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04/10/2012

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ADRIATICO (MARE CHIUSO): UNICO TERRITORIO SENZA CONFINI

Clicca per Ingrandire Per quello che può valere (da sempre sono socio di Legambiente e quando posso sostengo le campagne di Greenpeace, Wwf, Fai, Lipu, Marevivo) voglio invitare e rafforzare l'appello alle Associazioni Ambientaliste per la mobilitazione “No Triv!” di Manfredonia. D'altra parte i ricorsi al Tar Lazio che tutti noi (associazioni per prime) abbiamo contribuito a realizzare, sono una spruzzo significativo di questa Onda Lunga contro le piattaforme petrolifere.

Perchè è importante esserci a Manfredonia. Le sentenze del Tar Lazio pubblicate l’1 ottobre 2012 annullano l’autorizzazione ambientale alle prospezioni geosismiche per le future piattaforme petrolifere in Adriatico al largo delle Isole Tremiti e riguardano la prima richiesta della Petroceltic spa. Queste sentenze renderanno più festosa la prossima manifestazione No Triv del 6 ottobre a Manfredonia. Saranno necessarie altre opposizioni per contrastare le miriadi di richieste presentate per trivellare l’Adriatico, per questo il movimento No Triv è un’onda lunga e sa dove arrivare.

Una sentenza, in particolare, dei tre ricorsi al Tar Lazio (un ricorso è stato presentato generosamente da cinque Comuni del Gargano: Manfredonia, Vieste, Peschici, Rodi e Vico; un altro ricorso è stato presentato dalle associazioni ambientaliste nazionali: Wwf, Legambiente, Lipu e Fai) chiarisce bene il diritto ambientale ed è quella che risponde alla Regione Puglia e alla Provincia di Foggia: il Diritto “riconosce alla Regione Puglia di essere considerata regione direttamente interessata dalle prospezioni” (questo pur consapevoli che il ministro dello Sviluppo economico può decidere senza preoccuparsi di ciò che pensano le regioni degli impianti offshore).

Dunque, le richieste pur riguardando la Regione Molise nei fatti si trovano a ridosso delle Isole Tremiti e la Regione Puglia ha diritto di esprimere parere. E’ una questione procedurale, ma per i No Triv rafforza il concetto: l’Adriatico per sua conformazione di mare chiuso è un unico territorio dove non sono pensabili confini. Per questa ragione in caso di incidente ad una piattaforma i rischi ambientali a cui vengono esposti sia il patrimonio di biodiversità sia le risorse naturali della pesca, ricadono su tutte le comunità che vivono di mare. Questo anche per spiegare a quanti, fino alla manifestazione di Termoli, si era presentato timidamente, quasi obbligato a prendervi parte, convinto che la garanzia “ambientale” potesse essere soddisfatta semplicemente aumentando le distanze dall’Area Marina Protetta delle Isole Tremiti delle varie concessioni petrolifere.

Vale la pena ricordare: quella del prossimo 6 ottobre a Manfredonia è solo una tappa di un movimento popolare No Triv! Iniziato il 2010 ha attraversato altre piazze: Lesina, Termoli e Isole Tremiti con Lucio Dalla, più volte a Monopoli. La Città del Golfo è già stata al centro delle più importanti battaglie ambientaliste ed ecologiste nazionali, a partire dagli Anni Ottanta in poi. Particolarmente accese perché venisse riconosciuto il diritto della comunità sipontina di essere risarcita per i danni ambientali e alla salute umana causati dell’inquinamento dovuto alla presenza in città (vedi Taranto) del Petrolchimico Anic poi Enichem Agricoltura.

Alla fine degli Anni Ottanta le donne di Manfredonia iniziarono una difficile vertenza alla Corte di Giustizia Europea che ha riconosciuto il loro diritto a essere risarcite del danno ambientale poiché l’inquinamento aveva violato il domicilio delle donne ricorrenti (questa metafora spiega meglio il senso dell’incidente rilevante in Adriatico e le conseguenze su tutto l’ecosistema per il gioco delle correnti). Non solo. Manfredonia è stata la città che più di altre in Italia ha visto applicato il principio della Direttiva Europea del “chi inquina paga”, meglio conosciuta come Direttiva Severo. Infatti l’Eni, non solo ha smantellato interamente il Petrolchimico, sta pure effettuando le bonifiche.

Manfredonia, chiusa la partita col vecchio modello industriale ha ripensato la sua dimensione di Città di Mare e il 6 ottobre accoglierà una manifestazione No Triv con l’aria che sa di mare e non di fumi, ciminiere, ammoniaca e arsenico. Dopo quasi vent’anni dalle sue ultime popolari manifestazioni di piazza, a Manfredonia quella ferita dell’industria petrolchimica smantellata e il conflitto tra diritto al lavoro e diritto all’ambiente e alla salute si stanno rimarginando. Sicuramente molto altro ci sarà da fare, a iniziare dallo scongiurare i pericoli di piattaforme petrolifere o depositi di gas costieri.

Il dramma di quell’industria è invece tuttora mostruosamente presente a Taranto, Brindisi, Falconara, Porto Marghera, Val d’Agri (l’elenco è ben più lungo), senza tralasciare l’osservazione di come il nostro mare sia stato riempito di insidie ambientali. Non dimentichiamo le bombe al fosforo disperse nel Basso Adriatico, non dimentichiamo le navi dei veleni che ora discaricano container e fino al 1989 discaricavano gli scarti di sali sodici delle lavorazioni dei petrolchimici.

E non dimentichiamo i delfini morti a causa di quelle discariche. Così come non dimenticheremo del 2009 lo spiaggiamento sul Gargano dei sette cetacei, di cui si conosce la reazione ecologica e comportamentale, quando questi grandi mammiferi marini vengono disturbati e disorientati a causa delle onde sonore, provocate dalle esplosioni delle bombe ad aria compresa, utilizzate per cercare il giacimento di petrolio.

Gianfranco Eugenio Pazienza*


* Membro attivo Rete No Triv e Comitato Tutela Mare del Gargano

 Redazione

 

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