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21/10/2012

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“VENTI DI GRECALE”: Il ‘caotico caos’ della Guerra Mondiale - 5° cap. (1)

Clicca per Ingrandire Oggi č San Pietro e Paolo, l’onomastico di Paolo: il suo quinto onomastico! Paolo ha compiuto cinque anni. E non conosce ancora suo padre: per lui, Gino resta quella fotografia che vede, appesa a un chiodo, sulla parete a lato del nostro letto. Č il primo onomastico di Paolo, nel quale l’Europa non č in guerra. Le tragedie di Mussolini e di Hitler si sono compiute; con esse č forse terminata la tragedia di tutta l’Europa. E posso forse pensare davvero che tra non molto io potrņ rivedere Gino, e Paolo conoscerą finalmente il suo Papą. L’ho pensato anche quando si č saputo dell’armistizio con gli alleati - a settembre del ‘43 - ma mi sono illusa. Sono seguiti mesi di caos infinito nei quali gli ex nemici sono diventati amici, gli ex amici sono diventati nemici, italiani sono diventati nemici di italiani. Non molti - ritengo - hanno avuto voglia e tempo per pensare ai prigionieri lontani: lo stesso Regno d’Italia sembra aver dimenticato i suoi guerrieri, prigionieri dell’ex nemico, ora non pił nemico.

Adesso l’Italia sembra essere di nuovo in mano agli italiani. Voglio sperare che questa nuova Italia si ricordi di tutti gli italiani, anche di quelli che la storia ha scaraventato lontano da casa.

* * * * *

Ho continuato a seguire con attenzione e apprensione le vicende nazionali e internazionali: da esse dipende il futuro di Gino; e il futuro di Paolo, e il mio. Alla resa č seguito il caos.

“Nei mesi seguenti la resa - riflette zio Raffaele - il ‘suolo sacro’ č diventato un’arena, nella quale tutti, nemici ed ex nemici, alleati dei nemici e alleati degli ex nemici, italiani amici dei nemici e italiani amici degli ex nemici, hanno scorrazzato di qua e di lą, dandosele di santa ragione, sotto lo sguardo attonito, smarrito, timoroso della popolazione civile.” Eventi si sono succeduti a eventi; notizie si sono succedute a notizie. Ho fatto fatica a seguire gli uni e le altre. E non sono stata, credo, l’unica! La resa, la disfatta, sembrano aver frustrato gli animi dei pił, anche dei tanti che di quella guerra non ne potevano pił. Don Pasqualino appare sconvolto.

«C’amma mańńatė ‘a parąula datė. Amma tradņutė l’allejątė nostrė» ripete. «Tradėtņurė sčimė!» E si lamenta: «Ke fėjņurė amma fą mbaccė a tutt’u munnė? Mo k’anna dčicė dė nąujė? Akkąumė l’anna trattą i famģġġjė nostrė, taliąnė, ka cė nė so’ jjņutė kapadąvėtė, a’ Ggermąnėjė, a’ ‘Merėkė?»

Zio Raffaele si sforza di smorzare le amarezze, cercando di razionalizzare l’accaduto: “Tradimento! Parola grossa. Quando abbiamo aderito al Patto, non pensavamo certo alle pianure del Don o alle distese infinite, lontane, del Pacifico! Non pensavamo certo alla pulizia etnica contro gli ebrei! Non pensavamo alla sufficienza, all’arroganza con le quali i nostri alleati tedeschi ci hanno sempre trattato! Non avevamo idea delle centinaia di migliaia di morti che quel patto avrebbe comportato! E adesso la nostra resa non potrą forse favorire il processo di pacificazione? E contribuire a evitare altre centinaia di migliaia di morti? Esistono forse accordi eterni? Uno non ci puņ ripensare, quando si accorge di aver sbagliato? Ma che hanno fatto i tedeschi coi russi? Non si sono prima spartiti la Polonia di comune accordo e poi menate tra di loro botte da orbi? Ma ognuno di noi, nel suo piccolo, quanti accordi si rimangia? A cominciare dagli accordi tra maschi e femmine.”

«Va a kapģššė» medita Biasģno. «Mė parė kė jč na purkarčjė; no ttandė pu fattė ke cė sčimė mėnątė ndrąitė, ma pė ‘kkąumė jč jjņutė u fattė, akkąumė cė so’ kumburtątė i nostrė ke cė kummannčnė, u Savąujė e Benčitė.» Ha preso da qualche tempo a fare riferimento cosģ al Re e a Mussolini. «Nan gė sonnė majė putņutė vėdč assąjė, sonnė proprėjė dėversė, nan gė ‘ssėmaġġjėnė pė nnendė. Pņurė de pursunąlė: Benčitė jč furząndė kė tandė dė spallė, u Savąujė uaššė uaššė e pņurė nu morsė trambģńńė; u karąttėrė po! A Benčitė i krėstėjanė c’u sendėnė avvucčinė, o’ Savąujė nn’u kapiššėnė pė nnendė, c’anna mettė ‘a vulundą pė kapģrlė. Benčitė ‘u kanņššėnė a tutt’i pizzė du munnė, c’ą fattė dą pņurė u kumąndė dė l’esčrcėtė. U Savąujė sta sembė allą, ammucciątė! U meġġjė kumbąńė dė Benčitė, Ittlčrrė, no ‘u tąinė nu Savąujė, Benčitė šģ, pņurė sė cė vąidė ke n’o vulessė tėnč. E po durąnd’a uerrė u Savąujė k’ą fattė? Andņ jč statė? Ki l’ą sėndņutė a dčicė na parąulė! Mbčisė o’ 25 dė luġġjė! Jč statė u Ġran Kunzilėjė ke l’ą ffattė mėna’ fąurė! Bč, u ggiustė! tannė kuąlėke kąusė l’ą fattė: cė jč fattė kurąggė e ą fattė arrėstą a Benčitė! Ma akkąumė l’ą fattė arrėstą? L’ą mmėtatė a mańńą a Villa Savąujė, e kuąnnė Benčitė cė nė stąivė jennė, l’ą fattė arrėstą. Da tannė ą kumėnzątė a fą i prąuė dė kąumė cė tradģšė. Dicėnė ke ‘a mėġġjčirė, ke jč fiġġjė dė krapąrė ma tąinė l’anėmė dė rėggčinė, kuannė l’ą sapņutė, jč mbestątė, l’ą pėġġjatė a malė parąulė o’ Savąujė, e cė jč ńńuvėlņutė pa vrėjońńė. Akkušģ u Savąujė doppė ke ą luatė da mezzė a Benčitė, kuģllė ke ava fattė u pattė, c’ą prėparątė ‘a stratė pė nėjarlė u pattė.»

«Ma u Dņucė nan jč omėnė ke tradišė!» s’infervora Don Pasqualino «e nan c’arrennė! Jissė rumąnė ku Pattė. E jč rumąstė anġąurė a kapė d’a Repłbblėkė taliąnė, nu bellė stozzė d’Itąlėiė. E sta senza nu Savąujė mo. E mo ą vėdč ke c’ą fa pņurė n’esčrcėtė. Amma vėdč mo!»

«Paskualč!» ammonisce Biasino «Benito jč fėnņutė! Je nu mammņccė jģnd’i manė dė kuill’ąvėtė!»

“E tu lascia perdere Mussolini adesso - raccomanda Elia Darrigo, il giudice. - «Tu si u sinėkė dė Peskėcė», un paese del Regno d’Italia, nominato dal Re d’Italia. Pensa piuttosto ai tanti ragazzi, e meno ragazzi, del nord, che sono nati nel Regno… e qualcuno ha anche giurato fedeltą al Re… e adesso si trovano nella Repubblica. Come devono comportarsi? E come possono comportarsi?”

Verso la fine del ‘43 il Re e Mussolini appaiono decisamente su due fronti opposti.

«U Savąujė akkuą sta» commenta Biasino, «jind’a nu stozzė du reńńė sņujė, a Brindėsė, na cėttą andņ ndandė jč putņutė trašģ ke n’ą truątė né Tadčskė né Alleątė, ki Mėnėstąirė spersė pė tutt’a Pulėjė. Benčitė sta a Salņ, sąupė u laġė dė Ġardė, a kapė d’a Repłbblėka Sociąle Taliąna - ‘a RSI - ke cė mandąinė pė certė leggė fattė pė mąudė dė dčicė da u Kunzģlėjė du nąuė Partčitė Fašģstė Repubblėkąnė.»

Zio Raffaele cerca come sempre di mettere un po’ d’ordine nelle idee. “Mo i tedeschi, che sono da sempre amici di Mussolini, e da poco nemici del Re ‘traditore’, hanno occupato Roma, abbandonata dal Governo Italiano, e hanno consolidato la loro presenza nel centro-nord. E lą c’č l’iradiddio, con rappresaglie cruente, talvolta stragi, contro militari e civili italiani, tutti ‘traditori’, con rastrellamenti di ebrei, anche a Roma. Gli alleati, che sono da sempre nemici di Mussolini, e da poco amici del Re, hanno consolidato col nuovo sbarco a Salerno la loro presenza nel sud. Il Regno del Sud, per acquisire meriti agli occhi degli alleati, ha dichiarato guerra alla Germania, con quale esercito non si capisce bene. La RSI ha accentuato la sua fisionomia filonazista, promulgando leggi antisemitiche, e ha cercato di darsi una consistenza, arruolando pił braccia possibili per obiettivi sia militari sia civili. E poi c’č il Comitato di Liberazione Nazionale, il CLN, il nuovo nato, che riunisce gruppi di ideologie disparate, comunque dichiaratamente antifasciste e quindi antinaziste. E si sente parlare di gruppi di combattenti volontari che operano azioni di resistenza nel centro-nord contro la RSI e contro i tedeschi.”

«Kristė, mo jč!» ho sentito esclamare Papą, rivolto al Sacro Cuore dello stanzone. «N’avėta učrrė! Mo akkumčnzė u stėrloggė! Akkuą sparėnė tuttė: tadeskė, alleątė, taliąnė du reńńė, talianė repubblėkčinė, taliąnė kuill’avėtė; e tuttė accģdėnė. Akkuą, sė vņunė cė vo luą da nanzė nu krėstėjanė, piġġjė ‘a škuppčttė, e ‘u ‘ccčidė.»

Ha visto bene Papą. Sono arrivate in sequenza ravvicinata notizie di azioni di lotta - di eserciti regolari e non - di bombardamenti, di rastrellamenti, di sabotaggi, di violenze squadriste, di stupri, di scioperi, di manifestazioni popolari, di insurrezioni popolari. Soprattutto nel centro-nord.

* * * * *

Nei primi mesi del ‘44 le posizioni dei contendenti sembrano radicalizzarsi. “Mo - cerca di chiarire zio Raffaele - Hitler ha accentuato il pugno di ferro nei territori italiani che controlla, sia con le truppe sue sia tramite la RSI. La RSI č diventata sempre pił «mammņccė, kąumė dąicė Biasčinė»: prima il processo di Verona, con la condanna a morte dei gerarchi fascisti ‘traditori’, poi l’istituzione della pena di morte per i renitenti di leva, poi l’istituzione del corpo militare delle Brigate Nere, fascista, e l’intensificazione dei rastrellamenti e degli internamenti in campi di concentramento, e la promulgazione di direttive che tendono a portare i territori italiani del nord-est nell’ambito della giurisdizione tedesca. Gli alleati hanno accentuato il loro posizionamento nel centro-sud con lo sbarco ad Anzio, a due passi da Roma. Il Regno del Sud ha potuto spostare la sua capitale a Salerno, cercando cosģ di rafforzare la legittimitą a rappresentare gli italiani. Il CLN ha preso posizioni nette, nel suo primo congresso nazionale, nei confronti della monarchia, pronunciandosi in favore dell’abdicazione del Re, al quale molti imputano la responsabilitą primaria della disfatta, e di un referendum popolare, al quale dovrebbe essere demandata la scelta istituzionale tra monarchia e repubblica. E ha poi generato il CLN dell’Alta Italia, il CLNAI, destinato a condurre operazioni politiche e militari coordinando le operazioni delle formazioni partigiane.”

«Failł» sento sbottare Papą «ma kučstė jč uerra cėvčilė?»
«Paulł, e kąumė ‘a vu kjamą?»

Le notizie di guerra si sono accavallate a ritmo serrato. “Tra maggio e settembre - ricorda Don Vito, il barone, - gli alleati hanno sfondato la ‘linea Gustav’, lungo la quale i Tedeschi si erano arroccati, tra Gaeta sul Tirreno e la foce del Sangro sull’Adriatico. Hanno costretto i tedeschi ad abbandonare Roma; hanno superato la ‘linea gotica’, l’altra linea difensiva dei tedeschi, tra Massa Carrara sul Tirreno, e Pesaro sull’Adriatico. E nel frattempo hanno aperto un nuovo fronte in nord Europa, con lo sbarco in Normandia, costringendo poi i tedeschi ad abbandonare Parigi.”

“La ritirata verso nord delle truppe tedesche, spalleggiate dalle Brigate Nere della RSI, sta lasciando alle spalle una scia di sangue e di lutti: fucilazioni e stragi, a cominciare da Roma in su. E non solo da parte dei tedeschi in ritirata.” Zio Raffaele continua, anche se con minore frequenza, a fare su e gił da Napoli, e a essere, al di lą della radio, la nostra finestra sul mondo.

«Va a kapģššė» riflette. “La terra nostra č diventata un teatro di guerra tra due eserciti stranieri: i tedeschi e gli alleati. Il territorio č conteso da due istituzioni: il Regno al sud, la Repubblica al nord. La vita politica sul territorio vede due poli fortemente contrapposti: i fascisti, eredi del ventennio, il CLN, antifascista emergente. I due poli, fascisti e antifascisti, sono tutti e due spalleggiati da brigate armate, pił o meno volontarie. «Va a kapģššė!» Č caos, caos totale! Guardate voi i bombardamenti, i bombardamenti degli angloamericani… sulle cittą italiane del centro-nord! Sulle cittą, dico, sulla popolazione civile! Che viene uccisa, a decine di migliaia! Come si puņ capire che il Re d’Italia č alleato di quelli che buttano le bombe sugli italiani? E qualcuno dice che anche il CLN, che vuole che la RSI si dissolva, č in qualche misura connivente. E c’č chi dice che persino molti cittadini, le vittime, orientati dalla propaganda antifascista, siano sotto-sotto d’accordo. «Va a kapģššė!» … Beh si ha proprio la sensazione a volte che ci vogliano umiliare, annientare nel morale. Come altro si puņ spiegare l’incremento dei bombardamenti, e dei civili uccisi, dopo l’armistizio? Come altro si puņ spiegare la licenza di rubare, torturare, uccidere, violentare donne e uomini come remunerazione delle prestazioni di guerra? Violenze da parte, e non solo, di truppe coloniali, marocchine, algerine, tunisine, sudafricane, indiane, nepalesi. Come altro si puņ spiegare le migliaia di bambine e bambini, campani e laziali, contagiati dalla sifilide? Sifilide portata dalla generositą pelosa di chi, sfruttando la fame, scambia sesso per pane e cioccolato. Roba da far inorridire anche i lanzichenecchi!”

«E ‘a lotta partėggiąnė?» si chiede pensoso Biasino. «I partėggiąnė mo… kumunģstė, sucialģstė e kokedłn’ avėtė… mė parė a mme ke so’ ddėvėndatė assąjė!»

“Dicono che sono pił di duecentomila - riferisce zio Raffaele - e l’Italia č costellata di frazioni nere e frazioni rosse, a macchie di leopardo, anche prossime tra loro. E se le menano di santa ragione. In realtą, via via che i tedeschi si ritirano verso nord, sono pił i rossi che le menano ai neri. E non sempre con azioni di lotta leale! Saccheggi e ruberie sono all’ordine del giorno! Con la connivenza certamente degli alleati, che devono pure trovare la maniera di ridimensionare la classe dirigente fascista.”


(1.5 cont.)


NB1. Per seguire meglio la narrazione, elenchiamo i link delle puntate precedenti relativi ai capitoli del romanzo gią pubblicati (coi titoli originali) e da pubblicare.

Cap.1 - Rifugio a Peschici - Gino e io. Italia in guerra. Gargano. Arrivo a Peschici. (18.06.1940)
(1) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5363
(2) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5369
(3) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5410
(4) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5435

CAP. 2 - La Famiglia - La casa. La famiglia. La giornata. Primi incontri. (23.06.1940)
(1) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5487
(2) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5523
(3) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5559
(4) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5628
(5) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5656

CAP. 3 - Il Paese - Peschici. Guerra in Africa. Gino prigioniero. (21.04.1941)
(1) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5709
(2) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5734
(3) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5751
(4) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5779
(5) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5811

CAP. 4 - Echi di guerra - Guerra in Italia. Gino in India. Ciclo delle stagioni. Brani di vita. (29.09.1943)
(1) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5851
(2) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5882
(3) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5919
(4) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5962
(5) http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5992

CAP. 5 - Echi di caos - Caos in Italia. Gino sull’Himalaya. Brani di vita. (29.06.45)

CAP. 6 - Ritorni

CAP. 7 – Tra le stelle


NB2. Si puņ facilitare la lettura dei periodi idiomatici tenendo a portata di mano la tabella dell’Alfabeto Peschiciano scaricabile da www.puntodistella.it/public/file/periodici/alfabeto_pds.doc



 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 23/10/2012 -- 08:45:04 -- vincenzo

Un rinfrescamento di storia, per chi l'ha vissuta; una lezione per chi non c'era. Ovviamente, all'insegna dei punti di vista soggettivi di ciascuno.

 
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