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26/01/2013

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ESISTERE SENZA ESSERE

Clicca per Ingrandire “Se capire è impossibile, conoscere è necessario” (Primo Levi). “Là dove si danno alle fiamme i libri, si finisce per bruciare anche gli uomini” (H. Heine). Il 27 gennaio 2013 si celebra in Italia come in tanti altri Paesi del mondo, il Giorno della Memoria per non dimenticare la Shoah (foto del titolo, donne nei lager; ndr). Una ricorrenza condivisa e istituzionalizzata, un evento che assume ogni anno un significato particolare poiché i testimoni di quell'orrore sono fondamentali ma purtroppo il tempo passa e si avvicina il momento in cui non potremo più ascoltare la voce di chi quella tragedia l'ha vissuta realmente.

Ecco perché tocca a noi essere voce di chi voce non ha più, essere musica che si libera nell’aria per ricordare, per non dimenticare, per tramandare alle nuove generazioni i valori di chi, pagando di persona, contribuì alla speranza di un mondo migliore. Questo l’obiettivo condiviso dallo staff dell’Associazione “Arcobaleno” (foto 1 sotto) che il 20 gennaio scorso, cornice la suggestiva Chiesa di S. Elia Profeta a Peschici, con qualche giorno di anticipo, ha testimoniato con parole e musica “La giornata della memoria”. Ricordare per non dimenticare, il motto di una serata ricca di emozioni che si è dipanata in diversi momenti.

Ha aperto Maria Antonietta Fasanella (foto 2) che, in qualità di direttore artistico dell’Associazione “Arcobaleno”, ha ricordato l’importanza di eventi di questo tipo che devono far riflettere. “Un Paese senza memoria è un Paese senza futuro”. “Chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo”. La parola è passata poi ad Anna Maria Mazzone e Antonella Rauzino, rispettivamente presidente e responsabile teatrale dell’Associazione, al sindaco Domenico Vecera per i saluti e al comandante della Capitaneria di Porto, Fabrizio Pezzuto, che ha chiarito il contenuto della Legge n. 211 del 20 luglio 2000 con cui la Repubblica italiana ha riconosciuto il 27 gennaio come Giorno della Memoria per ricordare la data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz da parte dell'Armata Rossa (1945) e commemorare la Shoah, le leggi razziali, la deportazione, la prigionia e la morte di oltre sei milioni di Ebrei vittime innocenti.

Poi si è passati al vivo della serata e delle emozioni col ‘reading’ di stralci tratti da “Se questo è un uomo” di Primo Levi, letti e interpretati da chi firma questa nota, da Maria Luisa Ercolino e Katarzyna Celejewska e accompagnati dai talenti dell’arcobaleno che si sono susseguiti al pianoforte: Antonietta Fasanella, Antonio De Nittis e Giovanna Iervolino, che hanno reso l’atmosfera ancora più suggestiva con le note di pezzi di repertorio molto coinvolgenti di vari autori, fra cui Einaudi, Albinoni e Yruma. Perché è giusto che la parola sia data a loro, sopravvissuti e non, ebrei dei campi di sterminio nazifascisti e comunisti d'Europa e Asia.

A coloro che in prima persona hanno subito le leggi razziste, le deportazioni, la fame, le violenze e sono stati privati di ogni diritto. Ai loro familiari, primi custodi di quelle memorie. Ascoltare le parole degli ultimi testimoni di quel periodo buio della storia mondiale è un dovere. I loro racconti toccanti, drammatici, fanno soprattutto riflettere, ci fanno sentire vicini, solidali e uniti attorno a chi ha capito che quei momenti devono essere custoditi e trasmessi ai giovani affinché non si ripetano mai più sulla Terra. Ognuno a suo modo, ognuno col suo tremendo bagaglio di ricordi, molti di loro combattuti fino a pochi anni fa fra se fosse giusto raccontare o dimenticare. Nelle loro storie nessun sentimento di odio, rancore, risentimento, richiesta di vendetta, ma solo il racconto sofferto di ciò che fu.

Molto accattivanti anche le esibizioni rispettivamente al piano e al flauto delle giovanissime ma molto brave Alessia Verderame (“Limbo” di Einaudi) e Maila Ditroia (“Ave Maria” di Caccini). Particolarmente emozionante il momento finale quando chitarre (Rocco Tavaglione e Dario Fiscarelli, pianoforte e clarinetto si sono uniti in un unico afflato per fare da spalla alla voce calda e avvolgente di Katarzyna Celejewska che ha emozionato un pubblico attento e numeroso fino al termine con l’esibizione di “La vita è bella” di Nicola Piovani mentre sullo schermo venivano proiettate le immagini di un campo di concentramento ormai vuoto pronto solo ad accogliere il calore dell’abbraccio di una mamma e del suo bambino. Perché, nonostante tutto… la vita è bella!

Un ringraziamento da parte dell’intero staff dell’Arcobaleno va a chi ha contribuito all’ottima riuscita dell’evento e in particolare, per la parte tecnica, a Elia Salcuni e Matteo Elia Lagrande, il cui contributo è stato fondamentale per la realizzazione della serata. Grazie.

Camilla Tavaglione



 Redazione

 

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