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10/08/2012

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NON SBATTIAMO IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA, MA...

Clicca per Ingrandire La confessione del marciatore Alex Schwazer è potuta essere pane per la stampa in periodi di crisi come questi. Ha diviso l’opinione pubblica pro e contro questo ragazzo, peccatore di essersi dopato. Tutti ne parlano, tutti reagiscono per la delusione, per aver creduto nella purezza del ragazzo dall’aria semplice di montanaro, tutti o quasi diventano moralisti dell’ultim’ora. Ma oggi casi del genere non se ne contano più, sono divenuti quasi ordinari. Molto probabilmente non ci rendiamo più conto che il fenomeno sottintende una mentalità diffusa, un fatto di cultura.

Quali sono i valori predominanti, ci verrebbe da chiedere? Pochi, molto pochi, e poche sono quelle voci che si elevano in un deserto, dove la parola d’ordine è “denaro”, cui fanno poi da coronamento gli aspetti edonistici della persona. Tutto deve ruotare attorno al dio denaro. Dal caso Schwazer vorrei trarre opportunamente quanto di buono si può ricavare, ovvero vorrei che il sogno di questo giovane - “essere un normale, vivere una vita a misura d’uomo”, come dice lui stesso - divenisse il sogno di tutti, quindi fare del caso Schwazer un testimonial per combattere il fenomeno dilagante del doping fra i giovani.

Le istituzioni preposte dovrebbero cogliere questa opportunità per riflettere sulle ansie e le tensioni che vivono i giovani. Non si può snaturare lo spirito umano per traguardi che soddisfino prevalentemente aspetti economici. Il discorso non può essere circoscritto alle sole e semplici mura domestiche, ma va esteso a livello globale, perché oggi la globalizzazione non ha più confini. Questi giochi olimpici dovrebbero offrire spunti di riflessione per rivedere lo spirito decoubertiano e dare maggiormente un significato all’esaltazione della persona. Non c’è uno sport dove non si avverte odore di doping e questo è particolarmente preoccupante, perché si calpesta la persona.

Antonio F. Gorgoglione



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  Commenti dei Lettori:

-- 10/08/2012 -- 17:05:04 -- vincenzo

Certo, io personalmente, non ho capito bene se Schwarzer volesse essere sicuro di darci un'ulteriore emozionante gioia o se non volesse più saperne di sport. In quest'ultimo caso, poteva onestamente dichiararci di voler appendere le scarpette al chiodo e noi, magari delusi, saremmo forse arrivati a capirlo, a comprenderlo. Come si è comportato, con tutto l'apparato televisivo che ha esaltato il peccato ed il pentimento, a me non è piaciuto. Comunque, non trovo opportuno che gli si sia dato addosso tanto che forse abbiamo rischiato di farlo rinunciare alla vita, come forse è avvenuto con Pantani. Intanto, prima di arrivare alla sentenza di un giudice, l'Arma dei CC lo ha messo già alla porta! Laddove pare che tanti parlamentari siedano ancora sugli scanni dopo essersi a lungo drogati (e forse si drogano ancora)!

-- 11/08/2012 -- 09:28:37 -- vincenzo

ERRATA CORRIGE: suggestionato da Antonio F. Gorgoglione, ho finito anch'io per storpiare il cognome dell'atleta che ci ha commossi con le sue vittorie e che fatichiamo a perdonare per il suo puerile gesto, SCHWAZER (non Schwarzer), Gli chiedo scusa.

-- 11/08/2012 -- 13:16:39 -- il direttore editoriale

Anche noi ci scusiamo. Abbiamo comunque provveduto alle dovute correzioni. Grazie al lettore Vincenzo.

 
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