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13/04/2013

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IL LAVORO? MEGLIO DELLA PENSIONE

Clicca per Ingrandire “La civiltà contadina non conosceva il linguaggio raffinato di belle parole derivate dal greco e dal latino, non abbinava alle frasi modi e tempi di verbi ben coniugati, non conosceva l’Utile e il Pil, però conosceva l’utilità di ogni azione scaturita dallo spirito di sacrificio che produceva beneficio alla società. Era rispettosa verso la natura, gli animali, il prossimo, il Signore, anche quando i temporali devastavano i raccolti e le pestilenze decimavano le mandrie. Sapeva rispettare i disegni divini e ricominciava con umiltà implorando il sostegno per fare tutto e meglio. La stretta di mano serviva a concludere importanti contratti, l’onore sostituiva le attuali norme giuridiche, si produceva per mangiare, si mangiava per vivere e non si viveva per mangiare.”

Riportato ciò, ecco un episodio attuale che forse farà riflettere. Un contadino di 67 anni riceve comunicazione dall’Inps della vicina assegnazione della pensione di vecchiaia. Altro avviso di sussidio arriva dalla Germania. Raduna la famiglia in campagna per manifestare la gioia della notizia e comunicare i relativi importi: 48 euro mensili per sette anni di lavoro in Germania più 508 per le sue fatiche di contadino. Il primo dei tre figli, impiegato di un Istituto assicurativo, disturba l’entusiasmo del padre con questa frase: “Soltanto questi pochissimi spiccioli? Io con 37 ore settimanali, anche se non dovessi fare più carriera, percepirò una pensione di 2200 euro mensili”. (Faccio notare che l’ex presidente della società, fra salario, tfr e buonuscita, per un solo anno di servizio, ha percepito una somma complessiva che trasformata è pari a 48mila euro giornalieri.)

Il secondogenito, impiegato di un Istituto bancario assicura che a pensione maturata prenderà un importo superiore. E così anche l’ultimo, da un calcolo approssimativo, essendo avvocato riceverà dalla cassa degli avvocati, solo come pensione minima, 3500 euro mensili. La domanda dei tre, a questo punto, nasce spontanea: “Papà, quanto tempo hai lavorato per prendere così poco?” E il padre: “Cari figliuoli, sono stato assunto a otto anni in qualità di pastorello in una masseria lontana dal paese e fino a ventiquattro anni ho cercato di apprendere al meglio tutti i mestieri, disinteressandomi completamente del salario e delle normative. Il fratello di vostra madre mi convinse a emigrare in Germania perché si guadagnava tanto. Trascorsi otto anni lavorando sodo in una città caotica dove rumori e confusione hanno stravolto il mio essere. Non appena realizzai la scorta utile per acquistare un podere, ritornai nel mio Gargano, evadendo dalla civiltà industriale priva di principi e valori.

“Col tempo - prosegue - ho realizzato ciò che avevo imparato durante il periodo di apprendistato: una mandria di bestie, una vigna, un uliveto, un orticello e un pollaio. Prima dell’alba avevo già svolto parte del lavoro governando le bestie, togliendo il letame dalla stalla, mungendo e accendendo il fuoco per lavorare il formaggio, quindi accompagnavo le bestie al pascolo. Subito dopo mi recavo nei campi per espletare volta per volta i lavori attinenti alla stagione: letamare, arare, zappare, seminare, tenere i campi puliti dalle erbacce, potare, innestare, accudire vigna e ulivi, raccogliere i frutti, fare la riserva di fieno, paglia e biada per gli animali, completare la scorta per il fabbisogno della famiglia. Nei ritagli di tempo lavoravo il legno per confezionare oggetti utili alla campagna, sistemavo la recinzione delle bestie e confezionavo coi ramoscelli di vimini sporte e contenitori per formaggi e ricotta.

“Il camino acceso la sera teneva sempre caldo il mio entusiasmo, anche quando i temporali distruggevano i raccolti o la pestilenza decimava la mandria. La carica di ricominciare e migliorare la qualità delle prestazioni ha rappresentato la componente essenziale del mio essere. Ho cercato di interpretare le regole della natura, come e quando fosse meglio innestare le piante imparando che non va fatto quando soffia il vento, seminare in relazione alle costellazioni e alle fasi lunari o seminare al sole piuttosto che all’ombra a seconda delle caratteristiche del prodotto da ottenere, fare accoppiare le bestie coi maschi di altre mandrie in modo da incrociare la razza e farla diventare più sana e più resistente alle malattie. Ho appreso che la rugiada del mattino fornisce più energia vitale, che l’odore della stalla brucia le radici del vizio e la stanchezza è un ottimo sonnifero.

“Non ho mai pensato a denaro, pensione, oppure a ottenere l’utile con meno lavoro. Mi sono sempre impegnato a tenere in vita animali anche se meno produttivi, lo stesso metodo ho adottato per i prodotti della terra. Sapete quanto lavoro richiedono i cereali? Se avessi fatto calcoli sul guadagno, la nuova generazione avrebbe ignorato l’esistenza delle fave, dei ceci… Mi sono impegnato nella vita a produrre quanto necessario alla famiglia, alla società… a voi. Il vostro benessere, impostato su soldi e successo, vi tiene lontano dal benessere reale. Il moderno benessere ha avuto l’abilità di sostituire i bisogni primari con quelli inutili. Vi ha costruito il recinto (il… bar), punto d’incontro dove non si parla altro che di calcio e politica, dove il panino fa da cena, pranzo e colazione, dove dietro il bancone c’è il diavolo che v’invita al vizio e vi incita a tentare la fortuna coi gratta e vinci, senza fare alcun sacrificio, vi sa tenere lontano dalla campagna, dalle stelle, dal sole, dalla luna, dagli sguardi familiari e dalla stessa compagna.

“Vi fate abbagliare da televisione e fannulloni, e da coloro che sanno esprimersi con frasi logiche perfezionate di filosofia atte a vendere bugie. Per benessere intendete prendere la pastiglia per addormentarsi, digerire, espellere i bisogni fisiologici, non deprimersi, abbassare la pressione. Avete appena iniziato a lavorare e già pensate alla pensione. Voi non sapete quanto sia brutto…”


L’ULTIMO GIORNO DI LAVORO

Osservo
animali e cose
con tanto affetto
di ciò che definivo prigione
soffro il distacco.
Lo confesso:
oggi amo il lavoro
più di me stesso.

Potessi
rappresentar l’assurdo
mutare
il dì questo
con quello assunto,
lesto e meglio
riprenderei il fardello.
Tornare giovane
è bello.

Antonio Monte



 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 15/04/2013 -- 09:17:37 -- vincenzo

Il fatto strano, in questa storia, è che il 67nne non abbia indirizzato i figli verso il medesimo cammino da lui percorso. Evidentemente, la vedeva come mio padre che non voleva che io facessi, come lui, il macellaio! Si può pervenire ad esser contenti del proprio stato, si può essere felici con niente - anche del solo essere padroni di se stessi, ma non sempre riusciamo a non farci determinare dalla vita!

 
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