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31/12/2012

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BUONA FINE E BUON PRINCIPIO

Clicca per Ingrandire Nel titolo, la millenaria saggezza popolare, la straordinaria sintesi della gens italica. Ci si augura che possa finir bene un anno e bene ne cominci uno nuovo. Sempre che l’anno pronto a morire sia stato benevolo (vi risparmiamo l’elenco degli eventi negativi che ne hanno caratterizzato l’orribilità, ci stanno pensando i vari tg in queste ultime ore del 2012) e le premesse del successivo siano beneauguranti. Voi ci credete? Noi no. Non è mai bello drammatizzare le situazioni o seminare allarmismi, ma il pragmatismo che ci è connaturato non suggerisce altro se non orizzonti confusi e grigiastri… molto. Inutile nascondersi dietro un dito. Neanche alla speranza si può fare appello. Chi di speranza vive… con quel che segue.

E allora?

Forse una soluzione ce l’avremmo: credere in noi stessi. Non aspettarsi nulla dagli altri, dalla società, dalla politica, dalla chiesa. Non rimanersene lì, col naso all’insù, illudendosi di vedere la manna calare dal cielo. Oppure a braccia conserte, reputando che qualcuno ci pensi per noi, al nostro posto. O semplicemente sdraiandosi sul divano in attesa del segnale d’arrivo di una mail risolutrice dopo aver distribuito a destra e a manca il nostro cv. Credere nelle abilità acquisite con l’istruzione, con l’esperienza di vita, cresciute coi rapporti interattivi, alimentate da interfaccia improbabili eppure … chissà … produttivi. Contare sulle personali capacità e guardare al di là… del proprio naso, della propria vista, del proprio pensiero assoluto.

Un lampo: basterà?

A quanto sembra, dobbiamo farcelo bastare. L’importante è cominciare. Cominciare a credere che è davvero nelle nostre mani il destino scritto da qualche parte, gestibile a uso e consumo personale solo che lo vogliamo. Cominciare a crederci veramente, con tutte le nostre forze. E se ce ne avanzano un po’, passiamole al vicino meno caparbio, meno tenace. Qualcuno potrebbe scambiare tutto ciò per fatalismo. Forse lo è, ma brutalmente concreto, coercitivamente realistico. Un atteggiamento di accettazione passiva delle cose che con tanta forza di volontà addomesticheremmo assoggettandolo alle nostre esigenze esistenziali, alle urgenze che la vita c’impone.

Altro lampo: forza di volontà?

Già, è indispensabile. Senza forza di volontà non si può credere in se stessi. E credere in se stessi prevede una gran forza di volontà. Il gatto che si morde la coda e gira in tondo fino a esaurimento. Tutto inutile dunque? Non pensiamo al peggio. Guardiamoci intorno e… apprendiamo. Siamo dal tabaccaio-ricevitore del lotto, per la consueta quotidiana dose di veleno. In coda. Attendiamo il nostro turno. Davanti a noi un senegalese. Dietro, un cinese. Loro sì, che credono in se stessi. Hanno creduto e ci credono ancora. Li osserviamo, con rispetto. Loro ricambiano lo sguardo e pare ci dicano: cosa aspetti? Eggià, cosa aspettiamo… a giocare anche noi i nostri bravi numeri?

Piero Giannini



 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 02/01/2013 -- 18:04:22 -- Paolo

Sì, Piero, 'autocoscienza' e 'volontà': condivido i due pilastri de te ricordati. Mi sentirei di evocare un altro paio di principi chiave: 'dignità' (individuale) e 'etica' (sociale). Tanti cari auguri, Piero, a te e a tutta la Redazione.

 
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