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23/01/2013

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L”AMICO FASNAT È ANDATO VIA

Clicca per Ingrandire Prime reazioni alla improvvisa scomparsa di Natalino Fasanella (in arte Fasnat), figlio di una terra avara di considerazione e attestati. Quella che pubblichiamo è di Day Gilles Trinh Dinh, il pittore franco-vietnamita residente a Roma, adottato ormai da decenni da Peschici, dove apre durante la bella stagione il suo atelier. Di seguito il suo personale ricordo.

“E’ andato via l'Amico Fasnat... e non lo sapevo! Fasnat (al secolo FASanella NATalino; ndr) ha affrescato la società peschiciana coi suoi dipinti. Erano da apprezzare, già allora, e lo saranno sempre. Aveva difficoltà a venderli. Non era certo facile fare acquistare il suo ‘humour’ graffiante. Usava l'ironia, mai la cattiveria. Per anni ha esposto i suoi lavori nell'atrio del Comune. Non era la gloria, ma faceva vedere almeno i suoi lavori, sperava forse di ottenere più consenso. Non avendolo, era poco stimolato a dipingere di più.

“Ha presentato per anni sempre gli stessi quadri, non avendo neanche tanto denaro per le cornici. Non è l'unico artista ad avere avuto queste grandi difficoltà, fanno parte della nostra vita. Non è cosa di cui vergognarsi. Il sopravvivere o la povertà sono il pane quotidiano di noi artisti. Non soltanto quelli famosi sono utili al nostro quotidiano. Scrittori, musicisti, scultori, pittori, registi e altri pavimentano la nostra storia. Ne abbiamo tutti bisogno. Quando si visita una città si vanno a vedere i loro lavori, riempiono i nostri occhi, i nostri cuori.

“Fasnat era dignitoso e orgoglioso, si lamentava raramente, con me lo faceva a denti stretti, come se non fosse lui a subire tanti disagi. Dopo un incidente di macchina confessava di non vedere più i colori, che non è roba da niente per un pittore. Gli suggerii allora l'uso del Camayeux, cioè l'uso di un colore al posto del nero. Negli ultimi anni momenti di difficoltà senza possibile soluzione hanno incitato la sua fantasia a trovare soluzioni ... spesso con le gambe corte.

“Ho sempre cercato di fare capire agli amici che il bisogno crea l'ingegno e gli raccontavo la storia di Modigliani, morto di tisi assai povero a Parigi. I suoi amici, anche loro squattrinati, chiamarono un mercante d'arte per vendergli un suo quadro e pagare così il funerale. Il mercante, prima di acquistarlo, volle chiamare l'ospedale per avere conferma del decesso. Sapevo che Fasnat non stava tanto bene, ma non pensavo stesse così male. Quando Domenico Demo Tavaglione, su Facebook, ha comunicato la scomparsa di un artista a Peschici senza indicare, non sapendolo, chi fosse, ho pensato ad altri meno che a lui.

“Fasnat fa parte della storia di Peschici come amico, come uomo, come pittore. Era anche un grande conoscitore dei pittori moderni italiani e quando qualcuno desiderava informazione lo mandavo a lui…”

Day Gilles Trinh Dinh


LA SCHEDA = Fasnat è nato il 1939 a Tirana (Albania) da genitori italiani, padre peschiciano e madre napoletana. Ha vissuto a Napoli dal dopoguerra alla fine degli anni '60. A malincuore compie studi tecnici dedicando tuttavia il tempo libero al disegno, sua autentica passione fin da giovanetto, durante il periodo collegiale. Frequenta la "Scuola del nudo" al liceo artistico. Aderisce al "Gruppo dei 9", pittori di Piazza dell'Immacolata del Vomero (Na). Per guadagnarsi da vivere, oltre a fare la comparsa al Teatro San Carlo e al teatro Mercandante di Napoli, frequenta lo studio di un pittore napoletano che lo impegna a dipingere esclusivamente il cielo per quadri realizzati in serie e successivamente spediti negli Usa.

Nel 1963 gli viene allestita la prima personale alla Federazione Universitaria Cattolica Italiana di Giugliano, in Campania. Si fa subito apprezzare da critica e collezionisti per “una pittura ricca di suggestioni ed emotività rivolta alla esaltazione della realtà” (dal quotidiano “Il Roma di Napoli”). Il 1967 gli viene assegnato il premio di pittura "Napoli-Autunno '67" e il premio "Città di Nola". Stipula un contratto di parziale esclusiva con la "Margo Living Gallery" di Los Angeles. Nel marzo '67 viene invitato dal Consulat General de Belgique al "Prix Europe de peinture de la ville d'Ostende".

Il 1968 si trasferisce a Roma. Si iscrive all'Istituto Arti Ornamentali del Comune di Roma e all'Accademia del Nudo". Il '72, dal Centro Letterario del Lazio e dalla rivista "Il Cimento", gli viene rilasciato il diploma d'onore di pittore. Il '73 gli viene riconosciuto il premio "Rugantino d'oro", oscar romano dell'arte figurativa. Il '74 si iscrive a un master di Marketing e Scienze della Comunicazione; collabora con alcuni quotidiani e riviste specializzate con servizi dedicati alla critica e in particolare al mercato dell'Arte dell'800 e '900 italiano. Gli viene conferito il 4° premio di pittura "Città di Padova" e il terzo premio "Città di Salerno".

Per una crisi esistenziale, ritenendosi artista "mediocre e privo di fantasia", abbandona la pittura espositiva per dedicarsi alla ricerca del colore e alla critica d'arte. Il '79 è nominato co-direttore della rivista "Selezione Arte" di Roma e curatore della rubrica "Il Mercato dell'Arte". Dedica ampi servizi ad artisti del '900 italiano, da Guttuso a Gentilini, da Tamburi a De Chirico, e alle varie biennali di Venezia. Per alcuni "servizi speciali" si reca negli Stati Uniti, poi a Cuba, Santo Domingo, Messico, Perù. Viaggia spesso in Europa: Spagna, Inghilterra, Svizzera, Olanda, Francia e Germania. Orfeo Tamburi, grande Maestro del '900 italiano, lo onora della sua amicizia e lo invita spesso nel suo studio di Parigi. Tamburi gli chiede di organizzargli in Italia una retrospettiva, che ottiene un ampio successo di pubblico e di critica.

Guttuso, completato il lavoro della serie del "Gott Mitt Uns", gli consente di presentarlo in anteprima a Bari e in due gallerie romane. Il '94, deluso da un incidente di "percorso" e per non essere sceso a compromessi con alcuni mercanti senza scrupoli, disgustato dai "falsi" dipinti in circolazione, da un mercato dell'arte ormai allo sbando, abbandona definitivamente il mondo delle gallerie, delle mostre e delle manifestazioni d'arte in generale per ritirarsi a meditare sulle proprie capacità di artista. Agli inizi del '95 decide di riprendere a dipingere, ma un malaugurato incidente d'auto lo priva del bene dei colori e soltanto il '98, rititatosi dalla vita attiva e dopo un incontro con il notissimo neuroftalmologo e scrittore Oliver Sacks, nonché autore di "Un antropologo su Marte", si rimette a disegnare in bianco e nero.

Innamorato in modo smisurato di Peschici e dei Peschiciani, organizza alcune personali dei propri disegni dedicati a "Peschici e i suoi personaggi" che ottengono un ottimo successo di critica e di pubblico.

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 24/01/2013 -- 09:23:46 -- vincenzo

Per uscire allo scoperto, molti artisti, vissuti in chiaroscuro - se non addirittura nell'ombra più tetra - devono morire! Brutta sorte! Ma loro non ne hanno colpa; molte volte, siamo noi a chiudere gli occhi di fronte alla loro esistenza. Addio, Fasnat, anche se non ti ho conosciuto (mi fido, però, della parola di Day Gilles, che conosco ed apprezzo).

 
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