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27/03/2014

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REPERTI ROMANI DAL FONDO DEL TEMPO E… DEL LAGO

Clicca per Ingrandire Dal lungolago di Lesina, i resti dell'isola di san Clemente, la croce piantata al centro, sembrano emergere dalla superficie dell'acqua come il dorso di un mostro arpionato. E' a circa 400 metri, in direzione nord dalla cittadina garganica, quest'unica isola lacustre dell'Italia meridionale in cui siano stati trovati i resti, finora per lo più sommersi, di una villa romana con peschiera. Databile tra il 2° e il 1° secolo a. C., ha la superficie di una settantina di metri quadri, una decina a pelo d'acqua.

Per la sua tutela e valorizzazione è già disponibile un finanziamento di 750mila euro circa, ottenuto in agosto 2013 grazie al Poin (Programma Operativo Interregionale) “Attrattori culturali, naturali e turismo” 2007/2013, con decreto del Ministero Beni e Attività culturali e Turismo (con lo stesso la Puglia ha ricevuto globalmente più di 113 milioni di euro come “importi cantierabili immediatamente” per 54 siti.

Tutto ciò accade grazie ad anni di studi, campagne di scavo, ricerche geofisiche e subacquee, promosse dalla Soprintendenza Beni archeologici della Puglia guidata da Luigi La Rocca e condotte dall'archeologa Giovanna Pacilio, responsabile dell’ente ministeriale per l'area “Daunia 1 Est” (autrice di “Lesina: scavi nella laguna. Note preliminari”), con la complicità e il sostegno - per promozione del territorio - delle Amministrazioni locali, in particolare i sindaci di Lesina, Antonio Trombetta e Pasquale Tucci. E così, la villa romana sommersa sta per abbandonare la sua ultrasecolare apnea, dovuta anche a fenomeni di bradisismo, e tornerà entro la fine del 2014 a ‘respirare’.

Cosa raccontano al riguardo fonti e documenti? Il 969 l'imperatore Ottone I di Sassonia, fra i possedimenti del monastero abruzzese di San Clemente a Casauria edificato su un'isola del fiume Pescara l'873 d.C., indicava anche la cella di san Clemente sull'isolotto di Lesina. Nel 1800 erano ancora visibili i resti murari della villa in ‘opus incertum’ (giunti irregolari e combacianti con una faccia piana a vista) e in ‘opus reticulatum’ (pietre e sassi mescolati a malta, con tessere a vista lavorate a base quadrangolare e forma troncopiramidale, inserite in opera in ordito obliquo a definire una superficie piana).

Tornando ai nostri giorni e al citato progetto, già presentato alla Fiera Internazionale del Turismo di Berlino (stand del Parco Nazionale del Gargano), così spiega il soprintendente La Rocca: “Il progetto eco-compatibile di valorizzazione dell'isola di san Clemente - che con questa tipologia di villa romana rappresenta attualmente un ‘unicum’ nell'Italia meridionale, - ricorrendo al finanziamento europeo dell'agenda 2007-2013, prevede tempi di realizzazione molto stretti. I lavori stanno per partire in questi giorni e coi Comuni dovremo rendicontare entro il 2015”.

In un intervento concordato fin dai primi anni 2000 fra Soprintendenza Beni Archeologici della Puglia e Amministrazione comunale, il soprintendente riporta che “risalgono a quegli anni le prime indagini archeologiche condotte da Giovanna Pacilio sull'isola, fino ad oggi più o meno visibile a seconda del livello delle acque, ma che in antico era emersa. Avevamo ricevuto segnalazioni di strutture antiche e in effetti lo scavo mise in luce i resti di una villa romana di età repubblicana con una peschiera per l'allevamento del pesce, una parte residenziale e una produttiva, come da tradizione della zona.

“Già all'indomani di questi primi ritrovamenti - prosegue - si partì con tentativi di valorizzazione del sito, sempre messi in discussione dal problema della presenza dell'acqua e dell'assenza di fondi sufficienti. Con questo progetto, invece, finanziato nell'ambito del Poin dalla Regione Puglia al Comune di Lesina, si raggiungerà finalmente l'obiettivo. In particolare, si prenderà in considerazione una porzione circolare, già scavata della villa romana, e intorno le sarà costruito un sistema di paratie dotate di pompe idrovore che manterranno costantemente prosciugati i suoi resti.

“Collegato alle sponde del lago da un ponte lungo circa 400 metri - aggiunge, - tale sistema circolare di paratie farà anche da supporto a un camminamento da cui sarà possibile osservare le testimonianze dell'architettura romana. Con una struttura del genere, sarà anche più agevole in futuro approfondire l'indagine archeologica ed eventualmente estendere l'area fruibile”.

Tutta ancora da ricercare, comunque, la vocazione dell'isolotto a luogo di culto dedicato a san Clemente. L'abside intercettato non deve trarre in inganno visto che, chiarisce il soprintendente, “si tratta di un elemento architettonico tipico delle peschiere di epoca romana. Sul sito, testimonianze archeologiche di insediamenti successivi che spieghino la dedicazione al santo non ne abbiamo riscontrate. La croce (foto del titolo; ndr) fu posta per tradizione una sessantina di anni fa, mentre il culto è documentato da fonti di epoca altomedievale”.

Chissà se, grazie alle migliori condizioni di scavo, non si riuscirà a dare ragione alla cronaca casauriense secondo cui “a seguito di una donazione, Leonate (‘oblato’, dedito a Dio, di S. Clemente a Casauria; ndr) fece arrivare a Lesina ‘artefices cum expensis et operarios, equo set animalia’ (tecnici con attrezzi e operai, cavalli o animali in genere) per la costruzione di una chiesa e di un monastero ... con la collocazione sotto l'altare di alcune reliquie di San Clemente martire e di altri santi, rimosse per l'occasione dal cenobio abruzzese”.

Maria Paola Porcelli

 Ondaradio

 

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