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23/07/2012

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UN RACCONTO ANTICO: Annuncio della partenza (3)

Clicca per Ingrandire “Forza ragazzi, venite tutti qui, vi devo parlare!”

Quella sera, la voce di papà che chiamava a raduno i figli dal salone di casa era allegra e piena d'entusiasmo. Tutti e tre accorremmo a sentire ufficialmente la notizia che sostanzialmente conoscevamo già. Tornava dallo studio notarile, dove aveva appena concluso la pratica per l'acquisto di due capannoni contenenti ottomila galline ovaiole in località Lesina. Ciò significava che il momento era venuto: stavamo per lasciare Milano, gli amici e tutto il resto. Avremmo cambiato radicalmente abitudini e modi di vita per andare ad abitare nel paesino pugliese, finora luogo di villeggiatura e vacanze estive.

Annunciò la cosa con enfasi e finta sacralità. Nonostante il tono fosse solenne, gli occhi sfavillavano divertiti di maliziosa gioia. “Ho firmato il contratto: ora il pollaio è nostro. Fra qualche giorno partirò da solo per affittare una casa e prendere possesso dell'allevamento. Dovrò pure trovare una persona che mi dia una mano per mandarlo avanti perché da solo non ce la posso fare”. Guardando me e mio fratello aggiunse: “Voi due mi raggiungerete più tardi, durante le vacanze natalizie, così non perderete giorni di scuola. Infine, tornerò qui a prendere vostra madre e Monica, e faremo il trasloco. Nel giro di un mese tutto sarà sistemato e saremo di nuovo tutti insieme”. Mio padre era sul punto di realizzare il sogno che aveva rincorso tutta la vita: tornare nel paese natìo sviluppando un'attività in proprio e allontanare i figli ormai grandicelli dai pericoli della metropoli.

Mentre papà parlava, lo sguardo di mamma si rabbuiò. Senza dire nulla aveva ascoltato il discorso tenendosi un po' in disparte. Quando terminò disse che doveva occuparsi della cena sul fuoco e scomparve in cucina. Del resto, era un comportamento prevedibile. Giacché, fin dall'inizio, l'idea di vendere casa per pagare una parte dell'azienda avicola non le era piaciuta per niente. Non amava le scelte rischiose - azzardate, avrebbe detto - e il marito aveva già un impiego che, pur non essendo esaltante, permetteva di arrivare decorosamente a fine mese.

Eppoi, grazie a anni di risparmi e sacrifici, l'appartamento era stato finalmente ristrutturato e arredato, diventando molto accogliente e davvero vivibile. Era venuto il momento di apprezzarne i benefici: di goderselo insomma, non di partire. Perciò si era piegata di malavoglia alla tenace e perseverante volontà di trasferirsi di mio padre. Così, tutte le trattative di compravendita furono accompagnate da silenziose liti e discussioni fatte in segreto, senza lasciar trapelare nulla ai figli. Eccetto qualche muso lungo come, appunto, la sera dell'annuncio. Molto più tardi, seppi da lei che quella fu l'unica occasione per cui i miei considerarono seriamente il fatto di separarsi. Poi, grazie alla mediazione di certi parenti, le cose si appianarono: mamma cedette e tutto si sistemò.

A me, invece, l'idea di cambiare vita esaltava e rendeva euforico e felice. Non che non mi dispiacesse abbandonare tutto, ma vivevo la cosa come una splendida avventura carica di promesse. E l'ago della bilancia pendeva maggiormente sul secondo piatto. In fondo mi fidavo: papà diceva che sarebbe stato bello, e io gli credevo. Inoltre, durante le trattative, forte del mio secondo anno di perito agrario, avevo fatto qualche ricerca di zootecnia per documentarmi sulla futura professione. Così avrei potuto aiutarlo nei fine settimana e durante le vacanze scolastiche. In realtà, era riuscito a coinvolgermi nel progetto che gli stava a cuore. Aveva abilmente operato per suscitare interesse e passione in tutti noi, facendoci partecipare in prima persona alla preparazione dell'attività che a breve avremmo cominciato a svolgere.

Luigi Scarabino


(3.6 cont.)


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1. http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5755
2. http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5772

 Redazione (foto: sentieriselvaggi.it, Leafie - La storia di un amore)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 23/07/2012 -- 21:59:53 -- vincenzo

Placida narrativa. Aspettiamo di leggere il seguito e... l'epilogo. Anche se qualcuno, come me, in parte lo indovina, anche se non lo conosce.

 
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