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19/06/2008

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MONTA LA “QUERELLE” COMUNITA MONTANA del GARGANO - CENTRO STUDI MARTELLA

Clicca per Ingrandire Di seguito vi proponiamo alcuni degli interventi di esperti della comunicazione nella vicenda del contributo sproporzionato (in negativo) deliberato dalla Comunità Montana del Gargano alla recente pubblicazione del Centro Studi "Martella", presieduto da Teresa Maria Rauzino, “Chiesa e religiosità popolare a Peschici. Itinerari del parco letterario San Michele Arcangelo-Gargano segreto”

SANDRO SIMONE – BENFoggiaNius
Don Lorenzo Milani diceva che “nulla è ingiusto quanto far parti uguali tra diseguali”.
La logica secondo la quale un Ente Locale, in questo caso la Comunità Montana, distribuisce contributi per attività culturali cercando di "accontentare" più persone possibili è oggettivamente sbagliata. O meglio, è giustificabile solo se si pensa che questi contributi servono a creare consenso e quindi voti. Un Ente Locale dovrebbe essere in grado di valutare, scegliere le attività che realmente meritano di essere finanziate e sponsorizzate, non solo economicamente.
In un luogo turistico come Peschici la cultura dovrebbe essere altra cosa (citazione dotta da Tatarella-Toti&Tata), a meno che tutte quelle belle parole che diciamo quando parliamo di "valorizzazione del territorio" e "riscoperta delle radici storiche" non siano balle.
D'altra parte credo però che non possa spettare solo agli enti pubblici finanziare questo tipo di attività, dove sono gli imprenditori del settore, le associazioni di categoria, la chiesa, i "ricchi illuminati"? Probabilmente in fila a chiedere soldi pubblici...

ANTONIO BASILE - Ufficio Stampa Carpino Folk Festival
Anche noi vorremmo denunciare le preferenze di un po’ di Enti. Ci capita di essere etichettati come comunisti cosi è tutto più semplice. Ma poi dobbiamo fare di necessità virtù. Senza l'elemosina che ci fanno non potremmo realizzare le nostre attività e tra il niente e il poco prendiamo il poco e speriamo che le cose cambino. Abbiamo in nostro possesso studi fatti commissionare a consulenti esterni che mettono in rilievo l'importanza del nostro lavoro e che puntualmente ribadiscono di doverci sostenere per la funzione pubblica che svolgiamo in termini sia culturali che turistici. Ma poi ... vengono finanziati altri eventi e mai ci coinvolgono nella organizzazione degli eventi di cui sono promotori eppure sono 13 anni che realizziamo l'unico festival che è riuscito a travalicare i confini regionali. Non ci vengono fatte neanche promesse, quindi siamo all'anno zero.

LUCIA LOPRIORE - Le lobbies della cultura
In relazione all'articolo pubblicato dall’Attacco in data 17 giugno, riguardante il caso del Centro Studi Martella che polemizzava con la Comunità montana per l'acquisto delle poche copie del volume pubblicato con il contributo di ben 15 studiosi apprezzati ed attenti, secondo me è necessario che ci sia una maggiore trasparenza negli stanziamenti dei fondi monetari da parte degli enti. La pubblicazione dei libri è una cosa importante soprattutto perché richiede un duro lavoro, spesso di anni, e un grosso impegno da parte degli studiosi e dei Centri di ricerca. Se consideriamo questo, io credo che la pubblicazione fine a se stessa altro non sia che la parte finale di un lungo, laborioso e sofferto lavoro a monte. Lavoro che a volte dura anche degli anni... non fa piacere pertanto sentirsi dire, com'è successo alla prof.ssa Rauzino, presidente del Centro Studi Martella, che “bisogna accontentare un po' tutti”. No! Si accontentano sempre gli stessi... che è ben diverso!!!!! Esiste da parte degli enti locali il clientelismo e la lobby della cultura. Una lobby che tende a favorire sempre le stesse persone a discapito degli altri. Parlo da studiosa perché anch'io ho avuto le stesse difficoltà del Centro Studi Martella, quando mi sono recata varie volte presso gli Enti locali per chiedere finanziamenti per il miei lavori e, spesso, mi è stato risposto che non c'erano soldi... però nel contempo quegli stessi Enti, che a me avevano rifiutato il finanziamento, pubblicavano lavori già editi, favorendo l'amico della stessa corrente politica. Solo perché questo era più influente! Vi sembra giusto tutto questo, quando le tasse le paghiamo tutti? Non è danaro pubblico quello che si utilizza per i finanziamenti dei volumi? Allora mi domando perché favorire sempre gli stessi? E' con questo quesito che apro il mio dibattito, invitando quanti lo desiderino ad unirsi nella discussione... Se continueremo così... poveri noi e povera cultura!

SUERIPOLO - puntodistella
Non sono particolarmente e personalmente in sintonia con certe forme di “assistenzialismo”. Fermo restando che un ente preposto (più o meno) alla promozione di certo genere di pubblicazioni dovrebbe di “sua sponte” muoversi andando incontro a un dichiarato e documentato “no profit” di chi edita e non… attendere, seduto su un trono che non gli si confà, la richiesta dell’ “obolo” mettendosi quindi nella condizione di chi dispensi munificamente e autoadornandosi il capo dell’aureola del salvatore della patria… culturale; a parte ciò, scrivevo, in genere manca totalmente una operazione di marketing da parte degli autori i quali, prodotto il lavoro (sulla cui valenza non discutiamo, anche perché lo abbiamo letto), se ne restano lì, a sperare nella classica manna dal cielo per poi lagnarsi di non aver ricevuto quanto previsto. E’ il sistema che rigettiamo “in toto” per la dignità degli operatori culturali soprattutto e per la difesa di una cultura sempre più bistrattata.

* * *

Questi i commenti pervenuti finora. Non sappiamo come la co-autrice abbia reagito ai primi tre, però conosciamo il suo pensiero in merito alle riflessioni del quarto (Sueripolo) poiché ce l’ha inviato via e-mail. Lo pubblichiamo integralmente.

“Sueripolo, nel commentare la querelle tra Centro Studi Martella e Comunità Montana del Gargano, parla di mancato marketing territoriale dei "prodotti culturali" da parte degli Autori della nostra Associazione. Vorremmo che ci spiegasse cosa significa questa bella espressione, Marketing territoriale, che ci desse dei consigli concreti su cosa fare per attuarla.

A dire il vero, in undici anni di attività, noi le abbiamo tentate tutte, quelle che ritenevamo le strategie di marketing territoriali “vincenti”. Prima di tutto abbiamo creato la famosa "rete". I nostri "prodotti "culturali" sono vidimati dalle Università e dai centri di ricerca cui il Centro fa riferimento e di cui fanno parte alcuni prof. universitari che collaborano con noi. E' un chiaro marchio di qualità del nostro "prodotto", riconosciuto da tutti. Non è bastato. I libri non si vendevano e non riuscivamo a recuperare neppure le spese di stampa. Abbiamo deciso di distribuirli a prezzo "popolare". Con un certo successo se, con il ricavato, siamo riusciti a pubblicare ben cinque volumi di pregio, che non sono certo libercoli o opuscoletti. Un libro ogni due anni, considerati gli alti costi editoriali, non sono una bazzecola neppure per Centri Studi più consolidati di noi ( la Società di Storia patria per la Puglia ne pubblica, con grande difficoltà, uno all’anno!). Il Comune di Peschici ci ha praticamente negato ogni aiuto dal 2000, cioè esattamente un anno dopo la costituzione ufficiale del Centro Studi. Questo nonostante l’associazione si fosse distinta anche fuori dall’ambito provinciale.

Quale era la nostra colpa? Forse aver posto in modo fermo la questione dell’abbazia di Kàlena, attaccando le inerzie e le ambiguità dell’Istituzione comunale, o meglio dell’ex primo cittadino?
Non dimentichiamo la cronistoria a tutti nota. Il Centro Studi è stato querelato dai Martucci ed ha dovuto sostenere anche un piccolo processo. Conclusosi per fortuna con l’archiviazione del caso, ma le spese dell’avvocato le abbiamo sostenuto noi. Nessuno a Peschici ci ha aiutato o espresso solidarietà, il sostegno lo abbiamo avuto dagli intellettuali di tutta Italia.

Ritornando a quest'ultimo libro, dopo averlo presentato a palazzo Dogana e pubblicizzato sulla stampa, in attesa di una presentazione a Peschici ( nessuno ci ha ancora invitato, pur avendo dato la nostra disponibilità), abbiamo provato a distribuirlo nelle edicole: soltanto una, la libreria Piemontese, lo ha esposto in vetrina segnalando la novità , un'altra edicola, Cartotecnica, ha preso le copie ma le ha rese praticamente invisibili. Addirittura i gestori dell'edicola “Mille cose” hanno dichiarato che non sono interessati alla vendita del testo. Nonostante la percentuale offerta sulle eventuali vendite, che di solito va dal 20 al 30% per cento.

Che fare di più? Metterci in piazza a vendere i libri? Io purtroppo non sono capace. E neppure gli altri autori, e non mi sento di biasimarli. Hanno fatto già troppo, donando il loro lavoro prezioso al Centro Studi Martella e accollandosi le spese della ricerca e della riproduzione dei documenti antichi negli archivi di Stato di tutta Italia (far digitalizzare o microfilmare le fonti costa tantissimo). Dovremmo metterci a fare i "piazzisti" con gli albergatori e operatori commerciali? Se questa è la politica di marketing territoriale suggerita da Sueripolo, io per prima, dico: no grazie. A ognuno il suo mestiere. E la sua dignità. Preferisco rivendicare quello che ci spetta di diritto. Le Istituzioni devono smetterla di elargire a pioggia, a chi si raccomanda all'assessore, al presidente o al sindaco di turno, i finanziamenti pubblici. Va operata una trasparente scelta di qualità!”

Teresa Rauzino - Presidente Centro Studi "Martella"

* * *

E a Sueripolo, ora… gli tocca pure rispondere.

“Non raccolgo la provocazione di una lezione di Marketing territoriale - anzi, solo “marketing” dato che l’attributo non è mio - in quanto l’amica Rauzino sa benissimo, conoscendomi abbastanza, almeno lo spero, che non intendevo la “semplicistica semplificazione” che ne ha fatto lei: allestire una bancarella in piazza e mettersi a vendere libri autoprodotti. Inoltre il suggerimento del marketing era strettamente legato al personale rigetto del sistema-finanziamento, sia con fondi pubblici sia con denaro privato, distinguendo - attenzione - il contributo semispontaneo dal finanziamento vero e proprio. Se il primo arriva, più o meno sollecitato, ben venga, come sputarci sopra: “pecunia non olet”! Se il secondo è disatteso (e nella circostanza del Centro Studi la “speranza” di 3-4mila euro di sovvenzione era ed è un autentico finanziamento) non posso e non devo piangerci sopra. Ne va della mia dignità, visto che la Rauzino la mette in gioco nel chiudere la propria mail, forse non tenendola nella giusta considerazione.

Ma non è tanto questo il punto: ognuno si gestisce la propria come meglio ritiene, piuttosto, e torno a bomba, l’istituto dell’assistenzialismo che per genetica ci portiamo dentro da secoli e ci ha messo sempre nelle condizioni, sto parlando di noi del Sud, di guardare alle varie “casse del mezzogiorno” come alla panacea di tutti i nostri mali (la conclusione è che siamo nel 2008 e si parla ancora di una questione meridionale, rendendoci invisi al resto della Nazione che ne approfitta “colonizzandoci”).

A tale aspetto della vicenda, definiamolo anche sociale, ne aggiungo uno strettamente personale che si è sempre informato a un postulato del noto linguista Tullio De Mauro. Quando nei primi anni ’70 scoppiò il boom dei libri nel cassetto che dovevano necessariamente venir fuori facendo eco al boom economico (di quattrini ne giravano parecchi e gli arabi produttori di petrolio ce lo vendevano ancora a prezzi ridicoli), De Mauro gelò un po’ tutti gli aspiranti Alighieri con una espressione (ne conservo tuttora l’articolo) diventata il mio slogan: “Scrittore, scrivi per te stesso!” Fu quella la prima lezione di… marketing che ricevetti. Da allora ho pubblicato una dozzina di libri (il primo il 1977) fra saggi, narrativa per la scuola media, una silloge poetica e romanzi per adulti senza mai tirar fuori una lira o un centesimo. Scrivevo, certo, di tutto, ma quando scattava la molla della “maledetta voglia” di farsi conoscere da un pubblico che non fosse più la tua donna, o il parente interessato, o il figlio che ama leggere, passai a impostarmi la seconda lezione di marketing.

(Mi accorgo che, non volendo, sto cadendo nella trappola della provocazione rauziniana!)

Mi rivolsi a una istituzione alla quale il mio primo lavoro era indirizzato e tastai il terreno: sareste interessati a una pubblicazione di questo tipo? L’operina (libercolo o opuscoletto che dir si voglia, volendo usare il lessico della presidente) era gradevole e accattivante, e la risposta fu affermativa. Terza lezione: quante copie sareste interessati ad acquistare? Tot copie… bene ci rivediamo fra un mese. Stampai in una tipografia di Foggia, ritirai le copie, le consegnai alla suddetta istituzione e incassai: Tornai in tipografia e saldai il conto. (Quanto mi rimase in tasca non sto certo a rivelarlo alla Rauzino, altrimenti il sangue le diventa aceto.) Identica strategia, salvo il passaggio della tipografia, fondata solo su una certa “arte di convincimento” affinata col tempo, con una casa editrice romana contattata tramite amici. E poi con una partenopea (per due lavori consecutivi). E poi con una barese (per due lavori consecutivi). E poi con una milanese, una foggiana (supportata da un capolavoro di operazione di mercato, non per merito mio, ma per il “fiuto” di un certo Franco Marasca), una garganica, una toscana… senza MAI tirar fuori un soldino, anzi incassando fior di diritti d’autore, debitamente denunciati al fisco. Quarta lezione: va sotto il titolo “calendario scolastico” e si rifà in certa maniera al modo in cui viene trattata la cultura dalle nostre parti ma soprattutto alla obsoleta quanto poco meritoria consuetudine di piangersi addosso… Ma questa voglio risparmiarla alla Rauzino - troppa grazia Sant’Antonio! - e in particolare a chi mi sta leggendo annoiandosi a morte.

Detto ciò, e me ne duole perché i panni sporchi si lavano in famiglia, resta la seconda faccia della medaglia: la ventilata discriminazione attuata dagli “enti pagatori”. Su questa non metto lingua, un po’ per ignoranza dei contenuti cui si fa riferimento, molto per il fatto che dovrei scendere in considerazioni “politiche” che metterebbero in forte agitazione il mio “fondamentalismo” liberale quindi piuttosto scomode per chi faccia dello Stato la mamma di tutti i figli, ricordando solamente che il muro di Berlino è andato giù il 1989!

PS – Non riesco a non far notare alla presidente che il mestiere del commesso viaggiatore o del piazzista è altrettanto dignitoso quanto quello dello scrittore. E, secondo appunto, dove sta scritto che qualcosa le spetti “di diritto”? Affermarlo appare abbastanza presuntuoso. E, terzo appunto, chiedendo a destra e a manca un commento alla vicenda, la Rauzino non sta forse facendo una operazione di marketing? Allora, se sa così bene destreggiarsi, perché non mette a frutto questa sua innata dote, senza ricorrere a bancarelle et similia? Adesso chiudo per non diventare troppo… cattivo, non onorando il mio nickname, purtroppo, visto che Sueripolo, quello vero, era taaaanto cattivo!”

* * *

Non ci rimane che attendere - bontà sua - l'intervento più chiarificatore della Comunità Montana del Gargano.

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  Commenti dei Lettori:

-- 19/06/2008 -- 02:42:10 -- andrea

Vorrei veramente conoscere la posizione della Comunità Montana, al di là di quanto già letto sull'articolo dell'Attacco da voi già postato. Pensate che raccoglierà l'invito di Admin? andrea n. 2

 
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