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21/01/2013

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DUBBIO RISOLTO: LE “PAGINE DI PIETRA” ERANO ANCHE COLORATE

Clicca per Ingrandire A oltre mezzo secolo dalla loro “scoperta” e interpretazione, opera dell’archeologo Silvio Ferri, le stele daunie custodiscono misteri sui quali la fantasia spazia senza limiti. Fra gli enigmi che i vari studi condotti su quelle lastre di calcare istoriate che, i dauni del 7°-6° secolo a.C. usavano posizionare a capo delle sepolture, vi è quello se vi fossero anche stele colorate. Su qualcuna delle oltre duemila stele fin qui rinvenute intere o in frammenti, sono state trovate tracce di colori ma non tali da dare risposta certa al quesito. La lacuna è stata finalmente colmata.

Una stele daunia colorata c’è (foto del titolo, part.; ndr) e presto ritornerà a Manfredonia, espressione ultima di quelle civiltà che si susseguirono nell’agro sipontino sul quale i dauni si insediarono nella seconda metà del millennio a. C. e produssero, fra l’altro, quegli ormai famosi cippi funerari custoditi nel Museo nazionale archeologico della città adriatica. A individuarla è stato il sindaco di Manfredonia, Angelo Riccardi, da tempo sulle tracce di consistenti collezioni di reperti archeologici localizzate nel Veneto e legalmente detenute da un privato, acquistate poi dalla Provincia di Vicenza e da questa cedute a titolo oneroso (34mila euro), al Comune di Manfredonia.

A un primo gruppo di 77 reperti tra vasi finemente lavorati e dipinti (foto 1 sotto, part.), si è aggiunta una seconda collezione di 99 reperti anche questi in gran parte vasi di ceramica pregiata. Un cospicuo patrimonio archeologico di inestimabile valore storico e artistico proveniente dall’Antica Puglia e in particolare, hanno accertato le perizie effettuate dalla Soprintendenza veneta, dall’agro dell’antica Siponto. Di questo secondo lotto fa parte la “stele colorata”, unica nel suo genere, che ha riacceso l’interesse degli studiosi i quali sperano di trarre utili spunti per definire funzioni e scopi di quelle “pagine di pietra” aperte su un lontano passato.

“Probabilmente - osserva il sindaco Riccardi - è l’anello mancante per completare una storia tanto affascinante quanto straordinariamente unica. Riportare a casa quella stele significa ridare slancio alla cultura del territorio. Un settore da valorizzare anche negli aspetti turistici per le ricadute economiche che comporta. L’obiettivo è organizzare un sistema-cultura in grado di mettere in rete i vari riferimenti che il nostro territorio ha accumulato nei millenni di storia”. La stele colorata proviene da scavi clandestini effettuati in antiche necropoli sipontine.

Secondo il collezionista che per primo l’acquistò, venne rinvenuta durante la costruzione della statale Manfredonia-Foggia. Si presenta ottimamente conservata. Alta 93 centimetri, larga 35 e dello spessore di 5, la stele presenta una decorazione principale antropomorfa ottenuta con profonde incisioni. Si evidenzia pigmento rosso su fodero della spada, decorazioni verticali della veste e decorazione accessoria, scudo inciso sul retro. Un eccezionale esemplare di stele daunie ritenute fra le manifestazioni più originali dell’archeologia dell’Italia preromana per l’immediatezza e la modernità dei segni che descrivono suggestive narrazioni per immagini.



 Ufficio Stampa e Comunicazione - Comune di Manfredonia

 

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