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27/10/2012

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OGGI… 50 ANNI FA

Clicca per Ingrandire Oggi, sabato 27 ottobre, ricorre il cinquantenario della scomparsa di Enrico Mattei, il carismatico e indimenticabile presidente dell’Eni, morto a seguito di un misterioso e tuttora controverso incidente aereo. Esattamente 50 anni fa. “Una vita al servizio del Paese” è il titolo della mostra fotografica, realizzata in collaborazione con l’Archivio Storico dell’Eni inaugurata stamattina nel Comune natìo di Matelica, nelle Marche, nell’ambito della tre-giorni di manifestazioni commemorative della sua figura che si svolgono in quello scorcio del maceratese (a proposito… e il Comune di Vieste?).

Il ‘paese’ in quel titolo è inteso come Italia. Noi viestani potremmo prenderlo in prestito e coniugarlo anche come il paese Vieste. Perché se c’è un significato peculiare del rapporto intercorso fra il ‘grand commis’ di Stato marchigiano e il nostro paese è proprio quello di “al servizio del paese”. Non sappiamo quanto consapevolmente, ma di servizio reso da Mattei a Vieste, alla fine si tratta. Come altrimenti andrebbe definita l’impresa del Centro vacanze Pugnochiuso coronata da Mattei, se non come un servizio reso alla città di Vieste, che vale il Big Bang della nostra vocazione turistica?

Un ‘servizio’ che ha i tratti - parafrasando il biblico ‘peccato originale’ - del ‘regalo originale’: ovvero il dono da cui è derivato tutto il resto, da cui è scaturito il destino di una comunità intera, l’evoluzione di una specie. E dal quale, evidentemente, sarebbe dovuto derivare molto di più, sia detto a distanza di mezzo secolo. In effetti, se c’è una riflessione che in occasione di questa commemorazione andrebbe colta - ma ne dubitiamo, considerata la ormai endemica siccità di dibattiti di tale natura nel nostro ambito - è proprio quella di domandarsi se il significato dell’impresa di Mattei sia stato colto appieno, sia attuale, se non addirittura decisivo per una evoluzione di stampo darwiniano dell’«homo turisticus» delle nostre latitudini.

O anche se è in grado di risvegliare le coscienze, intorpidite, da una letargia incombente in quasi tutte le espressioni della nostra città. Diciamo “quasi tutte”, perché sulla figura di Mattei, nel finora perdurante e assordante silenzio istituzionale, degli operatori turistici consorziati, delle istituzioni scolastiche, del residuale associazionismo cittadino, solo l’attivismo culturale di questa testata (OndaRadio; ndr) ha colto l’occasione da cogliere.

L’intervista immaginaria - “Il Sogno Possibile - a firma di Ninì Delli Santi (direttore emittente OR; ndr) alla figura (anzi allo spirito aleggiante) di Enrico Mattei (che si può leggere nell’apposita categoria di questo sito; ndr) rende l’idea di quelle domande e risposte sul significato vero del passaggio della ‘cometa’ Mattei nel nostro spaccato di firmamento e prepara l’ideale curiosità per approfondirne il profilo nelle bellissime pagine di un testo in via di pubblicazione a firma di Giannino Anselmi “Vieste: il punto estremo dello Sperone Garganico. Ricordi dell’esperienza lavorativa di Giannino Anselmi raccolte e ordinate dal nipote Giacomo Anselmi”. Cinquant’anni: pochi per dimenticare, troppi per non riflettere.

Carmine Azzarone


LA SCHEDA = Enrico Mattei nasce il 1906, figura centrale nella storia del sistema industriale nazionale e internazionale. Passione, visione strategica, innovazione: gli ideali che Mattei ha trasmesso a Eni hanno portato la Società a crescere fino a diventare la sesta compagnia petrolifera mondiale. Mattei riuscì a costruire intorno alla sua figura un'aura mitica. Fu abile nel costituire una rete di collaboratori capaci di muoversi sulla scena internazionale e questo divenne uno dei punti di forza che la società, oltre agli interessi specifici, seppe offrire all'azione diplomatica dell'Italia.

Fu tra i primi a coltivare lo spirito di frontiera e il rispetto delle culture diverse. Mattei aveva chiaro che non era possibile fare strategia internazionale senza conoscere bene i singoli territori su cui si andava a esplorare. La diversità Eni fu per anni una sorta di eccezione, un'impresa che compiva scelte diverse da quelle della maggioranza dei suoi concorrenti, tanto da sfidare il buon senso comune. Mattei è stato il simbolo di un modo di pensare l'Italia abbastanza visionario da riuscire a trasformare una Nazione sconfitta e contadina in un Paese avanzato con una forte industria energetica. Questa è l'eredità più preziosa che Mattei ci ha lasciato.

Con questa capacità dobbiamo guardare alle sfide di oggi e di domani, per riaffermare ogni giorno il valore dell'energia come motore di crescita per tutti. A cinquant’anni dalla sua scomparsa, Enrico Mattei è ancora un uomo del futuro. Un uomo che ha trasformato ogni azione in una visione, creando sviluppo e benessere attraverso l’ingegno. Perché il futuro è di chi sa immaginare.

 Redazione

 

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