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06/06/2013

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UNA PROPOSTA PER CALENA

Clicca per Ingrandire Un saluto a tutti. Il 2 giugno, sono stato a Mantova in gita con mia moglie e amici del circolo. A Teresa (Rauzino; ndr) ieri sera avevo detto che le avrei inviato solo alcune foto di Mantova. Ma è successo qualcosa che voglio raccontare. Verso le 16, con gli amici stiamo visitando il centro di Mantova e mi vedo affiancare da otto persone, quattro coppie con zaini sulle spalle, cappelli e pastrani. Erano stanchi ma il passo era buono. Mi avvicino e noto subito sul petto di due di essi l'adesivo rosso e bianco della via Francigena. Mi presento e ci mettiamo a parlare. Mi dicono che stanno facendo il “camino Venezia- Roma”, passando da Padova e Verona, dove si sono immessi sulla via Francigena che proviene da Londra.

La sera avrebbero dormito in un convento delle suore e la mattina sarebbero ripartiti per Parma, sulla Francigena, camminando nella valle del fiume Taro per arrivare a Solignano e passare dal passo della Cisa, a 1050 metri circa d’altitudine. Per poi arrivare a Pontetremoli, per andare a Aulla e Carrara, Lucca, Castelfiorentino, Siena, Lago di Trasimeno, Perugia, Assisi, Terni, Collevecchio, Magliano Sabino e Roma. Erano pellegrini, quindi. Più o meno la mia età.

Ho chiesto loro: “Avete problemi di ricezione?” Hanno risposto: “No, almeno fino a Roma”. Allora domando se avevano mai fatto il “camino Roma-Montesantangelo” e con enorme sorpresa rispondono che per adesso, anche se tanti vorrebbero farlo, non è possibile. Un loro amico da solo aveva cercato di percorrerlo ma, per totale assenza di indicazioni e ostelli, ha dovuto rinunciarvi. Una di loro mi dice che la Francigena, fino a quando ci saranno questi inconvenienti, saranno in pochissimi a farla.

Come dargli torto? Il Sud è indietro su queste problematiche. Ora io dico agli amministratori del Sud, del Gargano e di Peschici: se altre regioni italiane danno gli stessi servizi degli Stati europei, fate in modo che, nel giro di pochi anni o mesi, si possano offrire anche da noi gli stessi servizi. Facciamo il caso di Peschici, nel Medioevo meta dei pellegrini che sbarcavano nel suo porto per andare a Montesantangelo, fermandosi a pregare nella Abazia di Kàlena. Se i suoi attuali proprietari trovassero una soluzione giusta per essa e venisse ristrutturata senza cambiare l'architettura del monastero, quanti pellegrini verrebbero a Peschici per ammirarla? E quanti turisti in più verrebbero per visitarla?

Per Peschici sarebbe una grande occasione e anche per la nostra ‘amata’ Kalena. Sono aspettative che vanno al più presto ascoltate affinché, oltre a pellegrini e turisti, anche i Peschiciani possano andare a pregare nelle sue due chiese, come hanno sempre fatto i nostri genitori, i nostri nonni, i nostri avi. Vorrei dire ai proprietari attuali: la mia povera mamma, tutte le volte che passavamo per Kàlena, mi prendeva per mano e mi portava in chiesa. Un paio di preghiere e sul viso di mia mamma, all'uscita, vi era un’espressione di pace e gioia. Facevamo bere l'asino all’abbeveratoio posto nel cortile, ci riempivamo “u cicënë” d’acqua sorgiva e si andava in campagna. La sera era la stessa cosa.

Mi fermo qui. Spero che la famiglia proprietaria si senta in dovere verso Peschici e i Peschiciani, e sblocchi questo stallo di adesso. Tutti noi Peschiciani vogliamo andare liberamente a pregare dove pregavano i nostri avi.

Vincenzo Roncone



 MAIL (foto Tonino Guerra)

 

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