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28/10/2012

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FOGGIA: LA CATTEDRALE TORNA A NUOVA VITA

Clicca per Ingrandire “Sette anni come i veli che avvolgono l’icona della nostra amatissima Madonna” è l’incipit che mi sento di comunicare a tutti dopo la riapertura della Cattedrale di Foggia (foto del titolo e 1-2 sotto; ndr). Dal 2005 la comunità foggiana era orfana della sua chiesa maggiore, luogo di culto e devotissimo per amare e ammirare l’Iconavetere (foto 3). Con l’incipit appena scritto ho risposto a una collega della stampa mentre stavo iniziando la funzione canora col ‘mio’ coro, “Cappella Musicale Iconavetere” di Foggia (foto 4), nella cattedrale. Istituzione canora fondata da circa trent’anni (il 2013 ne ricorre il trentennale), ha nuovamente pregato cantando nella sua ‘casa’, nella sua sede istituzionale. Un coro voluto fortemente dall’allora (ora cardinale) mons. Salvatore De Giorgi e dal compianto Maestro di Cappella, il professor Renato Lopolito, con la complicità benevola della mia famiglia e di quella di mons. De Stasio.

Sette anni, appunto, ci sono voluti per ridare ai foggiani la loro Chiesa Madre, custode del Sacro Tavolo dell’Iconavetere. Sette anni travagliati fra burocrazia e mancanza di fondi che il 2010 hanno visto l’evolversi dell’attesa, quando alcune forze locali si sono unite per dare la svolta. Fondi di Area Vasta, Soprintendenza Beni Culturali, Fondazione Banca del Monte “Siniscalco Ceci”, e fondi avuti in forma anonima da cittadini innamorati di Foggia e del culto dell’Iconavetere, hanno permesso di completare i lavori di ristrutturazione interna e esterna alla nostra cattedrale. Il tutto magistralmente gestito dal responsabile dei lavori, Pippo Cavaliere, ora assessore al Comune di Foggia, “con l’interessamento efficacissimo presso la Regione Puglia e il Ministero competente” (come detto da mons. Tamburino) del sindaco Gianni Mongelli, innamorato dell’Iconavetere e di Foggia, e del presidente della Provincia Antonio Pepe.

Il 23 ottobre la Cattedrale di Foggia era gremita di gente. Migliaia di fedeli, dentro e fuori la chiesa madre, hanno assistito alla sacra funzione accompagnata dal continuo scintillio di flash e canti mariani. Nella piazza antistante il portone centrale della cattedrale, piazza De Sanctis, è stato allestito un maxischermo per chi non poteva assistere dall’interno alla funzione. Una chiesa rinata architettonicamente che ci si augura sia di auspicio per la continuità della fede e la rinascita di Foggia. E’ vero, la città non gode di buona salute, ma non è detto che la rinascita non possa ritornare.

L’arcivescovo metropolita dell’Arcidiocesi Foggia-Bovino, mons. Francesco Pio Tamburino, sia durante l’introduzione della solenne e sacra funzione della riapertura della cattedrale sia durante l’omelia, ha rimarcato alcuni momenti essenziali per la riapertura del sacro monumento, citando nomi e fatti. Dopo aver salutato tutti nella “casa del Signore” ha voluto svegliare le coscienze assopite di una comunità che fa fatica a vivere nell’attuale morsa economica del Belpaese. “La riapertura del Tempio Maggiore - ha esordito - è profezia del riscatto possibile della città e del territorio. A Dio Padre dobbiamo dire grazie se il suo tempio ha riaperto le porte alla comunità.

“Un grazie - ha continuato - rivolto anche a chi ha permesso ciò, ai restauratori e al loro responsabile. Un grazie rivolto al coro che ha sempre seguito il mio peregrinare nello svolgere le sacre funzioni, e a tutti i fedeli che non hanno mai smesso di pregare per questo giorno. Mancava il principale punto di riferimento religioso e del Territorio, già gravato dalla recessione nazionale e territoriale che le nostre Istituzioni dovrebbero fronteggiare con maggiore unità. Sii forte città di Foggia - ha concluso - perché è immenso in mezzo a te il Santo d’Israele”. Parole forti e di monito dell’Arcivescovo che, nella sua saggezza e mite voce e persona, ha fatto tuonare nel Tempio Maggiore di Foggia dinanzi alle Istituzioni presenti in prima fila.

La cattedrale ha riaperto e i foggiani ora potranno pregare nuovamente la protettrice avvolta dai mistici sette veli, come gli anni che l’hanno tenuta lontana da quella cappella dall’alto dell’altare maggiore. Un caso? O una volontà superiore alla nostra? Un segno? Chissà… La superstizione è cosa che non mi appartiene, ma la gente mormora e chi l’ascolta, specie se fa giornalismo, ha il dovere di informare e comunicare. Il periodo che sta attraversando Foggia è uno dei più recessivi della storia contemporanea. La riapertura della cattedrale (e questo lo dico a gran voce da umile cittadino innamorato della sua città e di tutto il territorio) dev’essere il segno da cogliere per tornare a miglior vita quotidiana.

La diversità della costituzione architettonica del ‘tempio’ foggiano è segno della continuità della dedicazione dei popoli alla fede di Dio. Un concatenamento che nei secoli si sussegue e oggi continua con le nuove tecnologie. Ecco perché la riapertura, proprio nel giorno della sua dedicazione, dev’essere colta come una missione, quella di unire sotto un unico tetto, spirituale e poi materiale, l’intera comunità. E con essa chi ci governa. Noi foggiani siamo un popolo che da sempre abbiamo dato solidarietà, affetto, ospitalità, comprensione. Il bisogno ora è nostro e ottenere aiuti è un obbligo morale da parte di chi vorrebbe ancora depauperare la nostra bellissima Capitanata. Aiuti da quella politica che oggi ha smarrito il percorso ed eticamente non lo ripaga, e forse non lo ripagherà. Il dialogo ripaga, ma spesso divide se il tetto non è lo stesso. Torniamo a vivere sotto un unico tetto.

Auguri Chiesa Madre. Auguri Foggia. La “Cappella Musicale Iconavetere” è a casa sua. Finalmente! Madonna dei Sette Veli, bentornata a casa tua. Ad Maiora!

Nico Baratta




 newsgargano.com (foto Nico Baratta)

 

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