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10/05/2013

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KŔLENA: SOGNO DI UNA NOTTE DI PRIMAVERA

Clicca per Ingrandire Il cielo lilla ha preso a schiarirsi; l’ultimo quarto di Luna pallido cala verso l’orizzonte; le stelle sono sfumate le une dopo le altre. Venere, stella del mattino, brilla solitaria, orgogliosa di annunciare il nuovo sole. Il mare blu scuro č calmo; la linea di costa, che dapprima disegna la baia, si rituffa poi verso il mare, protendendo le antenne del trabucco; oltre la punta, mare, mare, mare.

Un gozzetto, scuro piů del mare, dondola pigramente nella rada. “Pescatori?” mi chiedo. “A quest’ora?”

L’aria č fresca. L’aurora di fine aprile dischiude lentamente i suoi misteri.
“L’Aurora!” Mi balza in mente la fanciulla scolpita, nuda con il viso velato, semidistesa, che nell’atto di svegliarsi porta una mano al velo per sollevarlo. “Michelangelo ha colto nel segno! Č una divinitŕ marina l’Aurora!”

Siamo - una dozzina? - seduti in terra, il viso volto al sorgere del sole, le spalle rivolte alla Torre di Calalunga. Silenzi.

Il cielo s’illumina gradatamente: colori lilla, lavanda, argenteo, giallo oro, arancio, pesca. Un puntino di sole si affaccia Ardente all’orizzonte, saettando strali di luce sulla superficie quieta del mare. Uno stormo di aironi si alza dal bosco, disegna danze d’amore. Il suono di un flauto - le note dell’«Inno al sole» - si diffonde dal gozzetto, sfumato.

“Eccolo!” sussurra Claudia, seduta accanto a me.
“Eccola l’alba!” fa eco Rosa, reclinando il capo sulla spalla di Luigi.

Basilčios e Nčilos, barbuti, capelluti, volti bruniti, tuniche scure lunghe fino ai calzari, croci di legno al collo, si alzano leggeri, si discostano dal gruppo. S’inginocchiano, le braccia alzate al cielo, gli occhi rivolti al cielo. Le labbra dei due monaci mormorano preghiere senza voce.

Il puntino di sole si allarga in uno spicchio, guadagna sempre piů cielo. Una brezza sale dal bosco lieve, portando sentori di resina, di mirto. Lo sciacquio delle ondine, che accarezzano la battigia, accompagna le note del flauto.

Il sentiero, che dalla Torre conduce nella direzione dell’Abbazia di Kŕlena, dapprima pianeggiante tra vigne e oliveti, inizia poi a salire tra boschi di pini. Sulla destra il mare immenso disegna l’orizzonte. Di fronte la Luna scivola lentamente verso il mare. Il gruppo procede leggero, senza fretta, nella frescura del primo mattino. Nčilos precede tutti; gli altri seguono in ordine sparso. Qualcuno parla, sottovoce.

“Quanta serenitŕ nell’aurora!” sussurro a Claudia, che procede al mio fianco. “Č cosě oggi, č stato cosě ieri…”
“… e sarŕ cosě domani, Flavia, sarŕ cosě sempre!”
Claudia sorride. “Č la luce che torna ancora, si diffonde, dŕ vita ai colori, illumina, ci illumina! Diffonde speranze nuove. Ogni giorno!”
“Sě, č cosě.” Ripenso al tramonto che ieri abbiamo seguito dalla loggia della Torre di Monte Pucci. “… E quanta quiete nel crepuscolo, quando la luce si ritira oltre l’orizzonte, quando la notte avanza, ci avvolge!”
“Ieri, ricordě? Il sole č calato dietro le Tremiti…”
“Č rilassante, vero? iniziare ogni giorno con il saluto alla luce che viene e chiuderlo con il saluto alla luce che va.”

Superiamo la piana di Manaccore, estesa fino al mare. Inizia il bosco. Il sentiero č tappezzato di aghi di pino; avverto il fruscio dei nostri passi felpati.
“Serenitŕ! Quiete!” Claudia riflette ad alta voce. “Č proprio quello che desideravo. Famiglia, lavoro, crisi, preoccupazioni continue, il caos della cittŕ… Mi sentivo proprio stressata!”
“Anch’io, sai? avevo tanta voglia di - come si dice? - staccare la spina… ‘Per ritrovare te stesso’! Il logo del programma della settimana sembra davvero appropriato.”
“E non pensavo di trovarci tanta gente. Ce n’č di gente!”
“Oh guarda, Claudia, guarda! La luna sta tramontando.”
“Č un po’ pallida, no? Dev’essere stressata, lei!”
Ridiamo sommessamente.

Uno scampanio distante giunge sulle ali della brezza.

“Campane?” Rosa si volta verso Basilčios.
“Le campane del Santuario!” risponde il monaco, che si č affiancato a noi. “Non siamo lontani dalla Madonna di Loreto! Quella laggiů - vedete? - č la Baia di San Nicola.”
“Il Santuario della Madonna di Loreto, la Baia di San Nicola, l’Abbazia di Kŕlena…” osserva Claudia. “Che atmosfera si respira qui, impregnata di spiritualitŕ, di misticismo.”
“Č cosě, Sorella, č cosě. Non solo in questa zona, ma in tutto il Gargano.”
“In tutto il Gargano?” s’interessa Luigi.
“In tutto il Gargano!” conferma Basilčios. “Pensate alla Grotta dell’Arcangelo Michele, ai Santuari di Santa Maria a Mare, di Santa Maria di Stignano, di San Matteo, di San Pio, all’Abbazia della Trinitŕ…”
“Quante espressioni di fede!” Claudia sembra sorpresa. “E quanto durature anche! L’apparizione dell’Arcangelo nella Grotta risale addirittura al quinto secolo, mi pare.”
“Antiche, sě, molto antiche; ma anche moderne, molto moderne! La canonizzazione di Padre Pio ha solo una decina d’anni di vita.”
“Ehi, ce n’č di spazio qua per turismo religioso, eh?” Luigi tende le orecchie.
“Uffa, tu!” Rosa slancia una mano a tappargli la bocca. “Tu non ci riesci proprio a non pensare al lavoro!”
“Beh, ne passano di ospiti all’Abbazia, tanti!” Basilčios sorride bonario. “Lungo tutto l’arco dell’anno! E molti di loro - č vero! - cercano risposte a esigenze religiose, spirituali.”

Il sentiero, superato il Santuario della Madonna, inizia a scendere verso la Valle degli Olivi in direzione dell’Abbazia di Kŕlena. Sulla destra, alle spalle di Coppa di Cielo, si distinguono le prime case di Peschici. Lě avanti, sulle alture, si distingue il biancore di Vico. Il cielo azzurro č limpido, terso. Il sole, alto un qualche palmo sull’orizzonte, proietta le nostre ombre lunghe dinanzi a noi. Lo scampanio č sfumato. Cinguettii ciarlieri accompagnano festosi la preparazione dei nidi.

“Beh, l’Abbazia adesso č proprio una ricchezza per Peschici!” Claudia provoca Basilčios, sapendo di fargli piacere.
“Eh sě, dopo i restauri il flusso dei forestieri a Peschici č aumentato di tanto! Non solo fedeli, ma anche studiosi, dirigenti d’azienda… personaggi di tutti i tipi. Non solo italiani, ma anche tedeschi, francesi, russi, slavi… alla ricerca chi di una serenitŕ perduta, chi di una spiritualitŕ latente.”
“Siete stati davvero bravi voi monaci.”
“Bravi noi?” Basilčios si schernisce. “Ma no! I Peschiciani sono stati bravi, tutti i Peschiciani! I proprietari storici del complesso, che hanno acconsentito alle richieste della popolazione riconoscendo la straordinarietŕ del bene, che non puň non essere bene di tutti. Il Sindaco Micŕlia, condottiero della Comunitŕ, uomo saggio e giusto che ha saputo mantenere ferma la barra del timone tra i marosi degli interessi contrastanti. Gli Enti dello Stato, che hanno sollecitato e appoggiato le istanze di salvaguardia di un bene prezioso per la cultura del Territorio. E il popolo peschiciano soprattutto, i Peschiciani, che hanno voluto, tutti insieme, compatti, ricostruire anche con il contributo dei singoli questo simbolo forte, unico della loro identitŕ.”

“Su, che anche voi monaci ci avete messo del vostro!” sorride Claudia.
“Beh, Nčilos forse” concede Basilčios. “Ehi, Nčilos, vieni, racconta dei restauri.”

Il sentiero continua a scendere. La Valle degli Olivi si distende nella piana tra il verde delle alture boscose, prodromi della Foresta Umbra, e l’azzurro del mare, che disegna l’orizzonte.

“Eccola! Eccola l’Abbazia!” avverte Claudia. I muri chiari e i coppi rosa antico emergono dal tappeto verde argenteo degli olivi.
“Cosa ho fatto io? Ho fatto poco, davvero poco io!” Nčilos si č accostato a noi. “Ho solo aiutato Sinella, che per tanto tempo ha lottato per il recupero, in nome di tutti. L’ho aiutata a coinvolgere al perseguimento di questo obiettivo tutte le associazioni culturali del Territorio; e queste sono riuscite a convincere tutti i Cittadini, Amministrati e Amministratori, del valore dell’Abbazia per il Territorio.”
“Su, Nčilos, racconta tutto!” Basilčios lo incoraggia.
“Io ho fatto poco davvero! I Peschiciani hanno fatto! E il loro Sindaco.”
“Pensate, sorelle!” incalza Basilčios. “Sinella e Nčilos sono riusciti a far convergere verso un obiettivo comune tutti, proprio tutti: le associazioni culturali, gli organi dell’editoria, gli organi ecclesiastici, e la popolazione tutta, con riunioni, articoli, discussioni pubbliche, manifesti, sottoscrizioni… Un fondo consistente č stato creato - pensate! - con versamenti effettuati dai singoli cittadini; altri fondi sono stati resi disponibili dall’Unione Europea a seguito del finanziamento di un progetto; un accordo č stato stipulato tra il Comune e i Proprietari; un Comitato di Cittadini cura la gestione del complesso, sotto l’egida del Comune, delle Soprintendenze, degli organi ecclesiastici. E il restauro č stato portato a termine. E adesso il complesso č operativo, lavora a fa lavorare, svolgendo attivitŕ di ricezione, organizzando sessioni di ristoro psicoterapeutico, seminari.”
“Lo vedi, Frater Basilčios, che hanno fatto tutto loro, i Peschiciani!”
“E tu, Nčilos, hai saputo sciogliere il mare ghiacciato che alligna nel cuore di ciascuno di noi.”

Varchiamo il cancello dell’Abbazia. Lo spiazzaletto, delimitato dalla Chiesa, dall’antico cenobio e dai fondachi, si avvolge tranquillo intorno alla vera del pozzo e alla vasca. Le strutture murarie a parametro liscio, di pietra bianca rosata, essenziali, circondano il proscenio con austera eleganza. Finestre, porte, portali, la stessa finestra trilobata, sono disegnati con sobrietŕ. Figure floreali scolpite apportano semplici elementi decorativi alla facciata della Chiesa. Gerani multicolori affollano la vasca, spuntano dai vasi di coccio sparsi per le pareti murarie.

“Sembra tutto semplice, pulito, qui” osserva Claudia.
“Come erano le anime dei monaci muratori, dei monaci scalpellini, che hanno costruito l’Abbazia nel Medioevo: anime semplici, pulite” sorride Basilčios.

Litanie sommesse - un coro e una voce - sgorgano dalla Chiesa.

“Sono pellegrini: vengono dalla Galizia, da Santiago de Compostela” spiega Basilčios. “Fratello Elěas sta pregando con loro.”

Nčilos ci guida verso la vera del pozzo. Afferra il secchio, lo lascia cadere nel budello, sostenendolo con la cima. Si avverte il tonfo nell’acqua, qualche sciacquio.

“Il secchio č arrivato al ruscello.” Nčilos assume un fare misterioso. “ll ruscello scorre nel ventre di questa terra, da sempre. E accarezza le cripte, dove hanno trovato riposo tanti monaci santi.”

La carrucola cigola; il secchio riappare.

“L’acqua! Ecco l’acqua, l’acqua santa!”
“Pare che sia curativa” Claudia mi sussurra all’orecchio. Beviamo.

Belati giungono dall’oliveto, lontani. Si sovrappongono alle litanie. Si avvicinano.

“Le greggi!” Basilčios si scuote. “Arrivano le greggi.”
“Č il giorno della benedizione delle greggi, domani!” Nčilos corre verso il cancello. “Stanno arrivando le greggi!”

Claudia ed io lo seguiamo. Pastori e pastoricchi guidano un gregge di capre. Sono tante le capre, tante! E ne arrivano altre! E altre ancora! E i belati aumentano. Aumentano. Aumentano…

* * * * *

Un suono improvviso si sovrappone ai belati delle capre.
Strozzo il cellulare sotto il cuscino - canta l’«Inno al sole» - balzo a sedere sul letto.
“Maledetta sveglia! Claudia cara, Nčilos, dove siete? … Oh, č stato un sogno! Che sogno! … L’Abbazia di Kŕlena! Che bella l’Abbazia di Kŕlena restaurata!”

Cerco le pantofole a tentoni. “E che bravo, il sindaco Micŕlia! Ma… adesso… il sindaco di Peschici chi sarŕ… Antonio? o Domenico? o Francesco? Mah!”

Ciabatto verso la finestra, la spalanco. “Il sole che si alza! E il mare che sfavilla!” Alzo le braccia al cielo, stiracchiandomi. “Dai… Antonio, o Domenico, o Francesco… tu puoi diventare Micŕlia!”

Paolo Labombarda




 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 12/05/2013 -- 17:12:43 -- vincenzo

Meravigliosa poesia! Che rimane. Sogno sublime, che si č dileguato! Kŕlena rimane lŕ, negletta, desiderosa di essere riportata all'antico splendore... Posso lamentare un'omissione di tanto poeta? La GROTTA DELL'ARCANGELO MICHELE di Cagnano Varano, luogo di culto assiduamente visitato, forse poco noto, nonostante gli sforzi della professoressa Leonarda Crisetti che tanto ha scritto intorno a tale luogo!

-- 15/05/2013 -- 17:02:57 -- ANTONIO

Se Si Risveglia Calena č la svolta di Peschici e del Gargano ..... !

 
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