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30/05/2012

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PER UN GARGANO MIGLIORE: BASTA PERDERE TEMPO

Clicca per Ingrandire Il convegno “Gargano: tutela e sviluppo del territorio”, tenutosi a Monte S. Angelo il 13 luglio 2011, organizzato da Italia Nostra Gargano e concluso dall’assessore regionale alla qualità del territorio, ebbe il merito di riproporre, coagulare, mettere insieme idee verso le quali territorio e istituzioni avevano risposto con inequivocabili silenzi e eloquente noncuranza. Un convegno che ha sancito la non capacità di proporre idee finanziabili sul piano economico con ricadute sull’intero territorio.

Nell’ambito del Workshop sulla “Strategia rifiuti zero” per la Capitanata, organizzato a distanza di quasi un anno dalle associazioni Capitanata Rifiuti Zero e Air Capitanata nella Biblioteca Provinciale di Foggia il 26 maggio scorso, ci siamo chiesti se sia solo una questione di incapacità o piuttosto una vera e propria strategia dai connotati affaristici di opposizione allo sviluppo sostenibile.

Le tematiche legate a difesa dell’ambiente, ciclo dei rifiuti, tutela della salute, occupazione, promozione e valorizzazione del territorio, sviluppo sostenibile, non possono essere trattate separatamente e devono essere affrontate dagli amministratori garganici e di Capitanata con un’azione congiunta e coordinata. Pertanto, auspichiamo che il progetto “Rifiuti Zero” sia sostenuto nell’ambito di un disegno più complessivo a livello strategico.

Rilanciare il turismo salvaguardando l’ambiente, anche attraverso una corretta gestione dei rifiuti, significa impegnarsi al fine di attivare gli itinerari di storia, religione, cultura, i sentieri dell'anima e del gusto, che in altri tempi hanno attratto poeti, scrittori, fotografi e giornalisti di fama, viandanti colti, mossi dalla letteratura e dall'archeologia, dalla botanica e dall'entomologia, dall'aroma dell'olio e dal profumo delle zagare, dallo spirito dei luoghi in stagioni non balneari.

Occorre riproporre una nuova stagione di sviluppo nel segno della qualità e dell’eccellenza, del rispetto dell’uomo e della natura, per destagionalizzare i flussi turistici, garantendo un reale sviluppo capace di ancorare le giovani generazioni alla nostra terra. La proposta di un Distretto biologico del Gargano a rifiuti zero, veicolato dal mondo della cultura e dell’associazionismo, ha incontrato l’attenzione di numerose personalità rappresentanti il mondo Bio e Slow-food, a livello regionale e nazionale, con istituzioni quasi sempre ai margini o attente solo in apparenza.

Le problematiche legate al lavoro, all’ambiente, allo sviluppo non possono che essere affrontate passando dalla chiusura di una dimensione locale ad una più ampia a livello territoriale. E’ necessario condividere l’idea che bisogna imprimere un ulteriore marchio di qualità a territori già ricchissimi di beni materiali e immateriali, valorizzando e promuovendo il patrimonio paesaggistico, naturale, ambientale, qualificando meglio l’offerta turistica, mettendo virtuosamente in circolo risorse, tradizioni, tipicità.

Occorre svolgere e portare a termine un lavoro lungo e costante nel tempo, che deve trovare le nostre città attive e unite nelle componenti politiche, sociali, culturali, al fine di puntare decisamente e unitariamente verso uno sviluppo equo, solidale, diffuso, integrato, che metta al centro del percorso un laboratorio di idee e iniziative dall’alto profilo etico e culturale, senza indulgere verso i soliti interessi privati, che finora hanno prodotto solo danni al territorio, al suo sviluppo, al mondo del lavoro.

E’ azzardato e rischioso ritardare il cammino verso nuove prospettive di sviluppo sostenibile basate sulla forza aggregante di esperienze umane, identità territoriali, culture, perché relegheremmo la storia dei luoghi della nostra anima e le radici delle nostre città a un ruolo subalterno e a un futuro incerto. L’ultima grande “operazione di cementificazione”, la famosa Legge Regionale n. 3 del 1998, resa incostituzionale nel 2000, ha dimostrato tutti i suoi limiti e dispiegato tutti i suoi effetti negativi nei Comuni laddove è stata applicata. La Legge 3 non ha prodotto la destagionalizzazione sperata, non ha migliorato i livelli occupazionali, ha determinato la cementificazione della costa, ha usufruito in pochi anni di una volumetria non adeguata al contesto ambientale e paesaggistico.

L’immobilizzazione di capitali, non sempre fruttiferi, e il ricorso al prestito hanno mandato in crisi parte dell’imprenditoria locale con riflessi negativi sugli aspetti qualitativi e quantitativi del lavoro dipendente stagionale. L’utilizzazione sfrenata di capitali nel comparto edile derivanti dalla Legge 3 ha sottratto in definitiva capitali necessari a creare attività produttive e livelli occupazionali stabili e distribuiti nell’arco di tutto l’anno. Siamo arrivati al capolinea. La natura, la terra, l’acqua, l’aria non sono risorse infinite.

Il nostro patrimonio paesaggistico, fonte primaria delle nostre attività economiche, rischia di essere compromesso per sempre. I nostri beni storici e archeologici sono ignorati e abbandonati, la nostra agricoltura è diventata del tutto marginale come le identità culturali e gli aspetti peculiari del territorio. Bisogna avere il coraggio di dire basta al consumo di territorio. Un consumo di territorio che, anche da noi, ha prodotto l’abbandono dei centri storici e la creazione di estese periferie urbane senza servizi e quartieri dormitorio, che hanno tolto spazio alla concreta possibilità di svolgere vita sociale.

Bisogna affidare lo sviluppo del Gargano a una politica urbanistica volta al risparmio di suolo, indirizzando il comparto edile verso la ricostruzione, la ristrutturazione, la riqualificazione estetica e funzionale del patrimonio edilizio esistente, anche attraverso le tecniche innovative della bio-edilizia. Mentre il Gargano è sottoposto da 40 anni alla minaccia e all’attacco sfrenato della cementificazione selvaggia, abbiamo l’obbligo di far prevalere l’idea di un progetto culturale del Gargano quale territorio di eccellenza e qualità che non potendosi permettere discariche e inceneritori che attentano all’ambiente e alla salute di cittadini e ospiti, deve essere accompagnato strettamente a una politica a “rifiuti zero”.

Un rifiuto non è solo la misura del fallimento di un sistema produttivo, è anche il segno di politiche ambientali condotte senza metodo, con superficialità, se non il risultato di connessioni e contingenze con la criminalità, che non tengono conto della tutela ambientale, dello sviluppo etico, della salvaguardia della salute pubblica. Il Gargano deve proporsi di attuare, nell’ambito di una strategia unitaria dei suoi Comuni, un sistema efficace di raccolta differenziata, riorganizzando totalmente il servizio e mettendo in atto la raccolta domiciliare porta a porta, dando agli utenti tutti gli strumenti utili per realizzarla, investendo in una capillare campagna di sensibilizzazione, di partecipazione e d’informazione.

Il Gargano e la Capitanata devono attuare al più presto virtuose prassi amministrative al fine di produrre strategie di sviluppo a “rifiuti zero con stop al consumo di territorio” capaci di generare legalità, trasparenza, partecipazione per una società davvero civile e moderna.

Michele Eugenio Di Carlo

 Redazione

 

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