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23/07/2012

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MA IL PORTO… CI IMPORTA?

Clicca per Ingrandire Discutere sulle possibili prospettive di una dinamica portualità garganica vuol dire - in soldoni - presentare precisi progetti per costruire un nuovo porto a Peschici. Naturalmente vanno considerate e analizzate a fondo le ragioni dei diportisti, sebbene questi rappresentino solo una piccola percentuale dell'enorme massa, eterogenea per status socio-economico e diversificata per estrazione culturale, dei villeggianti che si riversano a Peschici nella stagione estiva. Ammantare il palese obiettivo di un nuovo porto a Peschici di nobili finalità intellettuali - promuovere la “crescita socioculturale della popolazione locale” oppure “salvaguardare, tutelare l'ambiente marino” (quando invece opere antropiche notoriamente lo alterano), o ancora “incentivare la diffusione della cultura marinara nelle scuole e nelle giovani generazioni” - appare un'operazione miope, che si muove cioè secondo gerarchie valoriali invertite.

In realtà, ancora una volta si parla di Peschici in termini di “saccheggio” rapace delle sue bellezze naturali che, invece, andrebbero salvaguardate nella loro sorgiva verginità. Appare chiaro che gli scopi che si vogliono perseguire sono ben lontani dalla cura culturale e dall'attenzione all'ecosistema marino: si tratta piuttosto di progetti volti ad aumentare e incentivare le venali aspirazioni di crescita economica solo di una piccola parte - elitaria per possibilità e aspirazioni - della popolazione peschiciana.

Quando si parla di intenzioni orientate a migliorare e potenziare “l'immagine accogliente e dinamica” di Peschici, davvero si pensa che interventi “infrastrutturali” - che peraltro non sopperiscono alla mancanza di servizi primari di trasporto, parcheggio, cura ludico-formativa per l'infanzia, assistenza sanitaria veloce ed efficiente, congrua rispetto alla massa dei villeggianti - possano produrre cambiamenti mentre invece a questa ridente cittadina mancano gli elementi “strutturali” per una vita turistica dignitosamente organizzata?

Insomma, va riequilibrato in modo responsabile e consapevole il rapporto struttura-infrastruttura, perché il prefisso “infra” presuppone una solidità politico-gestionale-amministrativa che Peschici attualmente non ha, a causa di una inveterata abitudine alla imprenditorialità improvvisata, caratterizzata dall'assenza di formazione specialistico-settoriale. I veri problemi di Peschici sono l'estemporaneità, la rapacità verso le risorse naturali non preservate ma depredate, l'assenza di dinamiche culturali significative, il disinteresse verso l'educazione dei giovani che hanno ereditato sia costumi di indolenza e pigrizia verso la vita sia atteggiamenti arroganti verso i turisti.

A Peschici non basta la bellezza naturale né si possono avviare progetti edificatori se prima non si spiana culturalmente il terreno e non lo si prepara al cambiamento. A Peschici deve trasformarsi prima di tutto la mentalità: anche il management turistico ha bisogno di un solido background culturale. Ma - dicono spesso i peschiciani - “i valori li stabilisce il mercato”. Italo Calvino scriveva che per cambiare il mondo occorre “mettere in discussione la scala dei valori e il codice dei significati stabiliti” (da “Una pietra sopra”). Peschici è pronta a una inversione di rotta?

Una Italiana Che Ama Peschici

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  Commenti dei Lettori:

-- 23/07/2012 -- 19:04:13 -- Elio

La Sig.ra ha perfettamente ragione, bisogna prima far sì che funzionino le cose basilari e poi pensare all'oggetto dei desideri. Diversamente si proporrebbe un porto a parte (vedi rodi snc, un altro paese), una struttura STACCATA, che invece di incentivare e aprire altre prospettive turistiche, diverrebbe controproducente. Purtroppo la visione è quella che è, il cemento rimane ancora la soluzione a TUTTI I PROBLEMI. Non sono contrario al porto, credo che sistemare quello che c'è (c.ca 2/3 milioni di euro) rimane la cosa essenziale per i diportisti (pochi), per i pescatori (pochini) e per le altre attività.

-- 23/07/2012 -- 21:45:51 -- vincenzo

Cara "Italiana che ama Peschici". Le sue obbiezioni non mancano certo di obbiettività. Io, per il vero, non conosco le condizioni di Peschici, per cui, per un impulso affettivo, desidererei il meglio. Per principio, riconoscerei un porto a tutti coloro che hanno un entroterra abitato, A stabilire, poi, quale sia il porto migliore per quello specifico caso, dovrebbe provvedere la coscienza dell'Amministrazione e della cittadinanza locale. Rodi, aveva veramente bisogno di "quel" porto? Forse sì, perchè aveva un misero molo. Peschici una "parvenza" di porto ce l'à; avrebbe bisogno di altro? Obbiettività e saggezza dovrebbero fare la propria parte.

-- 26/07/2012 -- 08:00:41 -- ANTONIO

In questi anni ne ho vista poca di saggezza a Peschici. A dire il vero! Quanto all'obiettività, responsabilità, ed al desiderio di ottenere il meglio per Peschici i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Mancano! Mancano proprio i risultati, quelli sempre sperati e prima decantati ed illustrati, specie nei convegni quando si promuovono campagne di sensibilizzazione/i al miglioramento ed all'efficienza. La Signora Italiana amante di Peschici ha fatto un pò il quadro della situazione, ed in più ci permette di avviare una seria riflessione. Oggi Peschici si ritrova si in un cambiamento! Un cambiamento però che proprio nei momenti di crisi lascia, ci lascia, proprio perplessi. E Tra Mille disagi! Il prezzo salato che paghiamo è innanzitutto quello del fatto che il paese ha subito un profondo e significativo snaturamento-scollamento nelle sue linee essenziali ed originali e non abbiamo più quello che era prima lo slancio iniziale tipico degli anni ""70.

-- 07/08/2012 -- 08:34:51 -- Paolo

Lei pensa, Italiana Che Ama Peschici, che il suo grido di dolore commuoverà i peschiciani di Peschici, soprattutto quelli che contribuiscono alle decisioni? Quelli appunto che hanno vilipeso quella splendida natura con rozza rapace continuità? Ho un dubbio: se ne sono accorti loro?

 
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