversi fra loro. Maurizio De Tullio il 26 febbraio scorso, in un pezzo dal titolo eloquente: “Quando Carlo Gentile difendeva la Razza Italiana” - pubblicato in Lettere Meridiane, il sempre interessante blog di Geppe Inserra - mise per primo in rilievo l’appartenenza del Gentile a un’altra congrega: il fascismo.

Fra le due cose vanno fatte le dovute differenze: Palazzo Giustiniani, dopo la legge contro le associazioni segrete del 1925, costituì un Comitato clandestino d’organizzazione con pieni poteri mentre il Gran Maestro Domizio Torrigiani, ritenuto corresponsabile dell’attentato dell’on. Zaniboni e del gen. Capello alla vita di Mussolini, venne arrestato e condannato a cinque anni di confino… mentre il fascismo, coi suoi orribili delitti, rimane il fascismo! Ma chi vi abbia collaborato e firmato le sue idee non può certo essere considerato d’improvviso un’altra persona, anche se professa d’improvviso idee opposte come aveva professato e sostenuto quelle fasciste. (Nella foto a lato tratta da www.mangano.it: C. G. nel 1938).

Introdotto dal padre nel giornalismo collaborava a vari giornali e riviste, ormai trasformati in “Foglio d’ordine dei fasci di combattimento”, fra cui “Otto Settembre”, con vari pezzi fra cui il delirante: “Il problema della razza dal punto di vista storico (II, 40 del 12 Ago 1939) in cui afferma: “Nella conquista dell’Impero e nella difesa della causa fascista, sugli insanguinati campi iberici, la nostra razza ha dimostrato al mondo contemporaneo i propri valori innegabili e le inesauribili energie; essa, protetta dalla saggia opera di difesa del Regime Fascista, costituirà nell’avvenire il substrato formidbabile, dal quale l’Italia scriverà la sua storia”.

Attivo integrante del Guf di Foggia commemorò, con accenti esoterici e ieratici che costituiranno in seguito il suo ‘leitmotiv’, Lorenzo Frattarolo, importante personaggio del regime, segretario del GUF. Perfettamente imbevuto di retorica fascista pubblicava composizioni poetiche futuriste, riuscite ma piuttosto demodè, come: “Ad un trimotore italiano” (“Fiammata” IV, 35 del 17 Nov. 1941). Era e restò una buona penna! Per il giovane Carlo, il 1945 fu facile ‘tornare’ alla massoneria e professare idee diametralmente opposte a quelle precedenti: il padre Francesco, giornalista e intellettuale liberale e massone, anch’egli passato al fascismo e assiduo collaboratore di giornali fascisti, assurse al grado di Oratore mentre lo zio materno Carlo Irace a quello di Maestro Venerabile.

Luigi Paglia, che fu suo alunno, partecipando al dibattito innescato su Lettere Meridiane, affermava: “… non mi sarei mai aspettato simili … trascorsi giovanili (ma a meno di 20 anni è possibile commettere errori che in età adulta si superano e si stigmatizzano) … e non sarei tanto sicuro che solo la guerra e la caduta del fascismo lo abbiano… preservato da una luminosa carriera fascista”.

Rispondo al dubbio di Luigi Paglia, che prosegue con un paragone fra l’adesione al fascismo del giovane Gentile e il sostegno fornito dall’attempato Benedetto Croce molti anni prima, paragone fuori da ogni prospettiva storico-politica: se l’Italia fosse caduta nelle mani del comunismo, chi potrebbe dire che non lo avremmo visto fra gli studiosi di Marx e successori levare la sua parola per quest’altro regime? Al contrario: Gentile mostrava, come fascista, d’essere uno dei duri e puri, forse perché sentiva il bisogno di far parte di una congrega, possibilmente quella ch’era al potere.

Nella commemorazione, Frattarolo afferma: “… dobbiamo ricordare insieme a Lui, tutti i caduti del nostro passato, tutti i morti della Causa … Oggi più che mai noi sentiamo il dovere di educarci e di educare a questi principî (fascisti, nda) poiché il mondo attende dall’Italia l’ordine della giustizia che la nostra guerra prepara; e non vi è giustizia senza coscienza di sacrificio, e non vi è bene senza volontà morale”. Quale morale in una Europa che orrendamente si andava riempendo di morti, di tutte le bandiere, e che anche a causa delle alate parole sulla razza di qualche terso scrittorucolo avrebbe conosciuto la tragedia nella tragedia della Shoah?

Nando Romano



 Redazione (foto esopedia.info)

 

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