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24/06/2012

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“STO PARLANDO COL… PASSATO!”

Clicca per Ingrandire Questo dovrebbe essere uno scritto o un ricordo rivolto a Giovanni Scarale (per capire, leggi: http://www.puntodistella.it/news.asp?id=3489/; ndr). Non so da che parte cominciare, per me è una esperienza inedita. Tento in ogni caso di cimentarmi a parlare col… passato!

I potenti mezzi della tecnologia mi hanno permesso di spaziare nell'universo della Rete e, partendo da una banale ricerca sul fiume Olona, mi sono imbattuto nel sito puntodistella.it o per lo meno nello spazio dedicato a Giovanni Scarale (autore di “Anche l’Olona è un fiume”, edito il 1972; ndr). Erano anni che mi girava per la testa di ricordare e sapere che fine avesse fatto uno dei miei più cari professori che ha lasciato una grande traccia nei miei pensieri. Indubbiamente, col mio percorso professionale, non posso certamente dire di essere un letterato, un amante della letteratura e nemmeno della poesia. Mi considero un italiano medio con valori certi, né rossi né neri (qualcuno potrebbe anche dire qualunquista), ma la mia esperienza mi ha sempre portato a trovarmi in situazioni dove era sempre meglio mediare per avere il giusto equilibrio.

Il mio incontro con Giovanni avviene negli anni 1972-1973 all'Itis “A. Bernocchi” di Legnano, nel Milanese, Sezione serale, istituto fortemente radicato sul territorio e orientato alla formazione di tecnici per l'industria della Milano operosa. Sono passati pertanto circa quarant’anni e necessariamente i ricordi sono molto affievoliti. Rimangono però ben presenti alcune chiacchierate, discussioni e contrasti con Giovanni normalmente fatti tra le 23 e le 24 della sera dopo una giornata di lavoro e quattro-cinque ore di studio perché per lui il giorno non aveva inizio o fine.

Queste chiacchiere le facevamo nelle vie di Legnano, normalmente nelle fredde sere di nebbia o neve o gelo, magari andando a leggere gli avvisi mortuari o le varie pubblicità che via via trovavamo appese sui muri delle strade e ci davano fonte e spunti per le nostre discussioni che inevitabilmente ci portavano a enormi alzate di voci e contrasti per poi finire immancabilmente con un caffè e nel fumo di una sigaretta, lasciando ciascuno coi suoi pensieri e le sue conclusioni.

Leggendo alcuni sprazzi e aneddoti dalle pagine del vostro sito viene alla memoria tutta una serie di riflessioni che in quegli anni, col tempo tiranno dettato dalla scadenza della vita quotidiana (lavoro, studio, vita privata, tentativo estremo di raggiungere gli obiettivi prefissati, scalata al benessere economico, derivanti dal miraggio dell'agognato diploma), non lasciavano molto spazio al tentativo di capire il suo pensiero.

Ricordo che mi parlava di esperienze all'estero, di lavoro alla Motta a fare i panettoni, di insegnamento ai carcerati di San Vittore, di correttore di bozze presso aziende editoriali e tante altre cose. Di una serie infinita di esperienze, insomma, che aveva fatto, ma anche dell'ostracismo che gli veniva dal suo paese, nella messa al bando da parte del parroco (o qualcosa di simile). Tutto sommato, però, i nostri obiettivi rimanevano molto distanti.

Un aspetto gli ho sempre contestato: la sua affermazione che un individuo possa fare qualsiasi cosa e che non devono esistere ostacoli alla scalata e all’affermazione della propria persona in tutti i campi, politico, culturale, economico. Lui portava sempre come esempio le varie esperienze che aveva fatto e io testardamente ribadivo che una persona con la sua esperienza, il suo carisma e la sua personalità poteva aspirare a salire tutta la scala dei lavori, dal manovale in agricoltura al Presidente della Repubblica. Ma se il povero manovale contadino poteva aspirare a ben poco nella scala della vita sociale se non qualche barlume di lavoro di qualche gradino superiore, lui invece…

Cos'altro aggiungere, non lo so. Ritengo in ogni caso che con me ha svolto un ottimo lavoro di formazione culturale e, se mi è concesso un parallelo, mi ha offerto l’occasione di cimentarmi in questo scritto, non sapendo neanche come si descriva una emozione. In questo momento mi affiora una profonda amarezza: io sto tentando di parlare con una persona che indubbiamente non potrà nemmeno ricordarsi di me dopo quarant’anni - con tutte le migliaia di persone che ha conosciuto - volendo dimenticare che non è più neanche fra noi.

Un'altra profonda tristezza è che circa dieci anni fa, in occasione dei trent’anni dal conseguimento del diploma, ho cercato in tutti i modi di tirare le fila dei quindici-venti alunni di quella classe per tentare di fare il punto della situazione, se i nostri sogni, le nostre aspettative, i nostri progetti (… e ne avevamo) si fossero realizzati. Ho speso tempo e denaro in tante ricerche volte a riannodare le fila e molto amaramente ho dovuto desistere avendo ricevuto solo alcune risposte, anche abbastanza fredde e scocciate, da persone che pure, credo, si trovino in un raggio di venti-trenta chilometri da me. Mentre adesso sto dialogando con qualcuno molto più lontano.

Credo di essermi perso e incasinato, sia nei ricordi sia nella esposizione. In ogni caso… grazie, Giovanni!

Fiorenzo Ferraio

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 25/06/2012 -- 08:36:06 -- vincenzo

Gentile Fiorenzo. Migliore attestato di stima, nei riguardi di Giovanni (che io chiamavo "poeta di corte", essendo, di fatto, il poeta che interpretava il pensiero delle amministrazioni e della cittadinanza sangiovannesi) non poteva sottoscrivere. La ringrazio io per lui (un "lui" che è stato difficile frequentare, per vari motivi che qui non vale la pena ricordare). E la ringrazio con un abbraccio virtuale, come farebbe Giovanni se stesse ancora fra noi.

 
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