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05/04/2014

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IL TEMPO DELLE… SUORE

Clicca per Ingrandire Suor Manuela è giovanissima, vive a Roma e continua gli studi di teologia, fa parte dell’ordine “Le Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso”. Come suor Cristina, che ha spopolato alla trasmissione di Rai2 “The Voice”, anche lei ama la musica e il canto e in varie occasioni ha partecipato al Festival “Il mondo canta Maria” insieme ad altri artisti della Christian Music. A conclusione dell’intervista con lei, le ho chiesto di dare un consiglio alla consorella più famosa che al momento è su tutti i canali web e televisivi. Prima della vocazione alla vita consacrata, suor Manuela era una studentessa di medicina con tanti amici e un fidanzato. Viveva in Sardegna a Sassari. Conduceva una vita normale e serena e proprio in quella normalità, ha cominciato a sentire la strana sensazione che le mancasse qualcosa. Un viaggio a Lourdes gliene darà la conferma.

- Come e quando ti sei accorta di essere chiamata alla vita consacrata?

Certamente è stato un cammino lento e progressivo dell’anima, ero una ragazza come tante altre e studiavo medicina. Il mio sogno era partire con i medici senza frontiere, nei paesi in via di sviluppo per aiutare attraverso la medicina tante persone. Dentro al cuore, continuamente sentivo che Gesù mi chiedeva qualcosa di più. Io ho sempre frequentato la parrocchia, militavo nelle zone cristiane. Ho sempre avuto un rapporto stretto con Gesù e sentivo sempre che Lui mi stava chiedendo altro, ma continuavo a fare “orecchie da mercante” perché l’idea di dover lasciare tutto (il sogno di diventar medico, il mio ragazzo, la mia famiglia e i miei amici) mi spaventava tantissimo. Avevo paura di fare questo salto nel buio invece poi si è rivelato un salto nella Luce di Cristo. La mia resistenza alla chiamata del Signore era anche dovuta al fatto che il mio ragazzo non frequentava la chiesa ed era lontano dall’ambiente cristiano perciò continuava a dirmi che forse i preti e le suore mi avevano fatto il lavaggio del cervello e di conseguenza sosteneva che la mia sensazione era tutta un illusione. Continuava sempre a farmi domande di fede molto grandi di fronte alle quali ho detto “Basta, Signore se ci sei vienimi a cercare nel chiasso del mondo”.

- Quando ti sei consacrata avevi soltanto 21 anni. Perché hai scelto proprio quest’ordine delle Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso?

Perché fin da adolescente sono stata sempre attirata e conquistata dal Crocifisso per un motivo semplice, e vedere Gesù Crocifisso in quanto uomo, mi trasmetteva una misura alta dell’amore e pensavo sempre al fatto che Gesù è stato così grande nell’amore da dare la vita per noi. Anche io in qualche modo desideravo dare la vita per gli altri, non sapevo ancora qual era la strada però volevo vivere questa misura alta dell’amore. Quando parlavo con il mio Padre Spirituale, lui spesso mi parlava di questa congregazione cioè delle Missionarie Figlie di Gesù Crocifisso anche in quel caso continuavo a fare “orecchie da mercante” perché il convento mi sembrava un luogo stretto per me e quindi non gli davo peso. Nel momento in cui mi trovavo sola davanti al Crocifisso mi sentivo attirata da Lui e chiamata da quest’amore più grande. Infatti dopo il mio viaggio a Lourdes, il mio Padre Spirituale decise di farmi conoscere quest’ordine e questa congregazione. Inizialmente è stato un impatto non buono perché continuavo a scappare. Sono scappata tantissime volte dalla chiamata del Signore. La paura mi paralizzava e infatti la prima volta mi diedero un piccolo opuscolo in cui si parlava del carisma e il mio primo gesto fu quello di nasconderlo dentro il mio armadio e pensare che non l’avrei mai letto.

- Com’era la tua vita prima di sposare il Signore? Eri vicina alla Chiesa e frequentavi qualche gruppo?

Come dicevo prima sono sempre stata vicina alla parrocchia ma non frequentavo nessun gruppo. Dirigevo il coro dei bambini della parrocchia, mi occupavo dell’animazione liturgica. Tutto ciò che era musica mi ha sempre attirata e mi aiutava a Lodare Dio. Sono sempre stata vicina a Gesù, pregavo con Lui ma non con delle formule già scritte, più che altro amavo chiacchierare con Lui. Frequentavo tanti amici che non stavano in parrocchia e la sera uscivo con loro nei fine settimana, andavamo nei locali. Vivevo la mia fede ma in un modo tale che non mi chiamasse troppo in causa. Mi nascondevo sempre dietro l’immagine di una brava ragazza pur di non farmi chiedere di più dal Signore.

- A un certo punto lasciasti gli studi di medicina e anche il tuo ragazzo. Perché ti sentivi tanto combattuta nel dare il tuo ‘sì’ al Signore, cosa ti spaventava?

Mi spaventava il pensiero di dover lasciare tutto ciò che era sicuro, i miei studi e tutto ciò che secondo me era già programmato, mi spaventava dover lasciare la mia famiglia, gli amici e il mio ragazzo per fare un salto verso la strada che il Signore mi avrebbe indicato. Un po’ come quando il Signore nell’antico testamento chiama Abramo e gli dice “esci dalla tua terra e va nella terra che io ti indicherò”. Prima gli chiede di uscire e poi di andare nella terra scelta dal Signore, anche per me è stato così perché prima dovevo lasciare tutto e poi dovevo seguire la strada che il Signore mi avrebbe indicata, dovevo fidarmi di Lui.

- Però decidi di staccare con tutto e ne approfitti per trascorrere l’intera estate frequentando le discoteche, nel “chiasso del mondo”. Era un modo per sentire meno la chiamata che in quel momento ti provocava ansia e paura nel lasciare tutto?

Era un modo per nascondermi, perché solitamente il Signore sceglie di parlare nel silenzio e di conseguenza io sceglievo il chiasso per non sentirlo ma anche per sfidarlo. Infatti gli lanciai una sfida: “Signore vienimi a cercare nel chiasso del mondo se ci sei davvero”. Ed è stato bellissimo perché in realtà il Signore mi ha cercato in un modo discreto, lasciandomi libera perché è proprio in quel chiasso che avevo scelto che mi trovai a sperimentare un vuoto incredibile nel cuore e in questo vuoto ritrovai la nostalgia, di un Dio che aveva sempre in qualche modo cercato di riempire. Mi sentivo come il figlio della parabola del padre misericordioso, quel figlio che va via e dopo aver sperperato tutti gli averi del padre, si ritrova a mangiare il cibo dei porci e dopo un po’ nemmeno quello. Iniziai a pensare a tutto quello che avevo quando stavo a casa di mio padre e invece in convento inizialmente mi sentivo a mani vuote. Il Signore è proprio per mezzo di quella nostalgia che sentivo che mi ha riconquistata o meglio ancora mi ha riattirata a sé. Gesù è entrato nel chiasso del mondo come una brezza leggera nel mio cuore e si è fatto presente nel mio vuoto. Ho sentito proprio la presenza della paternità di Dio che mi prendeva per mano e mi portava fino a se, è stata sempre una presenza discreta e molto puntuale che non si sostituisce mai alla nostra scelta ma piuttosto ci prende per mano e ci impedisce di andare fuori binario.

- In quel periodo il tuo direttore spirituale ti è stato molto di aiuto, e non solo… Facevi parte dell’Unitalsi (Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali; ndr) e un giorno vieni chiamata a dare una testimonianza a Lourdes e ti viene chiesto anche di cantare.

Proprio lì, la Madonna ti aiuta a capire qual era la tua strada. Che succede?
Poco prima di partire per Lourdes, pregai la Madonna e le chiesi di mettermi una mano in testa e di accompagnarmi in questo pellegrinaggio soprattutto per indicarmi la strada da percorrere e Lei esaudì questo mio desiderio. Infatti, venni chiamata dall’Unitalsi per dare una testimonianza a Lourdes e per cantare, così chiesi di poter partire con gli ausiliari per poter prestare servizio agli ammalati. Durante la giornata dedicata alla celebrazione penitenziale, sentii il desiderio di confessarmi, ma in quel momento stavo prestando servizio e non potevo partecipare alla celebrazione in maniera attiva. La sera quando già tutto era finito e avevamo appena accompagnato gli ammalati, chiesi ad un Vescovo di confessarmi l’indomani, dato l’ora tarda che era, invece lui con aria molto disponibile e fraterna mi disse che mi avrebbe confessata subito. Andammo insieme di fronte alla Grotta e ancora prima della confessione iniziammo un dialogo che durò per più di un’ora e si concluse con la confessione. Attraverso la paternità di questo Vescovo del quale Dio si servì e attraverso l’intercessione di Maria che portò via dal mio cuore tutte le paure, in quel momento sentii forte il desiderio di non aspettare più ma finalmente di fare un salto nelle braccia di Dio, nelle Sue mani che mi accompagneranno sempre.

- Fin da piccola hai una grande passione per la musica e il canto. Essendo una giovane suora come Suor Cristina, che al momento vediamo sotto l’effetto mediatico di media e web dopo la sua partecipazione a “The Voice”, che consiglio vorresti darle essendo una tua consorella.

Penso innanzitutto che a ognuno di noi sono stati dati alcuni doni per il bene comune e penso che Suor Cristina abbia deciso di partecipare a questa trasmissione per donarci questo suo dono. In fondo anche lei stessa ha detto: “Ho un dono, ve lo dono”. Certamente il Signore ci chiede di portare il Vangelo ovunque, attraverso quello che siamo e attraverso i doni che ci ha dato. Sicuramente il mondo dello spettacolo è un mondo che nasconde tante insidie e tanti pericoli ma questo non ci deve chiudere ed impaurire, in modo semplice penso che dobbiamo strale vicino e dobbiamo pregare per lei e sicuramente bisogna avere tanta prudenza ma se il Signore la sta chiamando penso che la condurrà Lui e la prenderà per mano.

- Hai scritto un brano dal titolo “Come vorrei” tratto dall’album “Anime”, che parla proprio della crocifissione di Gesù…

E’ un brano cui sono molto legata. Fra l’altro l’ho cantato a Lourdes e ho avuto anche la grazia di cantarlo davanti Giovanni Paolo II. Questo brano racconta l’amore più grande che passa proprio per la Croce e racconta il mio desiderio quello di essere portata sulla Croce di Cristo e vivere la misura dell’amore più grande che sta nel dare la vita per gli altri. In questo brano chiedo al Signore di darmi la grazia facendomi morire per amore così come Lui è morto per amore nostro.

- Il 27 aprile ci sarà la Santificazione di Karol Wojtyla e Giovanni 23°. Cosa hai provato a cantare per Giovanni Paolo 2°?

E’ stata una grande emozione e non a caso ho scelto un brano sulla Croce, proprio perché Papa Wojtyla stesso mi ha insegnato che la Croce non va temuta ma va accolta nella nostra vita e va portata con amore e per amore. La Croce è stata già vinta dalla vita e dall’amore di Cristo e Giovanni Paolo II mi ha insegnato proprio questo che la Croce è solo una porta spalancata nella resurrezione. Quando ho testimoniato davanti a lui mi sono sentita piccola come un puntino dinanzi alla sua figura di grande uomo che ha saputo regalare la paternità di Dio a tutto il mondo, attraverso la sua testimonianza.

Rita Sberna



 Comunicato Spirit Music

 

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