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02/04/2013

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VICO: RICORDATE LA FATTORIA? E SE SI RIBELLASSE…

Clicca per Ingrandire Se la Fattoria si ribella, se il Vecchio Maggiore s'incazza, Vico del Gargano rischia gravi conseguenze. Si va dal rapido rialzo dello spread al default delle processioni. Dall'annuncio di suicidio politico al ritiro permanente spirituale. Si rischia di respirare aria pulita, di rinnovare la classe degli amministratori, di rimuovere il nostro paese in bilico permanente fra medioevo e immobilismo, di liberarlo finalmente dal voto privato e dai partiti privati.

Si rischia di assicurare quella continuità amministrativa e programmatica, fondamento razionale e moderno per rispettare il principio “del buon andamento della Pubblica Amministrazione”. Di approvare celermente il Piano Urbanistico Generale dopo aver raccolto la maggiore condivisione possibile, trattandosi di Atto con valenza oltre la durata di una Amministrazione, ed evitare i rimaneggiamenti a go-go, o quelli fatti per particelle.

Ma la Fattoria si ribella, anche, contro un andazzo schizofrenico e penoso, camuffato per “bene del paese”. Ieri non si sono volute accogliere le proposte di indire le primarie per la scelta del sindaco, oggi ci rifilano le esplorazioni (che raffinatezza politica). Ieri non si è voluto accogliere, alla luce del sole, l'appello pubblico e la mano tesa del sindaco Amicarelli per il “bene del paese”, oggi si trascina la popolazione a nuove elezioni, bloccando per un anno la vita di un paese boccheggiante e in ginocchio.

Ieri, si sono adoperati ogni lungaggine, ogni pretesto, ogni stupidità, rinvii e sedute spiritiche, sul percorso del Piano Urbanistico Generale, oggi vedo preoccupazione ed eccesso di zelo fuori luogo e fuori tempo. Ieri, e per cinque lunghi anni di amministrazione “normale”, ho visto una intera delegazione non muovere un dito nemmeno per accendere o spegnere la luce, oggi vi è un attivismo e una preoccupazione per il “bene del paese” da libro Cuore.

Nel bellissimo fondo “Capitani coraggiosi cercansi” di Mario Calabresi, su La Stampa di Torino del 31 marzo, si legge: “Un Paese fermo, in ritardo, bloccato da veti incrociati, ma assolutamente impreparato a capire come è cambiato il mondo – Un blocco senza precedenti, figlio del risultato elettorale ma anche della paura dei partiti: ognuno resta chiuso nel suo recinto per non correre il rischio di mettere in gioco il proprio gruzzolo di voti – Nessuno ha coraggio, senso di responsabilità e un po' di generosità – Chi avrà il coraggio di scartare, di uscire dagli schemi precostituiti e di indicare una strada nuova?” E conclude: “Buona Pasqua, sperando di scoprire capitani coraggiosi”.

A oggi, tradotto in vichese, non si vedono capitani coraggiosi ma solo figuranti miseri e vuoti da commedia orwelliana. E' un film già visto. Se vogliamo veramente il “bene del paese” adoperiamoci tutti a spegnere la luce su questa penosa schizofrenia.

Michele Angelicchio



 Redazione

 

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