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22/08/2012

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MA QUANTA CARNE AL FUOCO!

Clicca per Ingrandire WORKSHOP = A Torrepaduli si terrà il concerto della “Notte di San Rocco, Pizzica, Tamburello, Scherma in Ronde”, che tra pizzica e tamburello allieterà la serata di tutti coloro che parteciperanno all’evento. Da qui nasce l’iniziativa di un Workshop di Pizzica e Tamburello, visto anche il grande successo dello scorso anno. Dalle 18 del 23, a Palazzo Pasanisi di Torrepaduli tutti i salentini e turisti desiderosi di apprendere i passi della pizzica e la tecnica del tamburello saranno accolti da due dei più validi e conosciuti maestri del settore, Rocco Luca (tamburello) e Serena D’Amato (ballerina), che trasmetteranno la loro arte a tutti coloro che per la prima volta vorranno avvicinarsi al mondo della pizzica salentina. Il workshop che precederà il concerto è completamente gratuito.

CONVEGNI - “La cultura al tempo della crisi” = Nei Giardini di Palazzo Pasanisi, alle 19, un’ occasione per riflettere, discutere e dibattere sulle politiche culturali e la loro ricaduta in tempi di ristrettezze economiche in cui i tagli iniziano proprio da questo comparto. Operatori del settore, rappresentanti di Istituzioni e cittadini si confronteranno sul tema per capire le dinamiche che determinano l’involuzione degli investimenti e le eventuali vie d’uscita affinché la cultura in ogni suo aspetto venga riconosciuta come volàno per lo sviluppo di un territorio.

LIBRI - Presentazione del volume di Pierpaolo De Giorgi “La rinascita della pizzica” (Congedo Editore) alle 20 nei Giardini di Palazzo Pasanisi = Secondo in ordine di tempo, dopo “La pizzica, la taranta e il vino. Il Pensiero Armonico di P. De Giorgi”, questo secondo volume della collana è presentato dalla Fondazione Notte di San Rocco grazie alla preziosa collaborazione di Congedo Editore.

“Questo libro incanta come il canto di Orfeo. E lo fa narrando di due percorsi tortuosi e avvincenti: quello della ricerca scientifica rigorosa, etnomusicologia ed estetica, di Pierpaolo De Giorgi , e quello delle avventurose vicende dell’arte musicale e coreutica del celebre gruppo dei Tamburellisti di Torrepaduli. Insieme, i due percorsi, incontrandosi hanno dato origine alla grande rinascita della pizzica, cioè della madre di tutte le tarantelle. I Tamburellisti di Torrepaduli, abilissimi musicisti e danzatori, hanno reinventato la tradizione raccogliendo consensi sui palcoscenici di tutto il mondo.

“Hanno trascinato le folle nel vertice della danza, fino alla ‘trance’, servendosi della poesia dei testi, del piacere delle melodie, della forza del ritmo, dell’eleganza dei passi e dei movimenti. Oggi il connubio dei due percorsi - la ricerca avanzata e un’arte matura - conduce alla via maestra, libera, aperta e brulicante di opportunità. È la via della Taranta, un itinerario interiore, un flusso di energia a tutti accessibile che inverte in positivo ciò che non lo è e rifonda il senso della vita senza escludere alcun’altra possibilità. Verso la nuova utopia di una città Armonica”.

DEGUSTAZIONI = I piatti tipici della Notte di San Rocco a cura del Cenacolo dei Sommi Estimatori e Massimi Degustatori del Vino Rosato e dello chef del ristorante dell’albergo Rendez Vouz di Montesano sal.no alle 20. Al Cenacolo dei Sommi estimatori e Massimi degustatori del Vino Rosato, anche quest’anno è stato affidato dalla Fondazione il compito di organizzare la degustazione che vuole essere un vero e proprio itinerario enogastronomico teso alla riproposizione dei piatti tipici della Notte di San Rocco attraverso il loro abbinamento al vino Rosato.

Nel rispetto della tradizione che vede il vino rosato quotidianamente presente sulle tavole delle famiglie salentine, si potranno degustare: peperoni e melanzane fritte con la pastella, melanzane ripiene (con melanzane, mollica di pane e pecorino), pezzetti di cavallo al sugo, ‘gnommareddhi’ sapientemente cucinati seguendo scrupolosamente le ricette della tradizione. Due percorsi che vogliono tracciare l’evoluzione storica di un vino antico, il Rosato, orgoglio delle nostre radici, quanto il rito di San Rocco. (www.cenacolodelrosato.org)


IL CONCERTO

A. MASCARIMIRÌ = Il più innovativo e vitale fra i gruppi della pizzica salentina, premiati da riconoscimenti e apprezzamenti della critica internazionale. Con solide radici di conoscenza e padronanza delle tradizioni. Tra l’autunno del 1997 e l’inverno del 1998 prende corpo il progetto Mascarimirì. Claudio “Cavallo” Giagnotti, Cosimo Giagnotti e Carlo “Calabrese” De Pascali decidono di lasciare l’esperienza di “Terra de Menzu”, una delle prime formazioni che all’inizio degli anni ’90 che ha contribuito alla rinascita della musica tradizionale salentina con l’idea di diffondere tra le nuove generazioni il patrimonio musicale salentino.

Negli anni di transizione da “Terra de Menzu” a “Mascarimirì” avvengono numerose collaborazioni con cantori salentini quali gli Ucci (Uccio Bandello, Uccio Aloisi, Giovanni Avantaggiato), la famiglia Zimba, Luigi Chiriatti, Bruno Spennato e anche l’incontro con i Sud Sound System, gruppo raggae salentino che decide di fondere le rime dei loro testi al ritmo dei tamburelli dei “Terra de Menzu”. Il risultato di quel lavoro è stato raccolto e testimoniato all’interno del disco “Comu ‘na Petra” degli stessi SSS nei brani “Afro taranta jazz” e “Quannu crisce”. Dal 1999 al 2003 il progetto musicale si consolida e matura. Claudio “Cavallo” Giagnotti diventa il leader a cui si affiancano Vito Giannone e il bassista Beppe Branca, il cui ingresso segnerà la vera svolta verso la Tradinnovazione, introducendo nei groove di pizzica la linea di basso.

“Punk-hard-core-tarantolato salentino” è la definizione usata per sottolineare la sperimentazione del gruppo che innesta al patrimonio tradizionale tecniche fino ad allora estranee alle sonorità popolari. Iniziano le prime tournee nazionali ed europee soprattutto in Francia, terra che più volte ospiterà i Mascarimirì. Dal 2002 Claudio “Cavallo” fonda con alcuni componenti della band Crifiu una struttura di produzioni musicali “Dilinò”, attualmente attiva sul territorio. Altre notizie su: http://www.mascarimiri.com/

B. OFFICINA ZOÉ = L´Officina Zoé nasce nei primi anni novanta da un’idea di Lamberto Probo, Donatello Pisanello e Cinzia Marzo e diviene subito forza motrice ed autentico fermento del movimento di riscoperta della Pizzica-Pizzica, la più antica e travolgente forma di ritmo e danza popolare del Salento. Oggi ne rappresenta uno dei volti più noti, anche a seguito del successo e dei riconoscimenti ottenuti dai film del regista salentino, Edoardo Winspeare, "Sangue Vivo" e "Il Miracolo", a cui il gruppo ha prestato alcuni suoi componenti in veste sia di attori (lo stesso Probo) che di autori delle colonne sonore originali (Pisanello e Marzo), ricevendo, per quella di "Sangue Vivo", il prestigioso premio della Grolla d´Oro al Festival di Saint Vincent nonché la nomination al Nastro d´Argento.

L´aspetto più interessante del lavoro dei suoi artisti è, oltre alla riproposizione, il rinnovamento del repertorio della Pizzica, attraverso composizioni originali che rispettano lo spirito e a volte anche la lettera della tradizione, tanto che essi sono considerati, a buon diritto, "portatori sani" di una cultura antica ma ancora viva e in costante trasformazione. A oggi il gruppo Officina Zoé è composto dai seguenti musicisti: Cinzia Marzo voce, flauti e percussioni, Lamberto Probo percussioni e voce, Donatello Pisanello organetti diatonici, chitarra e mandola, Giorgio Doveri violino e mandola, Luigi Panico chitarra e armonica a bocca, Silvia Gallone percussioni e voce, Carlo Gentiletti ingegnere del suono.

C. TAMBURELLISTI DI TORREPADULI = Durante una ricerca del 1989, lo studioso Pierpaolo De Giorgi incontra il depositario Amedeo De Rosa. Nel 1990 i due, assieme ad un nutrito drappello di giovani danzatori e percussionisti tra i quali Rocco Luca e Salvatore Crudo, fondano lo storico gruppo dapprima denominato Pierpaolo De Giorgi e i Tamburellisti di Torrepaduli. Etnomusicologo, cantante e leader del gruppo, De Giorgi lavora da sempre al recupero delle tradizioni del Salento. Amedeo De Rosa, scomparso nel 1999, è un abilissimo maestro di tamburello. Il gruppo, utilizzando una serie di scoperte etnomusicologiche di De Giorgi, si pone all’avanguardia nel settore. Contribuisce in maniera decisiva alla rinascita della più antica forma di tarantella, la frenetica e insieme armonicapizzica-pizzica.

D. ALLA BUA = Gli “Alla Bua” nascono dalle esperienze più tradizionali della cultura musicale salentina. Si sono formati inizialmente tra le ronde della storica festa di San Rocco a Torrepaduli, nelle notti itineranti del canto pasquale di Santu Lazzaru, nelle tipiche feste delle curti fatte di vino, voci spiegate e incessabili tamburelli. Tra questi suoni si sono uniti i sei componenti del gruppo, provenienti da vari paesi del Salento (Casarano, Torrepaduli, Collepasso, Racale fino alla grica Sternatia), con la comune coscienza di sentire propria l’eredità della musica popolare, appresa direttamente nelle proprie case e con la grande passione di suonarla, tramandarla e divulgarla.

Alla Bua era una locuzione utilizzata dagli anziani del Sud Salento (nelle osterie di Alliste e dintorni) per accompagnare i canti di lavoro o d’amore. Parola ripetuta insistentemente, come fosse un mantra, costituiva una sorta di bordone e dunque di sostegno alla voce principale. Il significato etimologico sembrerebbe provenire dalla lingua grica (dialetto antico tutt’oggi parlato nella zona del Salento detta Grecìa, circoscritta ad una decina di comuni e stranamente ben distante da Alliste). Alla Bua starebbe dunque per altra via, altra cura, altra malattia, medicina alternativa. È in questo concetto che si concretizzano lo spirito e il suono del gruppo.

La cura dai mali del passato, quelli provocati dal morso velenoso della leggendaria taranta, i mali di una società stremata dalle difficoltà e dalla povertà che diviene oggi, similmente, una cura contro la frenesia e la piattezza della società moderna. Una cura dunque che ieri come oggi avviene a suon di pizzica pizzica, danza forte, calda e liberatoria. Oltre a condividere la loro matrice popolare, i componenti del gruppo sono forti di provenienze musicali singolarmente disparate, che spaziano dai repertori classico e contemporaneo, rock, antico, jazz, dance e etnico. Tutto ciò porta ad una riproposizione molto colorita del repertorio tradizionale salentino e ricca di sottigliezze ed energie sempre rinnovate, sebbene scaturite da esecuzioni molto spontanee, liberatorie appunto e, in ogni caso, festose.

Sul palco gli Alla Bua rivelano il loro carattere: musica dal ritmo forte, quasi violento, del tamburello di Fiore; intrecci e cascate di note della fisarmonica di Francesco; il vibrato delle armoniche melodie del violino di Michele, la certezza della granitica chitarra di Dario; i graffi della voce di Gigi e la contrastante dolcezza di quella di Irene e del suo oboe. Gli Alla Bua risultano l’unione di tutto ciò che la musica salentina richiede per concretizzare al massimo la sua espressività, carica di un passato (e talvolta anche di un presente) difficile. Caratteristiche e qualità che, nello sfrenato divertimento di musicisti, ballerini e appassionati che numerosi partecipano ai loro spettacoli, vengono recepite come una vera “altra cura”. Negli ultimi anni il repertorio degli Alla Bua si è arricchito di brani originali composti dagli stessi componenti, in uno stile a volte molto legato alla tradizione, a volte invece, solo motivato dallo spirito del gruppo e dunque più innovativo e originale.

E. TULLIO DE PISCOPO (special guest) = Nato a Napoli il 24 febbraio 1946 (esattamente a Porta Capuana), cresce in una famiglia di musicisti, in particolar modo di percussionisti, perciò fin da bambino familiarizza con percussioni d'ogni genere, bacchette e tamburi vari. Il padre Giuseppe è stato batterista e percussionista nella più importante Orchestra napoletana diretta dal Maestro Giuseppe Anepeta. Il fratello Romeo suonava la batteria con vari gruppi di jazz nell'ambito del circolo Nato di Bagnoli. Tullio, sotto la guida del padre e del fratello, ha conosciuto ed ascoltato i dischi di grandi musicisti quali: Charlie Parker, Miles Davis, Kenny Klarke, Art Blakey. Max Roach e tanti altri, tuttavia è in massima parte un autodidatta, costretto per necessità a tredici anni a lavorare nei night club che ospitavano i Marines della flotta americana nel porto di Napoli. Seguirono poi esperienze con compagnie d'avanspettacolo (Derio Pino e Grazia Cori, Beniamino Maggio e Pinuccia Nava).

Si affaccia sulla scena musicale in maniera prepotente quando nel 1969 si trasferisce a Milano e suona fra gli altri con Enrico Intra e Franco Cerri. Due anni dopo incide il suo primo disco d’assolo con la batteria. Iniziano le collaborazioni con artisti internazionali, le prestazioni in orchestra, tournèe in giro per il mondo, album da solista e album con musicisti di fama mondiale. Il culmine della popolarità lo raggiunge quando nel 1988 diventa mister “Andamento Lento”, rimanendo in vetta a tutte le classifiche discografiche per ben sette mesi e ricevendo un premio con “Bello Carico” come disco più venduto nell'ambito del Festivalbar all'Arena di Verona.

Tullio De Piscopo è anche autore di colonne sonore di film, tra cui ricordiamo “Razza selvaggia” e “Naso di cane” di Pasquale Squitieri, “Mi manda Picone” di Nanni Loy, e “32 dicembre” di Luciano De Crescenzo. Attualmente insegna batteria presso la Nuova Accademia di Musica Moderna in Via Ponte Seveso n. 27 a Milano. Dal 2007 ha assunto la direzione artistica di Sorrento Jazz, di cui in precedenza è stato presidente onorario. E’ Presidente Onorario dell’Associazione “Gino e Michele Stinga” e dell’Associazione “A.T.S. (Arti, Turismo, Sport). Il 25 novembre 2010 i Lions Club della Penisola Sorrentina gli hanno conferito il Premio “Sorrento nel mondo”.

LA FONDAZIONE - SCHEDA = Tutela l'identità culturale di un bacino territoriale, quella dei Comuni di Ruffano, Montesano Salentino, Miggiano e Specchia che ritrovano nella storia centenaria del culto e della tradizione di San Rocco di Torrepaduli, con particolare riferimento alla "danza delle spade", una espressione qualificante della propria cultura radicata nella memoria storica, nella lingua, nelle tradizioni, nell'architettura, nei riti, nella vocazione all'accoglienza turistica e interetnica. Nel quadro più generale della conoscenza dell'area salentina, ritiene di offrire contenuti complementari di assoluto fascino, promuovendo la salvaguardia della propria cultura, nonché la nascita di servizi integrati in materia di turismo, d'impresa, di istituzioni, di socialità.

Inoltre mira a recuperare, tutelare e conservare, con interventi mirati, ogni manifestazione volta a:
- salvaguardare lo studio e la valorizzazione del patrimonio delle tradizioni popolari del territorio e dunque a riproporre la caratteristica "pizzica scherma", anche nota come "danza delle spade", con le modalità espressive presenti nella notte del quindici agosto nel Largo antistante la Chiesa-Santuario di San Rocco di Torrepaduli;
- favorire sinergie tra Istituzioni e realtà del mondo imprenditoriale volte alla creazione e alla fruizione di servizi integrati nel settore turistico-ricettivo, della ristorazione e di percorsi enogastronomici salentini;
- trasmettere ed elaborare testi letterari (teatro, poesia e prosa, in lingua ed in vernacolo) e musicali collegati ai mondi della civiltà contadina e del disagio del trascorso Novecento;
- conservare e tutelare ogni espressione del mondo artistico-artigianale del territorio (ramai, figuli, ricamatrici e merlettatrici, floricoltori, ecc...);
- incentivare la creatività giovanile con l'istituzione di un premio triennale di tesi di laurea prodotte su contenuti in ambito storico-letterario e delle tradizioni popolari;
- tutelare e valorizzare i manufatti di pregio artistico (palazzi, case a corte, mignani, centri storici) e religioso (affreschi, cripte, cappelle, chiese, santuari, edicole votive, calvari) in ambito pubblico e privato;
- conoscere e conservare le manifestazioni degli insediamenti rupestri (muri e costruzioni a secco, pajiari o furneddhi, attrezzi da lavoro) e tutelare i contenitori-museo;
- studiare le manifestazioni artistico-musicali delle etnie rom, quale approccio alla conoscenza delle culture balcaniche, per le forti analogie presenti circa gli usi, costumi e le loro danze tradizionali;
- favorire forma di turismo religioso, con opportune iniziative collaterali e/o di supporto, come la "Rete dei Santuari di San Rocco (RSRR), riscoprendo antichi percorsi di pellegrinaggio (sulla direttrice Roma-Gerusalemme) istituendo collegamenti tra comuni d'Europa e del Salento, che abbiano il patronato di San Rocco, la tradizione della festa e/o di una Confraternita.

E ancora: sostiene progetti e idee utili allo sviluppo della cultura, anche locale, in tutte le sue manifestazioni, in un'ottica internazionalistica, solidaristica e mutualistica, con particolare riguardo agli aspetti formativi e pedagogici della medesima. Privilegia le relazioni con gli organi istituzionali, enti pubblici e privati, per l'istituzionalizzazione della cultura musicale attuale italiana, non solo giovanile, e dei suoi aspetti culturali, e per la sua divulgazione e promozione all'estero, acquisendone titoli, rappresentanza, riconoscimenti e finanziamenti.


“… Il luogo in cui ci troviamo è sacro, rigoglioso com’è di allori, ulivi e viti…” (Sofocle, “Edipo a Colono”)

 Ufficio Stampa

 

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