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06/05/2013

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DISORDINATI MA TANTO CREATIVI

Clicca per Ingrandire Domenica 5 maggio si è svolto a Roma, Piazza San Pietro, il Raduno Mondiale delle Confraternite con la celebrazione eucaristica presieduta dal Santo Padre Francesco. Da Vico del Gargano, in rappresentanza delle cinque Confraternite e loro devoti, sono partiti un certo numero di pulmann per raggiungere la capitale. Aggregato alla Confraternita dei Carmelitani Scalzi, vi racconto questa intensa giornata di devozione e preghiera. Come ben si sa, la disciplina è un concetto molto leggero in questo gruppo, non è proprio il loro forte, ma viene compensata da quello spirito ‘creativo’ che, al confronto con le altre Confraternite arrivate da tutto il mondo, tutto perdona.

Vuoi mettere l'ordine teutonico delle Confraternite dei Paesi del nord Europa? Stavano in fila già dalle cinque del mattino, col foglietto rosa del pass in mano, in attesa del servizio d'ordine per transitare sotto il colonnato, ordinatamente. Noi arriviamo puntualmente in ritardo, i confratelli si cambiano d'abito mentre invadono il colonnato. Un agente del servizio d'ordine con una gracchiante radio in mano fa appena in tempo a leggere il gonfalone “Confraternita dei Carmelitani Scalzi-Vico del Gargano” e pronuncia frettolosamente: “Passasse”.

I confratelli ragazzi stanno ancora indossando il tipico saio e parte l'ordine: “Na sciusciata?” Ragazzi, qui stiamo al Centro della Cristianità, non è che ci cacciano, o peggio, ci rinchiudono a Castel Sant'Angelo? Parte, solenne e steso, il ‘Miserere’ e poi tutto il gruppo. La gente assiepata in Piazza San Pietro fa la ruota intorno. Due confraternite - una del Lussemburgo, abito bianco e celeste, l'altra di Malta, pomposo mantello rosso intenso e croce bianca dei cavalieri di Malta sulle spalle, - provano ad attivare la registrazione del canto. Alla fine scambio ‘culturale’ e informazioni varie. Grande ovazione e battimani, esce il Papa col seguito, celebra la Messa, saluta le Confraternite.

Prossima tappa, una caratteristica e antica trattoria romana, “La Tavernella”, dove i piatti di amatriciana e cacio e pepe sfidano la teoria dei “buchi neri”, e per finire una porchetta che non fa in tempo nemmeno per un “non inducas in tentationem” e sparisce. Alla padrona chiediamo lo sconto perché, diciamo, verremo di nuovo a trovarla. Non ci crede molto ma, siccome siamo calati dalle colline del Gargano, qualcosa la risparmiamo. Riprendiamo la strada del ritorno, puntualmente in ritardo. La disciplina proprio non è il nostro forte.

Michele Angelicchio

 Redazione

 

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